“Il Governo non affronta il tema del payback in manovra e mette a rischio il Sistema sanitario nazionale”.
A dirlo, parlando addirittura di possibile “catastrofe sanitaria”, è Fifo Sanità (Federazione italiana fornitori ospedalieri aderente a Confcommercio Imprese per l’Italia), che, in una nota, ribadisce “il rischio concreto di un’imminente mancanza di dispositivi medici negli ospedali” e lancia l’allarme per l’intera tenuta del settore.
“La norma – spiega la Fifo – costringe le aziende fornitrici di dispositivi medici a pagare 2.1 miliardi di euro entro il 15 gennaio, comportando il conseguente fallimento di centinaia di Pmi che distribuiscono a tutti gli ospedali d’Italia dispositivi salvavita e altro materiale per il corretto svolgimento delle attività chirurgiche”.
“Siamo inorriditi – dichiara Massimo Riem, presidente di Fifo Sanità – per quello che potrà accadere se la norma non sarà superata. Stiamo parlando di una certezza, non una possibilità.
Mancheranno dispositivi medici come strumenti chirurgici e diagnostici. Chiediamo al Governo, che in queste ore sta lavorando alla manovra, di superare la norma o almeno garantirne la sospensione”.
“Abbiamo lavorato e lavoreremo, – prosegue Riem – per tutelare il futuro prossimo delle Pmi che rappresentiamo e, soprattutto, la tenuta dell’intero Sistema sanitario nazionale.
Il Governo ci dia ascolto per evitare un pericolo concreto ed incombente per la salute dei cittadini. Di fronte a questo rischio, la politica non può girarsi dall’altra parte”.
Sul fronte del cosiddetto ‘payback sanitario’, sappiamo che ci sono diversi emendamenti che chiedono il posticipo delle scadenze ad oggi in vigore e auspichiamo una revisione della norma con effetto immediato”: E’ quanto sostiene, in una nota, il presidente di Confindustria, Emilia Valter Caiumi. “Riteniamo profondamente ingiusto che un gruppo di imprese private, molte a proprietà internazionale, che generano occupazione e valore sul territorio – osserva – siano costrette a pagare il conto della sanità pubblica come se si fossero appropriate di risorse in modo indebito”. A giudizio di Caiumi, “emerge, per gli anni 2015, 2016, 2017 e 2018, un saldo per il ripiano da parte delle imprese della nostra regione di più di 170 milioni da pagare entro i primi giorni di gennaio prossimo. Alcune nostre imprese si trovano nella condizione di dover versare importi superiori al milione di euro a brevissimo termine. Ma il tema qui va oltre l’entità aggiunge – :è il principio base che sta nelle regole del mercato e dell’economia che è palesemente leso: inconsapevolmente ci siamo ritrovati azionisti di un ente pubblico e compartecipiamo ai risultati della sua gestione, senza aver avuto voce in capitolo” Secondo il presidente di Confindustria Emilia, “siamo consapevoli che la gestione della sanità è un tema complesso e sempre più oneroso per consentire un’accessibilità a tutti. Tuttavia, non può essere il mondo dell’impresa privata a pagarne l’intero prezzo”.