“Io sono un vecchio fascista degli anni settanta e sono contentissimo di quello che sono”. Lo ha detto Massimo Carminati nell’aula bunker di Rebibbia al processo a Mafia Capitale. “Non avevo alcun motivo per nascondermi, stavo finendo l’affidamento, ero proprio sereno” ha aggiunto l’ex Nar ricostruendo le prime fasi dell’indagine, quando si accorse che era seguito dagli investigatori. “Io ho sempre vissuto sotto il controllo delle forze dell’ordine – ha detto – so di che parlo. E poi anche se ho un occhio solo ci vedo bene”.
“Se non ci fossi stato io – ha detto ancora ricostruendo il suo rapporto con Buzzi – questo processo sarebbe stato una cosa ridicola. Ma siccome c’è Carminati è diventato una cosa seria”. “Io gli voglio bene a Salvatore – ha aggiunto – nonostante non capisca la sua scelta processuale. Si è tagliato i ponti con il passato e so le difficoltà che ha avuto a fare questa scelta, mi dispiace di essere stato io a causare questa situazione”.
“Io sono diventato una macchietta, chi mi conosce sa che sono una macchietta. Mi hanno dato del ‘Nero’ di Romanzo Criminale, del samurai, mi hanno rotto tutti le palle. Ma queste cose che in un certo tipo di mondo ti rende ridicolo, non sono cose che ti danno potere, sono cose che ti fanno diventare deficiente”. Così Massimo Carminati ha risposto ad una domanda dei suoi legali per spiegare quel che si scriveva sui giornali di lui. “Tutti quelli che mi conoscono mi prendevano per il culo su questa cosa – ha detto Carminati – sono diventato una macchietta, questa è la verità. Non sto dicendo che sono una mammoletta. Ma non c’entro nulla con Romanzo criminale”.