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Milano-Sanremo, è stata la classica del secolo: Capolavoro Van der Poel.

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“La storia è una galleria di quadri dove ci sono pochi originali e molte copie” diceva il filosofo giurista francese Alexis Tocqueville, e quella cha abbiamo visto oggi in riviera a Sanremo è sicuramente un’opera d’arte originale, anche se in un contesto come una classica monumento ormai pensavamo di averle viste tutte. Anche negli ulitmi anni, abbiamo in mente le volate, le azioni solitarie, gli attacchi in discesa e i contropiede oltre alle grandi sorprese, ma una sfida a tre, fino all’ultimo km è difficile da ritrovare. Primo Mathieu Van der Poel, che con Philipsen in crisi sula Cipressa si è preso ciò a cui aveva rinunciato lo scorso anno per indossare le vesti del compagno di squadra di lusso. Secondo Filippo Ganna, la può vincere questa gara lo avevamo capito alcuni anni fa e lo abbiamo visto nelle prove generali recenti, alla Tirreno Adriatico ma anche alla tappa di Capo Mele dello scorso Giro d’Italia. Terzo, solo terzo Tadej Pogacar che nella Classicissima, lui abituato a dominare, delle volte è stato preso in disamore dalle stelle, colto da sfortuna, altre volte ha dovuto togliersi il cappello egli stesso per riconoscere la superiorità altrui. QUest’ultima situazione è quella che si è verificata oggi, preparazione perfetta di Pogi e della UAE, attacco alla Cipressa dove da anni stava meditando di sconvolgere gli equilibri della gara, ma questa volta non è risucito a sgretolare le resistenze in maniera dispotica come lo abbiamo visto fare nell’ultimo anno. Al suo fianco hanno risposto VDP e Top Ganna per dar vita a oltre venti km di battaglia, sul Poggio si sono elevati i rumori delle sciabole di una sfida rusticana tra lo sloveno e l’olandese, all’arrivo sono stati fuochi d’artificio: è stata la Classica del Secolo.

Mathieu Van der Poel

Un anno di studio, le Classiche sono sempre di Mathieu

Tre campioni del mondo. Quello della Milano-Sanremo 2025 potrebbe essere uno dei podi con più titoli degli ultimi anni, tre atleti campioni del mondo, perché non si smette mai di essere campioni anche quando non si indossa la maglia iridata che tuttavia qua continua a non vincere dai tempi di Saronni, 42 anni fa. C’era riuscito alla Strade Bianche Pogacar, non replica in Via Roma e questa è al sua prima sconfitta da quando ha indossato la maglia a Zurigo nel settembre scorso. Pippo quel titolo mondiale lo ha conquistato anche lui, a Imola nel 2020 e nelle Fiandre l’anno dopo entrambe le volte a cronometro, oltre ai titoli su pista in cui vanta anche un oro olimpico ed è detentore del Record dell’Ora. VDP invece il suo mondiale se lo prese a Glasgow nel 2023, ma si è messo al collo ben sette ori nel ciclocross, un record condiviso per ora con il belga Eric De Vlaeminck. E’ la sua seconda Milano Sanremo, che arricchisce un palmares da far invidia ai più grandi in cui ormai si perde il conto delle Classiche monumento conquistate: questa è la seconda Sanremo (la prima nel 2023), conta Tre successi al Fiandre e due consecutivi alla Roubaix (la tripletta è riuscita solo al nostro Moser e a Ottave Lapize, quest’anno potrebbe diventare il terzo a riuscirci). Un signore delle classiche, superando persino il padre Adrie ( un Fiandre e una Liegi) e il nonno Raymond Poulidor che lega il suo nome proprio ad una storica edizione della Sanremo, quella del 1961. Fu una gara indimenticabile, il francese poco dopo il Turchino era pronto a ritirarsi e invece su spinta del suo manager Tonin Magne che lo convinse a risalire in bicicletta, fingendo di essere stremato riprese il gruppo e se ne andò in fuga con un attacco sul Poggio per beffare Van Looy. Oggi Mathieu ha vinto con un colpo da cinema, padroneggiando il climax conclusivo della Classicissima e finendo con le lacrime di gioia. Commovente e commosso. Si anche lui che può vantare una serie di titoli che abbiamo elencato in precedenza: Due anni fa arrivò da solo, questa volta ha dovuto fare i conti con un tatticismo perfetto della UAE del principale rivale che da diversi mesi a questa parte ha faticato a trovare dei rivali.

