Un paziente di fronte al proprio medico si trova davanti alla punta di iceberg: non solo perché quel piccolo frammento di vita professionale è il massimo che può essere visto, ma anche perché nella quasi totalità dei casi al paziente stesso quanto si nasconde sotto la superficie del mare non interessa e non può interessargli, come è giusto che sia.
Dietro il muro del camice bianco, la vita privata viene nascosta: gli amici, la famiglia, ma soprattutto le delusioni, la tristezza, i sogni e le speranze sono lasciati alle spalle, quasi dimenticati, perché un medico non può permettersi il lusso di lasciarsi influenzare dalle proprie difficoltà. Ecco perché diventiamo delle figure quasi spersonalizzate, come se, per il resto del mondo, non potessimo esistere al di fuori delle mura di un ospedale.
Poi è arrivata la pandemia e mentre il mondo si fermava noi abbiamo continuato a lavorare, anzi, abbiamo dovuto aumentare la velocità, abbiamo affrontato qualcosa che non conoscevamo tra mille difficoltà; siamo tornati a casa in lacrime, siamo stati sul punto di voler fuggire, ci siamo sentiti impotenti, siamo finiti distrutti, fisicamente e psicologicamente, spesso senza nessuno che potesse capirci veramente se non un altro collega. Perché un amico, un familiare, un compagn* di vita, per quanto possa esserci stato vicino, non avrebbe mai potuto capire, senza viverlo in prima persona.
Due anni fa iniziava sul serio la pandemia nel nostro paese e proprio mentre vivevamo i primi giorni del primo lockdown, alcuni colleghi, quasi per gioco, senza pretese hanno creato un gruppo Facebook che hanno chiamato Memedical: un gruppo in cui ogni medico iscritto avrebbe potuto produrre un meme, un’immagine divertente sul proprio mondo, e condividerla con gli altri colleghi. Per ridere insieme.
Ridere, questo è il punto fondamentale. Mentre eravamo chiusi in quelle tute così calde, con le mascherine che ci segnavano il volto, quanto tornavamo a casa stanchi come non mai eravamo stati nella nostra vita, era nato qualcosa che ci dava la possibilità di ridere. È un gruppo chiuso, come è giusto che sia, a cui possono iscriversi soltanto medici, questo perché l’ironia che a noi e tra di noi potrebbe apparire innocente, potrebbe non essere compresa da chi vive al di fuori del nostro mondo o, addirittura, travisata. Rimangono comunque chiare le regole che si attengono al decoro che la nostra figura spesso impone: non vengono derise le malattie, i pazienti, i parenti e l’attenzione all’etica professionale è serrata. Non tutto viene pubblicato: vi è una rete attentissima di moderatori che valutano ed accettano solo i meme che rispettano i regolamenti e i principi su cui è stato fondato Memedical.
Di cosa si parla allora? Ci si prende in giro tra specialisti, si gioca su alcuni aspetti della nostra quotidianità lavorativa: i turni infiniti, le chiamate in reperibilità, le mille ore di straordinario, i rapporti con gli infermieri e il personale. Un po’ di tutto insomma, ma sempre nel rispetto di quei principi fondamentali e senza offendere ciò che è più serio e sacro: il paziente e la malattia.
Cosa ha di speciale tutto questo? Ci ha dato la possibilità di ridere, quando nient’altro ci sarebbe riuscito, ci ha permesso di capire che non eravamo soli, ma che c’erano tanti altri colleghi nella nostra stessa situazione. Ci siamo supportati l’un l’altro.
Non si tratta solo di una pagina Facebook piena di immagini divertenti sul mondo dei medici, ha favorito l’aggregazione, ci ha permesso di conoscere colleghi in tutta Italia e anche all’estero; sono nate amicizie. Ha dato la possibilità di chiedere aiuto a colleghi distanti, di chiedere informazioni professionali.
Ridendo, siamo cresciuti.
Il 19 Marzo Memedical ha compiuto due anni e nel momento in cui sto scrivendo conta poco più di 61.000 membri, tutti medici. Tra di loro, magari, c’è quello che ti sta per visitare: pensa che forse ha avuto una giornata infernale, è stanco, forse ha anche dei problemi personali, che siano le piccole o grandi afflizioni della vita, ma può essere che quel sorriso che ti farà, tentando di rassicurarti, non sia forzato, non sia solo un dovere, ma dipende da un’ immagine, vista poco prima su un gruppo Facebook, che gli ha rallegrato la giornata.
In conclusione, ho fatto una domanda ad alcuni amici, riporto le loro risposte.
“Cosa rappresenta per te Memedical?”
S.C. , specializzanda in Pediatria: “Per me, che sono iscritta dagli inizi, Memedical è stata una famiglia che potevo avere vicina, quando ero così lontana da casa”
G.C. , specializzanda in Chirurgia Generale: “Per me la cosa fantastica di Memedical è la possibilità di condividere il carico emotivo della nostra professione con tanti altri colleghi con dei toni divertenti che regalano, oltre alla comprensione, una sana risata, che durante la giornata fa solo che bene”
F.N. , medico in libera professione: “Per me Memedical è un’ancora di salvezza. Mi ha fatto conoscere persone meravigliose e trovare una grande famiglia allargata, fatta di affetto, ironia, presenza e solidarietà. La consapevolezza di poter contare su di voi fa tanto, nei momenti bui, come in quelli gioiosi”
C.M. , Gastroenterologa Endoscopista: “Memedical rappresenta un qualcosa che era tempo che arrivasse: una community di colleghi, molto spesso giovani, che interpretano la colleganza in maniera moderna; si sono create situazioni di confronto, sono nate delle amicizie e di questo sono felicissima. Grazie a Memedical ho conosciuto dei bravi professionisti e delle brave persone e questo mi riempie di gioia, perchè è bello riconoscersi in altri colleghi e nel loro vissuto. E poi, secondo me, era anche tempo di imparare a scherzare su di noi, sulla figura del medico: non prenderci troppo sul serio aiuta anche a fare meglio il proprio lavoro e incrementa la possibilità di collaborazione costruttiva tra colleghi”
A.N. , Chirurgo Generale: “Nonostante l’immagine del medico tutto di un pezzo, rappresentata anche da alcuni film, salvo alcune eccezioni, come ne “Il Medico della Mutua”, dove il Dottor Guido Tersilli, interpretato da Alberto Sordi, faceva una rappresentazione molto cinica del medico. Memedical è una pagina dove si fa ironia sul nostro mestiere e sulle varie categorie specialistiche, anche giocando su questo cinismo, ma permettendoci di riderci su”
A.C. , Cardiologa Pediatrica: “Fonte di spensieratezza e nuove fantastiche amicizie”
G.S. , Anestesista: “Per me Memedical è stato il bar quando non ci si poteva incontrare, dove ci si trovava con leggerezza con colleghi e amici; è stato un posto non fisico in cui ho trovato affetto vero e concreto, comprensione, ma anche un onesto confronto. Un posto dove prendersi in giro e riflettere sulla percezione che gli altri hanno di noi”