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‘Redenzione’ per Cesare Battisti, no delle famiglie delle vittime all’incontro.

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Percorso di ‘redenzione’ per Cesare Battisti, condannato all’ergastolo per quattro omicidi. Secondo quanto riporta La Repubblica l’ex terrorista, “per accelerare il riconoscimento di benefici penitenziari, di misure alternative al carcere e permessi premio”, avrebbe infatti avviato un progetto per chiedere di essere ammesso alla mediazione penale, che fa parte della giustizia riparativa. Secondo l’iter di questo procedimento, spiega ancora Repubblica, Battisti “dovrebbe incontrare i familiari delle sue vittime, alla presenza di un mediatore, e intraprendere un percorso di ‘redenzione’ alla fine del quale potrebbe ottenere anche misure alternative alla cella”. Una prospettiva che tuttavia i parenti delle vittime rifiutano.

“I percorsi di mediazione sono un diritto/dovere dei detenuti e i permessi premio, in generale, rispondono ad una diversa esigenza, quella della risocializzazione”, chiarisce all’Adnkronos l’avvocato Marina Prosperi, difensore dell’ex terrorista dei Pac, commentando la richiesta avanzata dal suo assistito al fine di incontrare, in un secondo momento, i parenti delle vittime. “Cesare Battisti sta esercitando un diritto dovere e tutto quello che sin qui è stato scritto è lontano dalla realtà e dal senso della legge”.

Incontro con Battisti, il ‘no’ dei parenti delle vittime

“La sua richiesta di incontrare le vittime fa parte dell’iter che gli permetterà di avere ulteriori benefici e garanzie ma indipendentemente da quello, da parte mia e penso di tutti gli altri familiari non ci sono né la necessità né l’interesse di avere un incontro con lui, anche perché non si sono create nemmeno le condizioni eventuali per avviare un certo tipo di percorso. Non c’é la volontà di fare questo passaggio”. Alberto Torregiani, ferito in un attentato ad opera dei Proletari Armati per il Comunismo nel quale morì il padre Pier Luigi, commenta così all’Adnkronos la richiesta.

“Lui ha tutta la libertà sicuramente di fare ciò che la legge gli permette – aggiunge – il punto non è che lui taccia o meno ma che la legge gli permetta di avanzare certe richieste. Come può un detenuto condannato a due ergastoli, dopo appena 4 anni di reclusione, avere determinati benefici e condizioni non più restrittive? E’ stato trasferito nel carcere di Massa per stare più vicino alla famiglia e ora sta avanzando richieste per ottenere ulteriori benefici. No, non sono d’accordo”.

”Ciascuno in piena riservatezza può fare quello che ritiene, ci sono le singole posizioni però non debbono influire in alcun modo sul decorso della giustizia. Non credo assolutamente al discorso che ci si debba rivolgere ai singoli per sapere cosa fare e come fare, c’è una giustizia ben precisa che ha stabilito delle pene specifiche per quanto riguarda Battisti e ovviamente noi seguiamo le disposizioni della magistratura. Le sconti tutte”. Lo dice all’Adnkronos Roberto Della Rocca, presidente dell’Associazione italiana vittime del terrorismo (Aiviter), a proposito del progetto di Battisti. ”Noi familiari non decidiamo niente, siamo in uno stato di diritto e la magistratura dispone”, precisa.

”E’ ancora presto per incontrarlo. Aspetti ancora un po’. Tempi ne ha”. E’ invece secco il commento all’Adnkronos di Adriano Sabbadin, figlio di Lino Sabbadin, vittima di uno dei quattro omicidi per i quali Battisti è stato condannato in via definitiva.

“In Italia siamo abituati ai paradossi della giustizia ma speriamo che in questo caso non avvenga. Dopo che è stato un uomo libero per oltre trent’anni sbeffeggiando la giustizia italiana adesso Battisti piagnucola per 5 anni di carcere”, il commento all’Adnkronos di Potito Perruggini Ciotta, coordinatore dell’Osservatorio nazionale per la verità storica ‘Anni di piombo’.

“Sicuramente il suo comportamento non è quello di un uomo che si è pentito e non merita nessuna forma di alleggerimento della pena. Ma sappiamo bene a cosa può arrivare ‘soccorso rosso’. Mi auguro – aggiunge – che questa volta non abbiano il coraggio e l’ardire di aiutare il ‘povero’ terrorista nel timore che possano venire fuori verità scomode. Siamo sempre in attesa che la Corte europea dei diritti dell’uomo dichiari l’ammissibilità del ricorso contro i 10 terroristi pluriomicidi che sono ancora ospitati dalla Francia. Chi farà prima? Soccorso Rosso in Francia o in Europa?”.

Fonte: ADNKRONOS.COM

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