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Long Covid, scoperto il meccanismo che porta alla stanchezza cronica.

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giovedì, Novembre 21, 2024

Scoperto il meccanismo d’azione che porta allo stato di fatigue, o spossatezza invalidante, legato al Long Covid che colpisce 1 persona su 3 vittima dell’infezione da SarsCoV2: è innescato da un deficit di arginina, un aminoacido prodotto naturalmente dall’organismo.

Lo dimostra uno studio sul long Covid condotto dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – Università Cattolica Campus di Roma, secondo cui la stanchezza cronica della sindrome post-Covid è associata appunto ad un’alterazione nel metabolismo dell’arginina.

Attualmente, in assenza di approcci terapeutici disponibili su larga scala contro il long Covid, ripristinare i livelli di arginina, affermano i ricercatori, potrebbe rappresentare una nuova strategia integrativa efficace contro la stanchezza cronica.

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La fatigue, uno dei sintomi principali e più diffusi del long Covid, su cui la comunità scientifica della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) sta lavorando, potrebbe pertanto non avere più segreti. Il processo di alterazione biomolecolare che è alla base dell’estrema stanchezza legata alla sindrome post-Covid è descritto per la prima volta ed i risultati dello studio sono in corso di pubblicazione sulla rivista International Journal of Molecular Sciences.

Il Covid, sottolineano i ricercatori, difficilmente sarà eradicabile e la nuova emergenza è proprio il long Covid, che colpisce1 persona su 3, anche tra i giovani.
Infatti, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sarebbero 65 milioni nel mondo e 17 milioni in Europa le persone alle prese con la coda di infezione da Coronavirus.
Pochi però le conoscenze e i progressi della comunità scientifica sul fronte dei trattamenti terapeutici disponibili contro la sindrome post-Covid, caratterizzata in molti casi dalla fatigue, che provoca una prolungata e invalidante spossatezza associata a debolezza muscolare, insonnia e tachicardia. Il nuovo studio, coordinato da Francesco Landi, past president SIGG e direttore del Dipartimento di Scienze dell’invecchiamento ortopediche e reumatologiche del Policlinico Gemelli di Roma, ha messo in luce che nei pazienti con long Covid si verifica un’alterazione del metabolismo dell’arginina, la quale stimola l’ossido nitrico, enzima chiave per una corretta funzione immunitaria e vascolare.

I ricercatori hanno inoltre dimostrato che la somministrazione di 1,6 grammi di arginina e 500 mg di vitamina C liposomiale per 28 giorni, riporta il metabolismo dell’arginina a un livello normale e consente di contrastare efficacemente la fatigue. Nello studio sono state coinvolte 57 persone, 46 adulti con long Covid a otto mesi dalla diagnosi e 11 persone abbinate per sesso ed età senza evidenze di precedenti infezioni da Sars-CoV-2. I pazienti con long Covid sono stati divisi in due gruppi: 23 hanno ricevuto il mix di arginina e vitamina C liposomiale e gli altri 23 un placebo per un periodo di 28 giorni.

“Prima di iniziare il trattamento abbiamo misurato le concentrazioni di arginina nel sangue, osservando livelli significativamente più bassi di arginina nei pazienti con long Covid – afferma Landi -. Alla fine dei 28 giorni abbiamo scoperto che le concentrazioni di arginina nel sangue dei pazienti con long Covid è salita, raggiungendo livelli ‘sani’ come quelli rilevati nei pazienti appartenenti al gruppo di controllo”. “Abbiamo dimostrato per la prima volta che il metabolismo dell’arginina è alterato nei pazienti con long Covid rispetto alle persone senza storia di infezione da Sars-Cov-2”, aggiunge Matteo Tosato, coautore dello studio e Responsabile Unità Operativa Day Hospital post-Covid del Policlinico Universitario Gemelli.

Attualmente, “in assenza di trattamenti disponibili contro una sindrome di cui ancora sappiamo ben poco, ripristinare i valori di arginina potrebbe rappresentare una nuova strategia integrativa efficace contro la fatigue da Long Covid, che può essere associata a disfunzioni immunitarie e vascolari, che a loro volta aumentano il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari”, conclude Landi.

ANSA

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