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Le analisi di Gianluca Colasanti sulle elezioni Europee 2014.

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IQ. 26/05/2014 – di Gianluca Colasanti

A volte esser troppo sicuri di se non paga sotto il profilo elettorale, anche se si concorre contro il PD.

In questo senso il riferimento al MoVimento 5 Stelle è chiaro e diretto. “#vinciamonoi” dicevano sul web, e non solo, i simpatizzanti e gli attivisti del movimento di Grillo, convinti di una vittoria elettorale europea che li avrebbe portati alla ribalta anche su scala nazionale. Smentendo i sondaggi invece, a vincere è stato il Partito Democratico di Matteo Renzi, che ha ottenuto una percentuale da record nella storia del centrosinistra italiano, sfiorando il 41% dei consensi.

Un 15% in più rispetto ai voti ottenuti poco più di un anno fa alle Politiche dalla coalizione guidata da Pierluigi Bersani. Un dato che incorona il Premier Renzi come unico vincitore di queste elezioni ed uomo politico del momento. L’ex Sindaco toscano piace alla gente, sa utilizzare i media come pochi altri e rappresenta la risposta giusta per tutti coloro che superando le ideologie vogliono voltare pagina e guardare al futuro. L’anti-Grillo per eccellenza insomma.

La sconfitta del buon Beppe, invece, sta nelle motivazioni che potrebbero aver portato una flessione del 4% circa rispetto alle scorse Politiche e ad un vantaggio di quasi venti punti percentuali da parte del PD, che secondo i sondaggi stava per essere incalzato dai penta stellati. Una batosta che smorza le ambizioni grilline di “mandare a casa”Napolitano ed il Governo Renzi e che sicuramente farà riflettere il comico genovese,il quale già negli ultimi tempi aveva cambiato alcune prerogative del proprio modo di porsi, capendo l’importanza dei mezzi d’informazione più convenzionali, utili ad entrare nella vita di quelle persone che non fanno parte del mondo della rete, la cui fiducia diventa fondamentale per poter arrivare in alto.

Inizia non troppo bene l’avventura europea di Alfano e del suo NCD che insieme a Casini raccoglie poco più del 4% su scala nazionale dimostrando che il grosso degli elettori dell’area moderata preferisce ancora Berlusconi, che nonostante la deludente flessione elettorale dimostra di essere ancora il perno del centrodestra italiano.

Forza Italia, infatti, ottiene quasi il 17% dei voti e innesca delle reazioni contraddittorie al proprio interno e non solo, con l’ammissione da parte di molti della necessità di rinnovamento nei piani alti del partito e con Raffaele Fitto che batte Giovanni Toti nella particolare battaglia delle preferenze ottenendo circa 270mila voti rispetto ai 148mila al rivale interno e consigliere politico del Cav.

Molto bene anche la LegaNord, che con il 6% va a superare agevolmente lo sbarramento e torna in Europa più forte grazie alla propaganda politica del suo nuovo Segretario, quel Matteo Salvini che rilancia di nuovo le ambizioni di un movimento che solo qualche mese fa sembrava alla deriva.

Riesce a superare lo sbarramento, anche se di pochissimo(4,1%), la coalizione legata ad Alexis Tsipras, che in patria raggiunge il 26% ed entra in Europa dalla porta principale, proponendosi come forza alternativa al PPE, anche questa volta vittorioso, al PES di Martin Schulz, il grande deluso di questa tornata elettorale europea ed alla galvanizzata Marine Le Pen, che con il 25% dei voti in patria prende la testa del movimento degli euroscettici.

Tornando all’Italia, a stravincere, insieme a Renzi è l’astensionismo, il dato forse più preoccupante di tutti. Il partito del “non voto”, infatti, si rafforza sempre di più ogni volta che gli italiani sono chiamati alle urne, avvicinandosi progressivamente ad un 50% che lascia poco spazio ad ulteriori commenti.

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