Kateryna Monzul è un arbitro di prima fascia che ha diretto anche importanti incontri maschili come quello tra Shakhtar Donetsk e Dinamo Kiev e la finale mondiale femminile. Il suo curriculum di alto livello non ha lacune rispetto a quelli dei colleghi maschi ed è stimata per le sue direzioni di gara autorevoli e non amanti del protagonismo. Ha iniziato ad arbitrare nel nostro campionato debuttando a Milano nel Centro di formazione Suning ,Inter Sampdoria. La Monzul è scesa in campo con la bandiera dell’Ucraina.
Luciano Luci, presidente del dipartimento arbitraggio Federazione Ucraina seduto in tribuna ha dichiarato: “”Gli uomini non possono lasciare il Paese, donne e bambini sì, e Kateryna è riuscita ad andare via insieme alla sorella e alla nipotina .Grazie a Rosetti siamo riusciti a trovarle un alloggio e siamo riusciti a farla tornare ad arbitrare. Questa tra Inter e Sampdoria è la prima partita, per lei è molto importante. E’ un primo tassello… Non credo che stia bene, gli ucraini si portano dentro le emozioni. Ma sto male io, figuriamoci lei”.
Kateryna Monzul preferisce ancora non parlare ,forte è la sofferenza che sta vivendo per le condizioni della sua patria. Ha lasciato Charkiv , una delle maggiori città ucraina, duramente colpita dai bombardamenti russi e suo marito che essendo uomo e per limiti di età non ha potuto abbandonare il Paese.
La partita tra Inter e Sampdoria è terminata 4 a 3 poi la Samp l’ha voluta omaggiare con la scritta: ‘we stand for peace’.Presto Kateryna Monzul tornerà a dirigere a livello internazionale un quarto di coppa europeo femminile mentre Aia e Figc si stanno attivando per inserirla stabilmente negli organici.
La sua storia per molti versi non è diversa da quella triste e dignitosa di tanti profughi ucraini che hanno raggiunto l’Italia ma ci fa riflettere su come il calcio, anche nei momenti in cui torna a dominare la follia degli uomini e della guerra, sia in grado di parlare di fratellanza tra i popoli e di ricordare giorni felici.