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L’America tra Obama e Lincoln

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  di Stefania Paradiso

Sarà una coincidenza e se anche lo fosse sarebbe una bellissima casualità che Barack Obama abbia fatto il discorso per il  secondo giuramento all’America il 21 gennaio 2013, tre giorni prima dell’uscita al cinema  di Lincoln, film di Steven Spielberg con Daniel Day Lewis. Nel discorso il presidente Obama, parla all’America del tempo che sta per venire come di un viaggio.

Ma di quel viaggio dice cose molto più forti e più audaci della prima volta, qualcosa che non era mai accaduto. Davanti a  folla enorme di cittadini che lo amano il presidente americano ha detto: “Questo Paese deve avere il coraggio di affrontare e risolvere con strumenti di pace differenze, diffidenze e scontri, non perché sottovalutiamo i pericoli, ma perché i pericoli più grandi sono il sospetto e la paura”. Obama ha giurato sulla Bibbia di Martin Luther King (il 21 gennaio è il giorno dedicato dall’America al leader assassinato a Memphis) e su quella di Abraham Lincoln, per evocare insieme la svolta della libertà segnata dal presidente antischiavista, e la svolta dei diritti civili conquistati dal predicatore nero contro il Ku Klux Klan e la segregazione. E da stralci del suo discorso anche in Obama emerge tutta la sete di eguaglianza e giustizia sociale che l’America deve e può soddisfare. “Il nostro viaggio non è compiuto finché non raggiungeremo il traguardo dell’uguaglianza, a cominciare dalla paga che spetta per lo stesso lavoro a uomini e donne. Il nostro viaggio non è compiuto finché i nostri bambini non sapranno che noi ci prendiamo cura di loro salvandoli da ogni pericolo. Il nostro viaggio non è finito finché i nostri fratelli e sorelle gay non saranno trattati come ognuno di noi, uguali di fronte alla legge. Non è vero che l’assistenza medica e un minimo di sicurezza sociale sminuiscono lo spirito imprenditoriale di un Paese. Non è vero che l’intervento sociale fa di noi una nazione di cittadini che chiedono. Essi ci rendono liberi di affrontare i rischi che fanno di noi un grande Paese”. Parole forti che riecheggiano nell’aria e colpiscono al cuore e all’anima. Un discorso che riporta proprio a Abraham Lincoln quando con ogni mezzo fece approvare il XXIII emendamento, ovvero l’abolizione della schiavitù. Dal 1865 molta strada è stata fatta, orrori e passi in avanti sono stati compiuti nella storia di ogni Paese o Stato. Ma sentire e vedere Obama, uomo di colore, giurare per la seconda volta fa sembrare di essere tornati indietro nel tempo e respirare quella grande idea di libertà e di uguaglianza che Lincoln professava e che mai dovrebbe mancare nelle idee di un paese e dei suoi rappresentanti.

 

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