Lo stop agli sgomberi delle occupazioni abusive deciso dal ministro Minniti nel caso non esistano sistemazioni alternative per gli immigrati è un attentato al diritto costituzionale alla proprietà. Praticamente lo Stato italiano intende applicare il precetto comunista dell’esproprio proletario per cui se un gruppo di persone si organizza per occupare case sfitte, a cominciare dalle seconde case, non sarà più possibile per i proprietari riacquisirne l’uso, a meno che lo Stato non abbia voglia di trovare soluzioni abitative alternative per gli occupanti. Quindi si nega la forza pubblica per la restituzione delle case ai proprietari che, quindi, saranno a tutti gli effetti requisite. Nel caso di via Curtatone per esempio lo Stato ha deciso per 4 anni di non cercare alternative e così nei 30mila metri quadrati di superficie disponibile è stata istituita dagli immigrati una vera e propria casa dell’illegalità, quasi sempre tollerata, a eccezione dei 12 arresti fatti nel 2016 nei confronti di altrettanti trafficanti di uomini intercettati telefonicamente dalla Guardia costiera che avevano stabilito la loro centrale operativa proprio all’interno di Palazzo Curtatone. La tariffa richiesta era di 4500 euro per traversare deserto e Mediterraneo, più altre migliaia di euro per raggiungere diverse destinazioni. Lo stato di pericolosità ravvisato invece dai vigili del fuoco a causa della straordinaria concentrazione di bombole del gas (l’edificio è a uso ufficio e quindi privo del gas) non ha avuto seguito. Il tutto con oltre 30mila euro di bolletta elettrica per bimestre obbligatoriamente pagata dalla proprietà.
A Castelvolturno in provincia di Caserta gli immigrati hanno già preso possesso di alcune seconde case per vacanza, anche se gli obiettivi dei gruppi organizzati sono grandi edifici in cui instaurare una sorta di contratto d’affitto clandestino. A piazza Indipendenza per esempio il pizzo preteso dai 100 resistenti che non hanno accettato le sistemazioni gratuite proposte dai gestori del palazzo fruttava oltre 3 milioni di euro, ai quali occorre aggiungere la produzione illegale di pane arabo la cui fornitura era garantita a tutti i ristoratori del centro storico. Un business criminale su cui presenteremo a settembre un esposto urgente alla Procura della Repubblica affinché siano accertate le responsabilità e si indaghi per capire i rapporti tra i malavitosi stranieri, i gruppi organizzati italiani dediti alle occupazioni e gli amministratori complici che si sono voltati dall’altra parte…
Lo dichiara su Facebook l’On.Fabio Rampelli del partito Fratelli di Italia.