Obiettivo superare il record di Tokyo 2020 si era detto alla Cerimonia di Apertura dei Giochi Olimpici (e delle polemiche). “Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile, ma neanche che sarebbe stato così difficile” potrebbero cantare i Coldplay in proposito; per un momento quell‘obiettivo è sembrato sfuggirci in maniera abbastanza netta ed evidente, e fin dall’inizio della manifestazione abbiamo iniziato a contare i titoli mancati che uno dopo l’altro non sono entrati nel nostro medagliere. Viene in mente quanto accaduto nel pugilato (lo sport delle polemiche olimpiche per eccellenza quest’anno) che perdendo Aziz Abbes ed Irma Testa si è ritrovato senza possibilità di centrare medaglie italiane. Rischiava di rientrare tra le delusioni anche il Judo, quando Odette Giuffrida e Manuel Lombardo sono stati sconfitti ai piedi del podio, un movimento che è stato salvato dall’impresa di Alice Bellandi. Abbiamo eguagliato il record di Tokyo (40 medaglie) e in un ipotetico medagliere storico, l’edizione di Parigi 2024 sarebbe davanti a quella nipponica per il numero di medaglie d’oro (12 contro 10), della quali peraltro solo una è stata una conferma, quella di Tita-Banti nella vela. Sicuramente, le medaglie più inattese sono quelle che hanno salvato l’obiettivo olimpico, due su tutte quelle di Alice D’Amato e della Madison femminile di Consonni-Guazzini. Per il conto positivo si aggiunge anche quello negativo, quello degli ori mancati partendo proprio da Consonni (Simone) e Viviani che cadendo nelle ultime fasi di gara devono accontentarsi del secondo posto nella Madison maschile.
Arbitri contro: l’oro mancante
Diciamo chiaramente che non si può essere delusi dalla spedizione dell’Italiateam a Parigi2024. Tuttavia, ci sono alcuni episodi (qui ne spiegheremo i due più lampanti) che hanno lasciato gli occhi pieni di delusione e il cuore pieno di rabbia. E’ quanto successo a Filippo Macchi e al Settebello della pallanuoto. In questi due casi è necessario effettuare una distinzione netta ed evidente relativamente alle reazioni opposte che i due protagonisti hanno espresso dopo aver subito quello che i loro allenatori hanno definito un “furto” arbitrale. Macchi, sconfitto da Cheunk Ka Long nella finale del fioretto maschile dopo la ripetizione di due stoccate ha raffreddato gli animi intorno ad una sconfitta che non può essere definita tale in quanto si tratta pur sempre di una medaglia d’argento. “Le decisioni degli arbitri vanno sempre rispettate” in linea con la chiarezza espressa dalla portabandiera Arianna Errigo “Non sono d’accodo con l’ultima stoccata, ma non bisogna trovarsi in quella condizione di 14 pari”. Questo è quel che succede quando si lascia all’arbitro la possibilità umana di commettere un errore. In totale contrapposizione con la filosofia “Macchiana” è stato il comportamento del Settebello di cui riassumiamo la storia per fare ordine. Eliminato ai quarti dall’Ungheria alla lotteria dei rigori alla quale non avrebbe mai dovuto partecipare poiché una decisione arbitrale ha indirizzato verso i magiari l’esito della partita. Al momento del gol di Condemi, gli arbitri Aleksandrescu e Miskovic hanno riguardato al Var l’azione incriminata e la loro decisione ha spiazzato e sconquassato l’intero mondo della pallanuoto azzurra: rete annullata, rigore assegnato agli avversari ed espulsione per Condemi reo di aver colpito l’ungherese Jasnik (sanguinante) al termine del movimento naturale del tiro. Una decisione che poi è stata seguita da una sorta di ammissione di colpa contenuta nella risposta al ricorso presentato dagli italiani: “Il match non si rigiocherà, il ricorso dell’Italia è stato respinto, ma viene cancellata la squalifica per Francesco Condemi in quanto decade la “brutalità” del suo gesto”. Da qui è nata la protesta del Settebello, costretto a scendere in acqua per il “torneino” per il quinto posto: Durante gli inni nazionali la squadra di Campanga rivolge le spalle agli arbitri e proprio Condemi, una volta preso il pallone si autoesclude dall’incontro. Un dissenso evidente e giustamente polemico messo in atto da chi si è sentito derubato da un sogno inseguito e preparato per tre anni. Ironia della sorte l’Ungheria la medaglia l’ha persa ai rigori, sempre dopo un 8-8 nella finale per il terzo posto, ma non è la consolazione giusta per chi aveva le carte in regola per arrivare in cima al podio e con l’oro al collo.
