IQ – 27/02/2013 di Stefania Paradiso
La politica, secondo il dizionario, è “l’arte, scienza del governo e dell’amministrazione dello Stato; il modo in cui un governo affronta temi e problemi politici specifici. E’ l’insieme di decisioni e provvedimenti con cui i governanti amministrano lo Stato nei vari settori e secondo diverse prospettive ideologiche: liberista, finanziaria, scolastica. Ancora è l’attività esercitata in qualunque campo pubblico in vista del raggiungimento di determinati fini.
Questo è quello che dovrebbe significare la politica. Ma quanto si è allontana il concetto dalla realtà? Quanto dista oggi l’idea di politica con quella descritta da Aristotele? Il filosofo greco indicava con il termine politica l’amministrazione delle “polis” alla quale tutti i cittadini partecipavano per il bene dell’intera comunità. La politica, ossia l’arte di governare le società, è sempre più diventata la meta ambita da uomini che hanno visto nella gestione della politica, la possibilità di inseguire il proprio arricchimento a discapito degli interessi dell’intera collettività. Le elezioni di questo week end sono stato il risultato, se vogliamo, di non sapere più cos’è la politica e l’idea di appartenervi. Si è votato in base ad ideali politici e di partito che nemmeno si rintracciano più oppure si è scelto il “male minore”. I nuovi schieramenti chiamati a dirigere il Paese sono parte di una stessa Italia ma che in comune non hanno nulla, o quasi. Le due facce del Paese incarnate in personaggi quali Beppe Grillo e Silvio Berlusconi. Grillo sembra essere impaziente e non vede l’ora di mettere in difficoltà la casta e mandare via tutto lo sporco che aleggia intorno alla politica. L’altra rappresenta l’Italia che conosciamo fatta di scandali, favoritismi e di derisione da parte dei media internazionali. E in mezzo c’è un partito che dopo le primarie a pensato bene di aver già vinto, tralasciando il fatto che l’elettorato va intercettato e conquistato sempre, 365 giorni all’anno, con i fatti e le parole, e non solo nei mesi pre elettorali. I 160 parlamentari poco o nulla hanno in comune con il leader del Movimento 5 stelle perché sono giovani, volenterosi e inesperti, sognano un cambiamento profondo e radicale essendo più cittadini che politici. Gli altri partiti hanno sottovalutato questo nuovo modo di fare politica e, soprattutto, non hanno compreso la rabbia di tantissimi cittadini, che per delusione hanno scelto Grillo. Qui però non è “il comico” ad entrare in Parlamento ma 160 cittadini che hanno dato una sveglia brusca agli altri rappresentanti. La strada da percorrere è lunga e c’è molto lavoro da fare: la legge contro la corruzione, la riduzione del numero dei parlamentari, la riforma della legge elettorale, le misure contro i privilegi dei politici, il divieto di candidare condannati e indagati, etc. Quello che di certo ci vorrà è la capacità di dialogo e di mediazione. Di certo sarebbe ingiusto ritornare a votare e sarebbe più corretto e responsabile, da parte di chi ha scelto di fare politica, di mettere in atto il cambiamento di un paese che domenica ha espresso profondo malessere sull’Italia attuale. Da cittadina si spera che si realizzino riforme e proposte e che queste tre parti dell’Italia alla fine riescano a parlarsi per il bene e il futuro delle persone.