“Si parla di tagli e di riorganizzazione dei ministeri. Un invito che voglio fare è di non guardare ad una riorganizzazione solo in termini ragionieristici, ma che metta in conto le legittime aspettative e guardi ai problemi dei cittadini. La sanità avrebbe bisogno di aprirsi al sociale o meglio al sociosanitario. C’è stato un tentativo nel passato, ma forse ora è il momento di ripensare ad un ministero Salute che si occupi anche del Welfare, in grado di mettere insieme le problematiche sociali e quelle sanitarie per dare attenzione alle persone in difficoltà, ai caregiver, alle famiglie che oggi sono sole nell’assistenza dei cari. Sono certo che la presidente Meloni, pur in un momento difficile per le risorse economiche, saprà scegliere quali sono le priorità e dare le risposte concrete. Me lo aspetto come tanti cittadini perché è una battaglia di civiltà”. Così il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Francesco Vaia, intervenuto questa mattina all’Istituto superiore di sanità all’evento ‘La Mappatura territoriale dei centri dedicati ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: le associazioni e i servizi di cura’.
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione “sono un tema centrale all’attenzione del ministero della Salute e pongono in primo piano il tema dei giovani e soprattutto delle ragazze – ricorda Vaia – Già durante la pandemia avevamo sottolineano come l’uso eccessivo e prolungato del lockdown determinasse disturbi nella popolazione più giovane: la carenza dei luoghi della socialità per effetto delle chiusure, della paura che oggi si è concretizzata nella guerra, del non vedere una prospettiva di lavoro. Queste tre paure hanno determinato nei giovani, molti studi lo confermano, varie patologie e disturbi neuropsichici. E’ una nuova disabilità, non solamente fisica, ma mentale – io la definirei sociale – determinata dalle paure prima citate che si sono concretizzate”, avverte il direttore della Prevenzione. “Una sfida che ci interpella come società – aggiunge Vaia – e pone in rilievo il tema del legame tra famiglia, scuola e sanità. Spesso la famiglia delega alla scuola che da sola non può farcela, il sistema scolastico non ha avuto tutte le risposte che merita: pagare meglio e aumentare il personale docente e non docente, e poi le palestre che ci sono solo in 4 scuole su 10 e limitano gli stili di vita salutare e corretti nei ragazzi. Se vogliamo una società sana e con una incidenza delle malattie croniche bassa, una società che punti sugli stili di vita e sul benessere – conclude – dobbiamo dare le gambe alle idee che promuovono la prevenzione in famiglia e a scuola”.
Fonte: adnkronos.com