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Manuela Farris e la floriterapia di Bach per l’armonia e il riequilibrio di corpo e mente.

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giovedì, Novembre 21, 2024

Prosegue questa nuova rubrica ideata e curata dal nostro Direttore editoriale Professoressa Angela Bernardo in collaborazione con l’autorevole medico legale Mariagrazia Celestino con una interessante intervista della professoressa Bernardo a Manuela Farris, floriterapeuta di grandi competenza e sensibilità che ci illustrerà l’universo affascinante dei Fiori di Bach per scoprirne le straordinarie proprietà terapeutiche ed anche qualche curiosità.

Benvenuta su IQ cara Manuela, siamo molto lieti di averti come nostra ospite per una piacevole chiacchierata sul mondo della floriterapia. Partiamo subito con una panoramica sul pensiero del dottor Edward Bach.

Secondo il pensiero del dottor Bach la malattia è un messaggio dell’anima, quando ci distacchiamo dal nostro sentire, da ciò che ci dà gioia, arriva la malattia, molto spesso anche il tipo di malattia che ci viene è un indicatore dello squilibrio emozionale che stiamo vivendo. Bach sosteneva che ognuno ha una missione in questa vita e che soltanto noi possiamo adempiere a questo compito, siamo esseri unici, il divino è in noi, la missione a cui siamo destinati è riconoscibile dalla gioia che riceviamo lungo la strada per arrivare ad essa.

Edward Bach.

Il desiderio del dottor Bach era che il suo metodo di guarigione, attraverso la somministrazione delle essenze dei fiori, potesse arrivare a chiunque, che fossero rimedi alla portata di tutti, ognuno capace di usarli con i propri familiari e conoscenti, in maniera del tutto indipendente, dei rimedi da tenere nella credenza della propria casa, da usare al bisogno. Lui andava anche a domicilio dai suoi pazienti e non chiedeva degli importi esosi, ognuno dava ciò che poteva dare e solo se ne aveva le possibilità.

Secondo Bach la malattia si genera dal conflitto fra anima, mente e corpo e qualsiasi sforzo sia diretto a guarire solamente il corpo riuscirà solamente a sopprimere momentaneamente il sintomo, non la vera causa scatenante (da dove nasce il disagio) che continuerà ad operare, quindi la malattia si manifesterà nuovamente. La malattia diventa così uno strumento di cui si avvale la nostra anima per farci vedere i nostri errori e per ricondurci sulla via della verità e della chiarezza.

Parliamo di come sono arrivati i fiori al Dott. Bach.

Edward Bach (1886-1936) nasce in Galles, destinato a lavorare nella fonderia di ottone del padre, si rivela fin dall’inizio un ragazzo sensibile e manifesta il desiderio di diventare medico per aiutare gli altri nel percorso di guarigione, si iscrive all’Università di Birmingham, si laurea in medicina all’Ospedale Universitario di Londra nel 1912 e inizia a lavorare come responsabile del pronto soccorso e medicina d’urgenza, ben presto si accorge che a volte i rimedi allopatici della medicina tradizionale non funzionano come dovrebbero, infatti pazienti differenti, ma con sintomi analoghi reagiscono diversamente ad uno stesso farmaco. Fu costretto a rinunciare all’incarico dopo pochi mesi a causa di gravi problemi di salute.

Prosegue i suoi studi nel reparto di batteriologia, dove scopre che alcuni batteri intestinali sono strettamente collegati ad alcune malattie croniche, fin quando ebbe un’emorragia e fu operato d’urgenza. Gli viene diagnosticato un tumore alla milza con metastasi, tre mesi di vita. Non fece alcuna cura, iniziò a lavorare instancabilmente, decise di usare il suo tempo restante per portare avanti il suo lavoro. Si immerge così tanto nelle sue ricerche, da perdere la nozione del tempo, ritrovandosi dopo tre mesi più in forma di quanto non lo fosse mai stato prima. Giunge così alla conclusione che un interesse totalizzante e un obiettivo nella vita sono fattori determinanti per la felicità e la salute dell’uomo.

Successivamente dirotta il suo interesse per l’omeopatia, dopo aver studiato l’opera di Hahneman, Bach si rende conto che entrambi hanno la stessa convinzione “curare il malato e non la malattia”, scopre dei vaccini che vengono chiamati “Sette nosodi di Bach”, ma ben presto abbandona anche questa impostazione e si mette alla ricerca di piante curative che emettano forti vibrazioni energetiche.

Aveva scoperto che quando curava gli stati emotivi e la personalità dei suoi pazienti, ne alleviava l’infelicità e di conseguenza il dolore fisico, sbloccando e rimettendo in funzione la capacità naturale di guarigione del loro corpo.

A questo punto decide di dedicarsi completamente allo studio del nuovo metodo di cura, e nella primavera del 1930 abbandona la città e si trasferisce in campagna. Arrivato nel Galles si accorge di aver portato con sé una valigia contenente scarpe al posto di quella con pestelli e mortai necessari alla preparazione omeopatica dei rimedi. Utilizzando al meglio la sua valigia di scarpe, percorre a piedi chilometri e chilometri nella natura, raccogliendo moltissime specie di fiori e piante, annotandone tutte le caratteristiche. Una mattina all’alba, osservando la rugiada che bagna i fiori, intuisce che può contenere parte delle proprietà delle piante sulle quali si posa, grazie al calore del sole che ne libera le virtù guaritrici. Da qui sviluppa il “metodo del sole” uno dei due metodi con cui si fanno ancora oggi i rimedi, successivamente scopre anche il secondo metodo di preparazione: “il metodo della bollitura”.
Trovati tutti i 38 Rimedi, il Dottor Bach ritiene completato il suo lavoro, la sua salute comincia a vacillare, inizia a perdere le forze e il 27 novembre 1936 muore nel sonno a poco più di cinquanta anni, lasciando ai suoi collaboratori il compito di proseguire la diffusione del metodo mantenendolo nella sua integrità e purezza.

