Il Covid sta radicalmente cambiando lo stile di vita della popolazione di tutto il mondo. Il fenomeno può avere tuttavia anche aspetti positivi e rappresentare una sfida interessante per lo sviluppo tecnologico e il progresso culturale. Anche i Musei, da anni particolarmente attenti alle nuove opportunità offerte della scienza e dall’informatica, tentano di innovarsi cambiando il loro linguaggio. Nuove idee arrivano dalla Borsa Mediterranea del Turismo archeologico, che da ieri fino domenica 28 novembre, si svolgerà a Paestum e riunirà centinaia di operatori turistici e culturali . Uno dei temi principali della “ Borsa” di quest’anno sarà un incontro, a cui parteciperanno direttori di musei e siti archeologici tra cui quelli del Parco dell’ Appia Antica, di Taranto, Ostia, Matera e Cagliari, per fare il punto sullo stato dei musei in Italia e le sfide del nuovo contesto post pandemia. Dai dati che emergono si apprende che nell’ Italia pre pandemia nel 2018 solo il 34% dei residenti visitava almeno una volta l’anno un museo. La realtà museale oggi in Italia presenta forti difficoltà per la carenza di fondi e personale. Alessandra Vittorini, direttrice della Fondazione Scuola Patrimonio beni e attività culturali ha presentato i dati della ricerca “ Musei In-visibili” in cui si nota “la necessità di un rafforzamento delle competenze e nelle relazioni”. Dallo studio si evince che nel 2018 1 museo su 10 ( 9,9%) era in grado di fornire un tour virtuale mentre solo il 51,7% disponeva di un sito web e soltanto il 53,4% di un account social. Cifre non incoraggianti anche sul fronte catalogazione digitali dove solo un museo su dieci dispone di questo importante strumento di consultazione del proprio patrimonio. La ricerca Civita, presentata sempre nel corso dei lavori, da Simonetta Giordani ci mostra come durante la pandemia le cose siano cambiate e i direttori museali e dei siti abbiano fatto tesoro delle difficoltà per spingere sull’innovazione. “ Gli sforzi dedicati alla comunicazione digitale durante il lockdown- dichiara la Giordani- hanno migliorato le performance anche dopo la riapertura” e anche se tanto resta da fare : “bisogna imparare a pensare in digitale”, far rientrare la “cultura nel perimetro della sostenibilità per far sì che anche le aziende investano”. Molti gli inviti allo sviluppo di sinergie tra musei e siti con territorio, istituzioni, aziende e comunità.Non mancano testimonianze che confermano invece la volontà di migliorare situazione già di eccellenza. E’ il caso di quella di Gabriel Zuchtriegel, direttore del sito archelogico più famoso al mondo, quello di Pompei che vanta oltre quattro milioni di visitatori l’anno. Il sito campano già all’ avanguardia per quanto riguarda l’interazione social e la digitalizzazione, ha deciso di sviluppare un rapporto attivo con il territorio. Il direttore Zuchtriegel ha spiegato infatti come si sia deciso di coinvolgere : “ le scuole anche con un corso di teatro, a maggio saranno loro i protagonisti degli Uccelli di Aristofane rappresentato al Teatro Grande”.
Alessandro d’ Alessandro, responsabile del Parco archeologico di Ostia Antica, si sofferma su problemi pratici e fa presente come la sfida fondamentale sia quella di finanziare accessibilità, efficientamento energetico e digitalizzazione con i fondi del Pnrr. Stephane Verger, direttore del Museo Nazionale romano, sottolinea problemi come la mancanza di personale. Il virus infatti ha fermato i concorsi per l’assunzione di nuovi custodi: “Ci troviamo tutti in una situazione molto complicata”. Per Verger i musei “concepiti in un’epoca nella quale c’era tanto personale e non mancavano le risorse” vanno riorganizzati con nuovi percorsi per renderli più semplici e intellegibili. Molto significativa la testimonianza di Filippo Demma, responsabile del sito di Sibari, il quale racconta di aver dovuto fronteggiare anche le intimidazioni della criminalità organizzata . Il sito di Sibari ha anche altre difficoltà ma non manca l’ingegno per voler risolvere i problema. “Stiamo riorganizzando i nostri musei cercando di ridurre le distanze con il nostro pubblico e lavorando sulla sostenibilità” ha spiegato Demma. Il direttore ha aggiunto come attualmente per mantenere il sito di Sibari all’asciutto sia necessario utilizzare 9 pompe che costano 100 mila euro l’anno di corrente ma che “ con il Pnrr vogliamo realizzare un campo di energia rinnovabile visitabile dal pubblico, con due finalità, risparmiare ed educare” .