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Olimpiadi croce e delizia: Ceccon Oro da leggenda, Macchi argento al veleno

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Forse è esagerato definire profetica l’immagine vista alla Cerimonia di apertura in cui al Louvre il più celebre quadro italiano la Gioconda scompare magicamente dalla sua dimora. Tuttavia, in una giornata di gioie e dolori, esultanze e rimpianti, croce e delizia sportive, le sensazioni sono le stesse di quando alla fine si commenta una dubbia decisione arbitrale nel calcio. Dalla piscina de La Defense Arena Thomas Ceccon fa risuonare ancora l’inno italiano, proprio in quello che era uno degli sport chiamati alla rinascita in questa Olimpiade dopo lo 0 alla voce medaglie d’oro a Tokyo. Al Grand Palais, invece, dove si svolgono le gare di scherma, l’altro sport in cui l’Italia è andata a Parigi con obbligo di riscatto, è l’inno di Hong Gong a chiudere la serata, per la seconda olimpiade consecutiva, al termine di una finale diventata il tripudio dei dissapori azzurri nei confronti degli arbitri di queste olimpiadi.

Thomas Ceccon

Thomas Ceccon, Italia dominante nei 100 metri delle acque

Nicolò Martinenghi e Thomas Ceccon, i 100 metri sono distanza italiana che siano percorsi nuotando a stile libero o a dorso. Per un momento la serata del 29 luglio sembrava destinata a ricordare quel 1 agosto del 2021 (quando Tamberi e Jacobs vinsero un doppio oro nell’atletica) e anzi superarlo. Non era stata ancora smaltita l’euforia per il successo di Ceccon che Benedetta Pilato nella vasca di ritorno dei 100 rana femminili dava l’impressione di potersi consacrare in cima al mondo, invece un colpo coda finale di McSharry, Tang e Schoenmaker coniugata Smith le hanno consegnato un legno che brucia, ma che fa anche ben sperare per il futuro; Benny è sulla strada giusta. Con la medaglia d’oro di Macchi il 29 luglio sarebbe entrato ancor di più nella storia del nostro sport. Invece quello di Thomas è l’unico successo di giornata, il secondo in questa olimpiade dopo l’affermazione di Martinenghi. Se quello di Tete non era un tempo memorabile, il 52″00 di Ceck gli avrebbe garantito l’argento ai precedenti Giochi Olimpici e il titolo iridato nelle precedenti edizioni dei mondiali, escluso il 2022 quando vinse lui stesso con record del mondo (51″60) e compreso il 2017 quando il successo andò a Jiaju Xu, ieri secondo. Come Martinenghi ora Thomas è campione di tutto, nel suo palmares brillano il titolo europeo, quello mondiale (2022) e ora quello olimpico. Un titolo da brividi giunto senza i favori del pronostico considerando il 52″02 del cinse in semifinale e la batteria nuotata sul filo dell’eliminazione (53″45 e dodicesimo tempo). “Vi ho fatto venire un brivido? Dai, lo sapete come sono fatto” ci h scherzato su prima della finale. Ceccon resta l’unico primatista mondiale italiano, ma oggi ha dimostrato ancora una volta che i record sono fatti per essere battuti, mentre a restare impresse sono le medaglie; una filosofia seguita anche da Tete Martinenghi. La gara è stata incerta, fino agli ultimi metri, anzi la vasca di andata stava per premiare Xu che forse, nuotando in 24″88, non è riuscito a risparmiarsi in vista dello sprint finale. Nell’anniversario del titolo mondiale di Magnini – il 29 luglio 2005- sui 100 stile, Tom fa risplendere una serata che senza di lui sarebbe stata dolorosa per i colori azzurri.

Filippo Macchi

Olimpiadi al veleno: Macchi è argento nel fioretto tra le polemiche

Benvenuto qui fra luci e confusione” canterebbe Ligabue. A Parigi si distinguono facilmente la luce degli ori di Martinenghi e Ceccon dalla confusione generata dall’ingresso sul tatami, sul ring o su una pedana di un italiano destinato a medaglie importanti. Aziz Abbes, Arianna Errigo, Odette Giuffrida e ora anche Filippo Macchi non sarebbero nel torto nel sentirsi derubati di un sogno. Vittime di decisioni arbitrali, apparentemente prese a proprio sfavore, le loro 4 sconfitte hanno sollevato un terremoto di polemiche per le quali si è speso lo stesso presidente del CONI Giovanni Malagò: “Fa riflettere che abbiano mandato lo stesso arbitro della semifinale anche alla finale per il terzo posto” ha dichiarato parlando del ko di Odette. Si è espresso con toni decisamente più accessi il presidente della federazione di Boxe D’Ambrosi che, senza mezzi termini, ha definito una vergogna l’eliminazione di Abbes: “L’Italia è scippata. Pensavo che il CIO tutelasse i pugili”. Ieri a cercare di smorzare la tensione ci ha pensato la nostra stessa portabandiera, Arianna Errigo anche lei eliminata per una decisione dubbia: “Sull’ultima stoccata non sono d’accordo. Ma il mio sport è anche questo, non dovevo arrivare al 14 pari”. Un passo verso la distensione che è stato immediatamente cancellato dalla serata del fioretto maschile al Grand Palais. Filippo Macchi non si aspettava di arrivare in finale, ma dopo il ko di Tommaso Marini si è dovuto far carico delle tante speranze che l’Italia riponeva nel fioretto; una volta giunto così vicino al più grande successo della carriera il desiderio di una vittoria ha iniziato a farsi strada nella sua testa e lui ci si è aggrappato con le unghie e con i denti trovandosi con due match point tra le mani. A quel punto, la rimonta di Cheung Ka Long ha dato il via ad una situazione da tregenda, per ben tre volte l’arbitro di Taipei ha fatto rigiocare la stoccata decisiva che alla fine ha portato all’oro dell’hongkonghese. Ciò ha mandato su tutte le furie il CT della scherma Stefano Cerioni che ha definito incompetenti i direttori di gara prima di presentare una protesta ufficiale al CIO sottoscritta da Paolo Azzi, presidente della FIS che ha espresso anche lui il suo disappunto: “Il vero vincitore è Filippo Macchi, gli è stato negato un oro che meritava. Fortunatamente il presidente del Comitato Olimpico Thomas Bach, campione olimpico di scherma ha visto tutto..”. Bufera totale e continua sopra la Parigi azzurra, non si fa in tempo a festeggiare un’oro che è già di nuovo il momento delle polemiche; d’altronde il confronto con l’arbitro è sempre stato qualcosa di insito nella passione sportiva (principalmente calcistica) degli italiani, anche perché di scorrettezze il nostro sport ne ricorda diverse: da Byron Moreno ai mondiali del 2002 ad Aurelie Tourte contro Sinner in semifinale a Montecarlo, e nella capitale ancora cadono lacrime e volano saette nel sentire il nome di Anthony Taylor. La verità è che ha ragione la nostra portabandiera, gli arbitri sono umani, possono sbagliare anche loro, sta all’atleta il compito di non trovarsi in una situazione tale da far risultare decisivo un errore del direttore di gara. Tuttavia, nell’era digitale in cui sono le telecamere a far da paracadute all’imperfezione del giudice queste situazioni sono sempre più inspiegabili; per ulteriori delucidazioni sul tema chiedere ai tedeschi che ancora cercano un senso alla parata di Cucurella agli ultimi Europei.

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