D’improvviso finisce la magia, d’improvviso José Mourinho non è più l’allenatore della Roma, ma i due momenti, a differenza di quanto si possa pensare non coincidono. Era il 4 maggio del 2021, quando con le parole di Marco Aurelio “Nulla viene dal nulla e nulla ritorna nel nulla” si presentava nella Capitale lo Special One: l’allenatore vincente per antonomasia, specialista delle Coppe Europee e amatissimo non solo all’estero ma anche in Italia in virtù dei trionfi ottenuti sulla panchina dell’Inter, da quel giorno la Roma è diventata ancora più “Magica”. Mourinho ha cambiato le ambizioni e i risultati, con l’unica colpa quella di essersi reso conto troppo tardi di non essere “Josè Harry Mourinho Potter”. La società ha comunicato l’esonero il 16 gennaio, ma la Roma dello Special One, quella che faceva sognare e che alcuni sogni li ha persino realizzati, ha visto le sue ambizioni infrangersi e mai più ricomporsi in una serata estiva ungherese.
Mourinho: il romanismo alla massima potenza
José Mourinho è da sempre una figura sportiva in grado di trascendere dal campo. Gli highlights della sua carriera vanno oltre il palmares, e racchiudono conferenze stampa, dichiarazioni e anche post social. Lo Special One ha personificato il Romanismo dei tifosi, lo ha estremizzato ed elevato alla massima potenza dichiarando fedeltà alla squadra e ricevendo in cambio un amore incondizionato tradotto con i sold out interminabili, anche per un freddo Roma-Cremonese dei primi giorni di gennaio. “Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio” è una sentenza dalla quale José non si è mai discostato. Con lui sulla panchina della Roma lo sport è diventato passione, irrefrenabile nei momenti felici e malinconica in quelli più tristi. Le Centomila voci, che cantavano e festeggiavano per le strade della Città Eterna il 26 maggio 2022 non hanno mai smesso di acclamarlo. Il giorno prima Capitan Lorenzo Pellegrini alzava al cielo di Tirana la Conference League e nascevano nuovi eroi romani, da Mancini che con quel lancio da quarterback ha spalancato le porte del trionfo, a Mou, passando per Zaniolo, idolo mancato la cui storia romanista si è interrotta bruscamente. Un anno più tardi Roma piange ancora, ma questa volta le lacrime non sono di felicità, sono lacrime dolorose ed ingiuste che hanno rigato i volti del popolo giallorosso, dello stesso Special One e della nuova stella di Trigoria, quel Paulo Dybala campione del mondo che rimane ancora oggi un faro di speranza nel buio che avvolge la Roma.
Mourinho, showman cinico e vincente
È proprio in quella finale, persa ai rigori contro il Siviglia, che si è spenta al magia della Roma di Mourinho. Le difficoltà nei big match, il poco gioco che ha anche dato vita ad un coro tormentone della Sud “anche se poi giochi male noi saremo qui a cantare”, e una rosa che non ha soddisfatto neanche il mister dei sogni, erano dei problemi nascosti dal luccichio che la Conference League irradiava in tutta Trigoria. Tuttavia, nella notte di Budapest i nodi sono giunti al pettine, e le ombre che aleggiavano sulla Roma avvolsero anche Mourinho. Al tempo dei bilanci rimangono i Regali di Natale in trasferta a Bergamo (2021) e in casa contro il Napoli (2023), una vittoria in trasferta a San Siro contro l’Inter e il fulmine di Mancini contro la Juventus. I risultati dei derby sono deludenti se non fallimentari, quattro sconfitte, un pareggio e un unico successo, ed è proprio una stracittadina – quella in Coppa Italia, ndr- a mettere de facto la parola fine all’avventura di Mou in giallorosso. Josè nei momenti difficili ha lasciato emergere lo showman che è in se, il campione delle parole sempre pronto a pungere con frasi o piccoli gesti che lo hanno sempre fatto cadere in piedi. Spesso ai ferri corti con gli arbitri – da Taylor a Mercenaro, passando per Chiffi e Pairetto- ha sempre avuto l’ultima parola, che sia in italiano o in portoghese come in una recente conferenza stampa. Mourinho ora lascia a Trigoria la luce di un trofeo, quella Conference League che da fastidiosa creatrice di scomode trasferte -consultare alla voce Bodo Glimt- si è trasformata in puro orgoglio romano e romanista. Adesso Daniele De Rossi riceverà la sua importante eredità, non sarebbe la prima volta visto il peso del suo predecessore nel ruolo di capitano della Roma. DDR vedrà svanire il suo rimpianto di poter “dare alla Roma una sola carriera” mentre Mou resterà per la squadra e per i tifosi, come cantava Venditti, “in ogni istante indimenticabile”.