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Le due Italie del Fisco, di Clerici (Assoedilizia).

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Giorno QN “Le due Italie del Fisco” 25 Luglio 2015 – Achille Colombo Clerici

Ci sono due Italie.
C’ e’ una Italia che sta acquattata dietro la minor efficienza, per non dire l’inerzia, della Pubblica Amministrazione. In cui Catasto,Uffici finanziari, Comuni, funzionano a rilento. Qui i cittadini sono meno sensibili alle riforme che riguardano la modernizzazione delle istituzioni, perche’ saranno interessati dalle stesse quando tutto l’impatto iniziale si sara’ decantato, l’asprezza della novita’ sara’ stata assorbita, gli effetti distorti delle normative saranno stati in parte eliminati ed in parte corretti.
E c’e’ un’Italia, che sostiene il resto del Paese, un’Italia che vive in prima linea: qui le istituzioni funzionano piu’ che altrove, le leggi sono applicate subito, senza tergiversazioni, se un sistema e’ distorto incide immediatamente sulla pelle dei cittadini.

In questa Italia vivono cittadini abituati a stare all’erta, a difendersi anche dalle storture delle norme, a far sentire la propria voce in modo deciso.

Le due Italie possono essere riassunte in parametri. Il reddito, il gettito delle diverse imposte, il residuo fiscale. Ci riferiamo ai dati pro capite che sono gli unici significativi.

Reddito – Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Liguria coprono una fascia compresa tra i 32.000 euro del Trentino Alto Adige, i 29.000 euro della Lombardia e i 25.000 euro ed oltre delle altre regioni. Da 15.000 euro in giù, cioè circa la metà, il reddito procapite di Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia.

Gettito fiscale – Ogni cittadino di Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Liguria, Veneto versa da 11.000 a 10.000 euro all’anno; i cittadini della Campania, della Calabria e della Sicilia, anche in questo caso, circa la metà, da 6.000 a 5.500 euro.

Residuo fiscale, cioè la differenza tra quanto il cittadino paga di tasse e quanto riceve in cambio in servizi – Qui la situazione è più variegata a causa delle regioni del Nord a statuto speciale Valle d’Aosta e  Trentino Alto Adige (Friuli Venezia Giulia è in sostanziale pareggio) che si pongono nel rapporto dare-avere allo stesso livello del Sud. Comunque il Nord presenta un residuo fiscale attivo di circa 3.000 euro pro-capite; in Italia centrale è mediamente di 700 euro, mentre i cittadini delle regioni meridionali ricevono in servizi più di quanto versano in tasse per oltre 3.000 euro a testa.
In sintesi, nel 2014 lo Stato ha speso per ogni cittadino – compresi gli interessi del debito pubblico – circa 9.400 euro.
Su un totale nazionale di 8.824 euro pro capite di entrate tributarie registrate nel 2012 (ultimo anno in cui sono disponibili i dati a livello territoriale), ben 7.124 euro finiscono nelle casse dello Stato (pari all’80,7 per cento del totale); 902 euro pro capite sono destinati alle Regioni (pari al 10,2 per cento del totale) e solo 798 euro pro capite (pari al 9 per cento) confluiscono nelle casse degli Enti locali (Comuni, Province e Comunità montane).

Questi dati indicano che, se il costo pubblico per ogni cittadino – in termini di spese correnti, investimenti, servizi – e’ piu’ o meno uniforme su tutto il territorio nazionale, non cosi avviene per il concorso da parte del cittadino-contribuente, nel finanziamento dell’ onere pubblico attraverso imposte, oneri sociali, fiscalita’ indiretta. C’e’ chi continua a pagare molto meno di quanto costi al pubblico.

Clerici, Presidente Assoedilizia
Clerici, Presidente Assoedilizia

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