Nel 2019 il totale dei nati in Italia ha segnato, per il settimo anno consecutivo, un nuovo record negativo: il valore più basso mai registrato in oltre 150 anni di Unità Nazionale. In particolare, i dati dei primi undici mesi – al momento gli unici ufficialmente diffusi1 – indicano 398 mila nascite e accreditano una stima di 435 mila su base annua2 . Prosegue così la rapida caduta della natalità, avviata a partire dal “punto di svolta” del 2008, con una dinamica che in poco più di un decennio ha ridotto di un quarto il numero annuo di neonati: dal confronto tra il 2008 (577 mila) e il 2019 (435 mila) se ne contano, infatti, 142 mila in meno.
Si ha modo di valutare una perdita di circa 4 mila mancate nascite in corrispondenza del mese di dicembre 2020 e complessivamente altri 5-6 mila nati in meno per il 2021, persi durante l’intervallo che va da gennaio ad aprile. In totale, alla luce delle assunzioni fatte, si avrebbe nel 2020 un numero annuo di 428.375 nati (6.625 in meno rispetto al 2019) e l’effetto Covid-19 inciderebbe unicamente con un calo di natalità pari allo 0,84%. Nel 2021 la frequenza di nati scenderebbe a 416.499 nell’ipotesi di minimo e a 427.356 in quella di massimo e l’effetto Covid-19 sarebbe responsabile di un ulteriore calo di natalità dell’1,3%. In termini assoluti si può affermare che, da quanto simulato in relazione al condizionamento direttamente derivante da incertezza e paura (sul modello dell’esperienza di Černobyl 1986), l’impatto della pandemia in atto sulla riduzione delle nascite nell’immediato futuro dovrebbe contenersi nell’ordine di poco meno di 10 mila unità, ripartite per un terzo nel 2020 e due terzi nel 2021.