Filippo Ganna

Milano-Sanremo, è stata la classica del secolo

L’edizione più bella della Milano Sanremo, dobbiamo ringraziare i migliori talenti che il ciclismo possa offrire in questo momento storico. Non poteva esservi d’altronde una scenografia migliore per vivere queste emozioni. Prima il Turchino poi il momento clou in Liguria con i dossi dei Capi che precedono Cipressa e Poggio, quando ci sono queste salite lo spettacolo è assicurato. Pochi chilometri che condensano in una giornata le emozioni di un grane giro. L’ultima salita di solito in questo momento storico viene affrontata alla massima velocità, ma vedere il gruppo iniziare al scalata finale con 1 minuto e 03 è qualcosa di mai visto in una garadi solito incerta fino all’ultimo km. Anche quest’anno abbiamo dovuto attendere gli ultimi metri per conoscere il vincitore, ma la guerra a tre è inedita. La partenza ormai è ancora una volta a Pavia, una città paranoica, “due discoteche e centosei farmacie” cantavano gli 883, il gruppo di Max Pezzali nato porprio sulle rive del Ticino. E’ qui che Albert Einstein, dopo essere stato bocciato a scuola, elaborò le basi delle sue teorie che hanno rivoluzionato la fisica, allo stesso modo van der Poel ha rivoluzionato la Sanremo oggi. E’ riuscito a portare qualcosa di inedito, con il coraggio di osare, ponendo fin da subito uno dei suoi uomini della Alpecin a tirare, per tuto il giorno , Silvan Dillier. Una mossa apparentemente ingiustificata, ma che dava un chiaro segnale al resto del gruppo: la Alpecin era la squadra da battere, avevano gli ultimi due vincitori della Classicissima, la tripletta non poteva mancare e tripletta è stata. Si addensano i rimpianti per Pogacar anche perchè questa volta non aveva sbagliato nulla, neanche Pantani nel 1999 era risucito a completare la Cipressa in così poco tempo, 8 minuti e 49 secondi. Lo sloveno iridato è stato brillante, anche sul Poggio attaccando subito, colpendo (senza affondare) Filippo Ganna che poi ha dovuto spendere tutte le energie per recuperare in discesa, non la sua specialità. Quattro accelerazioni che hanno trovato puntualmente la risposta di VDP, non è abituato a voltarsi e trovare qualcuno in grado di tenergli testa. Ma stavolta Mathieu addirittura è sembrato volerlo spaventare, poco prima dello scollinamento del Poggio è stato lui a rilanciare. Ha contenuto l’irrequietezza di Tadej cuocendolo a fuoco lento e alla volata l’ha spuntata chi aveva più energie. 300 metri in cui l’olandese nato in Belgio nipote di un campione francese ha potuto scaricare tutta la sua potenza in maniera devastante, come si fa nel ciclocross, nella specialità della quale è un maestro. Alla Tirreno Adriatico non aveva vinto neanche una tappa, ma in salita ha dimostrato uno straordinario stato di forma: non ce n’è per nessuno, è un vincente anche a detta del padre Adrie “Tutte le volte che da piccolo perdeva scoppiava a piangere”. Non è più il ciclista che arriva senza forze agli ultimi km del mondiale dello Yorkshire perdendo una gara già vinta, metodo, strategia, dosaggio delle forze e talento: Van der Poel il signore delle Classiche, sono sette le Monumento e adesso ci sarà un nuovo confronto con Tadej al Fiandre, ma forse anche alla Roubaix.

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