“Udrai nel mar che mormora l’eco dei miei lamenti” cantano Lucia ed Edgardo in quello che forse è il più bel duetto d’amore del Belcanto. Ed eccolo, il mare, con il mormorio delle sue onde agitate sotto un cielo plumbeo, a scandire le diverse scene di Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, in scena al Macerata Opera Festival. Il regista Jean-Louis Grinda riadatta un suo fortunato allestimento per l’immenso spazio dello sferisterio. E punta sulle videoproiezioni sul grande muro di sfondo del palco (firmate da Étienne Guiol, realizzate da Malo Lacroix): oltre al mare, la fonte del racconto del primo atto, e poi le sale del castello, la torre diroccata del terzo. Una scelta semplice e poetica insieme, che restituisce in modo immediato ed efficace quell’atmosfera romantica, così essenziale in tale capolavoro, fatta di una natura selvaggia, nebbiosa, “gotica”. All’ampio respiro del fondale fa da controcanto lo spazio vuoto del palco, caratterizzato da pochi elementi (scene di Rudy Sabounghi) e animato dalle luci suggestive di Laurent Gastaingt. Il gioco registico si costruisce quindi sull’azione di protagonisti e coro, abbigliati con i magnifici costumi di Jorge Jara, che collocano la vicenda nell’Ottocento in cui l’opera venne scritta. Lucia, nelle intenzioni del regista, non è solo la fragile vittima “di un crudel fratello”, ma esibisce un piglio quasi mascolino sin dal suo primo ingresso in scena, vestita in pantaloni, come se fosse appena scesa da cavallo. Una rivendicazione di libertà che rende ancor più impressionante lo sprofondare della protagonista nell’abisso della follia e l’assassinio da lei compiuto. Grinda ripensa così anche il rapporto tra i due fratelli, visti come gemelli e quindi posti su di un piano paritetico. Un’idea che conferisce maggiore spessore anche a Enrico, qui non solo il monolitico tiranno cui siamo abituati, ma un uomo tormentato, che come tale ricompare nell’ultima scena.
Lucia, come noto, è opera da primadonna. A Macerata c’è Ruth Iniesta che vanta una voce sufficientemente ampia, di bel colore chiaro e omogeneo, con sfumature perlacee perfette per restituire la dimensione eterea e angelicata della sfortunata ragazza. La coloratura è a fuoco, il fraseggio curato, tuttavia qualcosa manca a un’interpretazione che possa rendere pienamente giustizia a questo complesso e seducente personaggio. Gli acuti non sempre sono penetranti e più in generale, il soprano, alla recita cui ho assistito, sembrava giocare di rimessa (forse per una stanchezza già accusata in occasione della prima). Al suo fianco, Dmitry Korchack è un Edgardo di pasta vocale rotonda e brunita, facile all’acuto, latore di un fraseggio tanto sdegnato quanto appassionato. Perfetto, insomma, per un eroe romantico “bello di fama e di sventura”. Così come Davide Luciano, Enrico di proterva determinazione, ma anche capace di cogliere quella particolare visione del regista di cui dicevamo poc’anzi. E dunque vario e partecipe nel fraseggio, oltre che scenicamente agilissimo e di incisiva presenza. La voce è robusta, corre nell’ampio spazio dello sferisterio, e gli acuti sono perentori. Non convince invece il Raimondo di Mirco Palazzi, che abbiamo ascoltato in condizioni migliori: la morbidezza del canto e la bontà delle intenzioni non trovano sempre corrispondenza in una linea ferma. Ottimo l’Arturo di Paolo Antognetti, come apprezzabile la Alisa di Natalia Gavrilan, mentre Gianluca Sorrentino è un Normanno inadeguato per emissione e intonazione.
La direzione di Jordi Bernàcer, a fronte di una certa cura del dettaglio strumentale, è alterna: i tempi, sovente dilatati, non aiutano i cantanti, si registrano alcuni squilibri tra buca e palco e più in generale manca il mordente necessario a rendere la narrazione viva e teatrale.
Si disimpegna con onore il coro lirico marchigiano “Vincenzo Bellini”, istruito da Martino Faggiani.
Fabio Larovere
Macerata Opera Festival 2023
LUCIA DI LAMMERMOOR
Dramma tragico in tre atti di Salvatore Cammarano,
dal romanzo The Bride of Lammermoor di Walter Scott
Musica di Gaetano Donizetti
Lord Enrico Ashton Davide Luciano
Miss Lucia Ruth Iniesta
Sia Edgardo di Ravenswood Dmitry Korchak
Lord Arturo Bucklaw Paolo Antognetti
Raimondo Bidebent Mirco Palazzi
Alisa Natalia Gavrilan
Normanno Gianluca Sorrentino
FORM- Orchestra Filarmonica Marchigiana
Direttore Jordi Bernàcer
Coro lirico marchigiano “Vincenzo Bellini”
Maestro del coro Martino Faggiani
Regia Jean-Louis Grinda
Scene Rudy Sabounghi
Costumi Jorge Jara
Video design Étienne Guiol
Realizzazione video Malo Lacroix
Luci Laurent Castaingt
Nuovo allestimento in coproduzione con le Chorégies d’Orange
Macerata, 17 agosto 2023