Ebbene sì avete letto bene. Nessun errore di battitura o lapsus freudiano: rimandare fa bene. John Perry, professore di Standford ha pubblicato “L’arte di procrastinare” che, nemmeno a dirlo, è divenuta subito una sorta di bibbia.
Un po’ perchè la ricerca proviene dagli Usa, dove è nota l’attenzione all’efficienza e all’agenda piena d’impegni un po’ perchè parla di un concetto comodo, questa teoria piace davvero. Il professore, procrastinatore da sempre ha, infatti, scoperto che rimandando quello che poteva è riuscito ad occuparsi di altro che era davvero quello che gli interessava. Una sorta di “eureka moment” che dà origine ad intuizione e riuscite vere e proprie. Il trucco consisterebbe non nell’abbandonare l’agenda ma nel mettere in cima almeno un paio di cose che siamo certi di non riuscire a fare. Questo consente alla mente di concentrarsi su altro e fare bene quello che deve e vuole. Questa intuizione è stata spiegata scientificamente da Piers Steel dell’Università di Calgary, il quale esaminando moltissimi procrastinatori ha formulato la Procrastination Equation e la dilazione produttiva. Cominciare più attività contemporaneamente fa sì che rimandandone una se ne concluda, inevitabilmente, un’altra. Si richiama Bacon, lo scrittore Chandler e altri a dimostrazione che il rimandare funziona. E sull’arte del procrastinare in realtà quelli più bravi sono proprio gli scrittori. Robert Benchley scriveva. “Ciascuno di noi può portare a termine qualsiasi tipo di lavoro basta che non sia ciò che deve fare in quel momento.” E nemmeno a dirlo questa frase è l’epigrafe del libro di Perry. E se lo dicono gli americani così attenti a tutti gli impegni, figurarsi quanto diventeremo bravi noi in quest’arte!