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domenica, Novembre 24, 2024
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’O CAPO ’E CASA di Laura Cugini.

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domenica, Novembre 24, 2024
Prefazione:
Buonasera cari deliziosi lettori, oggi è stata la festa di tutti i nostri papà ed ognuno ha ricordato il suo come ha potuto, io ho la fortuna di averlo ancora con me e non ho dovuto fare altro che fargli una bella telefonata, la stessa cosa a mio suocero, ma molti figli sono andati al cimitero a deporre dei fiori purtroppo, altri invece vorrebbero averlo vicino ma vivono da soli con le mamme ed hanno una figura mancante nella loro vita.
Questo succede soprattutto ai figli dei separati e molti bambini sono quasi costretti ad assistere alle scene sdolcinate di papà che si presentano davanti la scuola solo in questo giorno quasi a reclamare un ruolo che magari non sembra interessargli durante il resto del’anno, mettendo a disagio chi viceversa non può riceverne la visita……..
Le situazioni che si vengono a creare nella vita dei nostri figli o nipoti sono svariate e molteplici e non trovo giusto che in una società dove nelle classi dei bambini ci sono almeno due casi di separazioni, le maestre continuino ad usare la formula del disegnino e/o del regalino da portare a casa.
A mio avviso basta la classica poesia a rendere l’idea di questa “festa”, la vedo giusta perché è un momento di scolarizzazione e imparare qualcosa a memoria è sempre utile, ma lascia liberi i bambini che non hanno la possibilità di incontrare il proprio padre, di recitare l’eventuale poesia ad un nonno o ad uno zio che rappresentano per loro la figura paterna.
E proprio perché continuo a credere nella poesia come mezzo di espressione che vado a farvi leggere una poesia di Pietro Zurlo, il quale come “capo di casa” non ha aspettato che gliela dedicassero i suoi figli, ma si è scritto una magnifica poesia in vernacolo campano dedicata….a lui padre e a quello che succede spesso nelle famiglie, la mamma solitamente usa la classica espressione “non ti preoccupare, vedrai stasera quando viene tuo padre cosa ti fà” e poi la sera quando il padre torna a casa e prova a dare uno schiaffo ad uno dei figli la mamma s’intromette nuovamente per fare in modo che questo non  avvenga….insomma questa poesia è un simpatico quadretto di vita famigliare:

’O CAPO ’E CASA

So’ ’o cap’e casa e questo è risaputo,

tutt’a famiglia m’hadda rispettà;
aggia seccorrere a chi mme cerca aiuto
derezzanno quacche tuorto ca ce stà.

Ammetto che ogne tanto ’a faccia storta
cu quacche figlio pure l’aggia fà;
si nun ’o ffaccio chillo addereto ’a porta
me fa ’e pernacchie e se nne ride ’e mè.

Va bbuò so’ ’o cap’e casa s’è capito:
ma tu mugliè che vaje truvanno ’a mè?
Tu vuò ca vatto stu guaglione a friddo
ca sta jurnata t’ha fatto arraggià!

E sissignore, io l’aggi’adderezzà:
e chesto p’’o rispetto e ’a dignità.
“Fermete delinquente, viene a ccà!
Pecchè a mammeta he fatto ’ncuietà?”

E già p’’o vattere stevo aizanno ’a mana
quanno sentette ’a mamma già alluccà:
Ma ch’è sì pazzo e tu fusse nu pate,
ll’educazzione nce ’a vuò dà accussì?

Guarda st’anema ’e Ddio comme ha tremmato:
viene a mammà, papà nun ’o penzà.
Sta storia è vecchia e ssaccio comme và,
pe’ chesto me sto zitto e ’aggia ’nguttà!.-

Pietro Zurlo

La prossima poesia che andrete  a leggere invece l’ho scritta proprio per mio padre, ma la dedico a tutti i papà in virtù di questa ricorrenza:

A mio padre

Guardo il tuo corpo affaticato e stanco

ma ti ricordo giovane e attraente

che camminavi dritto come un giunco,

curato, bello ed anche assai sapiente.

Ballavi valzer, tango ed il flamenco,

sei stato il primo, vero mio insegnante

 e ancora alla tua età non sei sbilenco,

un uomo bravo, buono ed eminente.

Un tuo sorriso a me solleva tanto

sapere cosa pensi ha un gran valore

vorrei averti ogni minuto accanto.

Esser tua figlia  padre è un grande onore

e nella vita per me è stato un vanto

sapere di esser nata dall’amore.

Con questo vi lascio al vostro lavoro cari lettori e vi aspetto ancora sulla nostra rubrica, per farvi leggere alcuni lavori che ci hanno inviato i nostri amici.

Un abbraccio virtuale

nonna ciona

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