Italia sei da record, anche di quarti posti
Per un’Olimpiade che non era iniziata nel migliore dei modi, anzi ha avuto un prologo quasi deprimente, aver eguagliato Tokyo è un risultato destinato alla sacralità storica dello sport italiano. Con il post su Instagram con il quale Jannik Sinner annunciava la sua assenza sulla terra rossa parigina, l’atmosfera intorno all’Italiateam si era fatta più cupa. “Ecco che anche quest’anno non vinceremo l’oro nel tennis” hanno pensato in molti, come in molti possono averlo pensato della pallavolo per via degli infortuni di Pietrini e Degradi. Invece quegli ori mai raggiunti nella pallavolo e nel tennis sono arrivati puntuali con il doppio Errani/Paolini e con le ragazze di Velasco; le racchette italiane inoltre hanno anche sfatato il tabu dei 100 anni, riportando, grazie a Lorenzo Musetti, un italiano sul podio a distanza di un secolo da Uberto De Morpurgo. Senza ulteriori due ko medici probabilmente staremo parlando della spedizione con il maggior numero di medaglie e di ori della storia italiana: Vito Dell’Aquila e Gianmarco Tamberi si sono dovuti arrendere in corso d’opera, svariati giorni dopo la cerimonia di apertura, e le loro ambizioni dorate erano innegabili. Nella valutazione finale della spedizione azzurra, inoltre, non si può trascurare il record di difficile interpretazione dei quarti posti. Mai nella storia avevamo conquistato 25 medaglie di legno, per 25 volte siamo arrivati ad un passo dal superare (e non solo eguagliare) il numero record di Tokyo. C’è chi ne è deluso come Jacobs e i ragazzi della staffetta “Era meglio arrivare ultimi, così fa malissimo”, d’altronde hanno perso il podio per 7 centesimi e chi, pur essendo andata ancor più vicina ai primi tre (solo uno il centesimo di distacco) piangeva dalla gioia come Benedetta Pilato: “Anche Ceccon è arrivato quarto a Tokyo e qua ha vinto l’Oro”. Di quarti posti ben due ragazze, entrambe romane, ne hanno conquistati due e guidano questo medagliere alternativo: Chiara Pellacani e Simona Quadarella. Sono sintomi positivi che vanno ad inquadrare un movimento sportivo che è in crescita dal 1 agosto 2021 (il doppio oro di Jacobs e Tamberi) se non ancora da prima perché chiuse le Olimpiadi abbiamo la certezza dei 36 giorni consecutivi con almeno un italiano sul podio, da Rio 2016 fino almeno al primo giorno di Los Angeles 2028. Non avremo il Marchand mattatore che alla sua Francia ha portato 4 ori, non siamo più neanche l’università di alcuni sport come in passato (nessuna vittoria dal canottaggio e solo un oro dalla scherma quando potevano essere tre) e non ci sono discipline da en plein italiano come accaduto per la Korea nell’arco o per la Cina nei tuffi. Tuttavia, le 20 discipline in cui è giunta una medaglia ci fanno ben sperare, perché a Los Angeles con una serie di conferme (molte star sono giovanissimi, da Musetti alla Pilato passando per Furlani) e di sfortune in meno, l’obiettivo non potrà che essere quello di superare ancora una volta Tokyo e Parigi.