Come sono arrivati, invece, a te i fiori di Bach?

Sono stati i fiori a presentarsi nella mia vita, sì, sono stati loro a presentarsi sul mio cammino e ad indicarmi che era giunto il momento di accoglierli.

Ero estremamente decisa a frequentare la scuola di meditazione, mi sono recata presso la segreteria e ho iniziato a chiedere le classiche informazioni su costi, tempi, quando avremmo iniziato… All’uscita della segreteria una ragazza mi inizia a raccontare “casualmente” che assume da tanto tempo i fiori di Bach, che l’hanno tanto aiutata; improvvisamente da una porticina esce la mia insegnante, che mi chiede: “Vuoi partecipare alla scuola di Floriterapia? Sarebbe perfetto! Ci manca una sola persona per iniziare ed è un po’ che aspettiamo”, accolgo questo segnale dentro di me, ma resto ancora ferma sulla mia opinione, da quel momento è stato un continuo, vedevo segnali che mi indicavano il cammino ovunque, in libreria, parlando casualmente con persone, ma l’indicazione più chiara l’ho ricevuta nei miei sogni, fin da bambina ho avuto sogni premonitori, sono sempre stati una preziosa guida per me, ho iniziato a sognare delle spirali, una conchiglia di un Nautilus, un girasole che perde i petali e il gambo e all’interno del suo disco appare una spirale. I fiori sono spesso rappresentati da una spirale (Successione di Fibonacci).

In altre situazioni particolari della mia vita ho ricevuto durante i sogni i nomi dei fiori di cui avevo bisogno, insomma non avrei potuto più scegliere un percorso diverso da quello della floriterapia.

Come si svolge un colloquio di Floriterapia?

Il colloquio di Floriterapia, ha una durata variabile, in base al bisogno di chi ne fa richiesta, tendenzialmente non dura più di un’ora. Il Floriterapeuta ha acquisito delle tecniche di colloquio per poter sviscerare nel cliente l’emozione “radice” che lo porta alla sensazione di non equilibrio e durante il colloquio individuerà, sulla base delle emozioni e delle difficoltà che sta vivendo, i giusti rimedi che lo porteranno ad un’armonizzazione.

Con il Floriterapeuta si istaura un rapporto di fiducia ed empatia, ha il segreto professionale, si effettua un vero e proprio percorso di crescita verso la consapevolezza di se stessi, delle proprie emozioni, la risoluzione degli stati d’animo negativi, quindi, verso la guarigione, proprio per questo si consigliano almeno tre o quattro incontri, che saranno svolti una volta al mese, tra un colloquio e l’altro, il cliente, assumerà quotidianamente i rimedi consigliati dal Floriterapeuta, che inonderanno il nostro organismo di vibrazioni positive.

Gli attacchi di panico e la Floriterapia: come si interviene in questi casi?

La floriterapia viene consigliata anche alle persone che hanno avuto attacchi di panico e hanno paura che l’attacco si ripresenti. É utile a chi ha vissuto traumi forti, a chi si vede senza speranza o è in pericolo di vita.

Bach ha scoperto 38 rimedi, 38 essenze di fiori selvatici, ogni fiore è associato a uno stato emotivo specifico e agisce per riequilibrare la mente e l’anima, tra queste essenze  c’è il RESCUE REMEDY (rimedio di soccorso) composta da una miscela formata da cinque fiori che lavorano fra loro in sinergia. E’ utile nei casi di emergenza, quando un evento traumatico può essere causa di stress emotivo o durante gli attacchi di panico. 

Spesso il riequilibrio di emozioni come: stress, ansia ed attacchi di panico, depressione, denso di colpa, timidezza, insicurezza, è risolutivo di patologie, malesseri e disturbi comuni come stanchezza, emicrania, colite, gastrite nervosa, insonnia, rigidità muscolare e malattie della pelle. Le essenze possono agire direttamente anche sul corpo fisico per mezzo di creme, lozioni, gel, impacchi e colliri.

A chi possono essere somministrati i fiori di Bach e hanno effetti collaterali?

I fiori di Bach non hanno effetti collaterali e possono essere assunti senza alcun pericolo da parte di tutti: adulti, bambini, animali e piante. Qualora il Floriterapeuta dovesse indicare un rimedio errato, di cui non necessita il cliente, semplicemente non ne riceverà alcun beneficio, ossia, non darà alcun tipo di effetto l’essenza su di esso.

La preparazione dell’essenza floreale contiene la vibrazione e l’energia del fiore, veicolata dall’acqua, in quanto questo elemento assimila e trasmette tutta l’energia dei fiori,  riarmonizzando gli stati d’animo in disarmonia e di conseguenza riequilibrando i sintomi fisici.

Bach sosteneva: “una volta trovato il difetto, il rimedio non consiste nel combatterlo e neppure nell’applicare forza di volontà ed energie per reprimerlo” (Ciò che viene fatto da quella che lui chiama la medicina materialistica), ”ma al contrario nell’impegnarsi ancora di più nello sviluppo della virtù opposta […] che rende impossibile il comportamento sbagliato del passato. In questo modo ogni traccia dell’elemento nocivo scomparirà automaticamente dalla nostra natura”.

La vita, per Bach, è come un giorno di scuola, in cui si può imparare a uscire dal conflitto che genera la malattia.

Manuela Farris
Floriterapeuta, Naturopata, Master Reiki, Cristalloterapeuta, Operatrice di meditazione regressiva
328/1857279

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