“La scelta di fare il medico e’ la scelta di uno stile di vita. Noi cerchiamo di salvaguardare il diritto alla salute ma e’ sempre piu’ difficile farlo in uno stato di precarieta’ e con i medici che invecchiano“. A parlare e’ Matteo Nicolini, rappresentante del sindacato degli anestesisti Aaroi Emac, uno dei tanti medici intervenuti dal palco della manifestazione “Una sanita’ a pezzi”, indetta dai sindacati dei medici ieri pomeriggio a Roma. Tutte le sigle sindacali dei medici, infatti, si sono riunite in piazza per la prima volta.
“Il blocco del turnover– aggiunge Nicolini- rende la situazione insostenibile. Dobbiamo lottare perche’ il governo ci tuteli e la situazione cambi: servono orari decorosi per lavorare in stato di benessere psicofisico e garantire un servizio di qualita’ ai pazienti”. Rincara la dose Maria Luisa Agneni, medico romano: “Gli specialisti che lavorano sul territorio vivono moltissime difficolta’. I presidi sono carenti e fatiscenti, le attrezzature vetuste e imbarazzanti. Se non si investe nel territorio, ristrutturando le strutture, rinnovando i macchinari e raddoppiando la presenza medica, il problema della congestione degli ospedali non si risolve. Ma si sta facendo tutto il contrario”.
Le voci si alternano dal palco, e descrivono una situazione inquietante. “Un problema che ci devasta- dichiara Massimo Magnanti, segretario dello Spes, sindacato dei medici dell’emergenza sanitaria- sono i malati da ricoverare che rimangono anche fino a 5 giorni sulle barelle nei corridoi: in quelle condizioni si perde la dignita’ e la privacy. Noi dobbiamo tutelare l’umanita’ dei nostri pazienti. E non dicano che il problema e’ chi arriva senza motivo in pronto soccorso o i soldi: la Francia, ad esempio, ha quasi il doppio dei posti letto dell’Italia”.