Sul caso Regeni la Procura di Roma chiede un intervento della Consulta. La richiesta al gup è arrivata dal procuratore capo Francesco Lo Voi, in aula insieme con il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, nel corso della nuova udienza preliminare sull’omicidio del ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. Una richiesta finalizzata a sbloccare il processo, che si trova ancora in una fase di stallo.
La procura in particolare ha sollevato la questione di costituzionalità dell’articolo 420 bis nella parte in cui prevede che l’assenza di conoscenza del processo da parte dell’imputato derivi dalla mancata attivazione della cooperazione dello Stato estero. Il gup scioglierà la riserva il 31 maggio: in quell’udienza il giudice potrebbe accogliere la richiesta della Procura e inviare atti alla Corte Costituzionale o decidere per il non luogo a procedere, oppure mandare gli imputati a giudizio.
Imputati sono quattro 007 egiziani: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati a vario titolo di sequestro di persona pluriaggravato, lesioni aggravate e concorso in omicidio aggravato. Nei giorni scorsi l’avvocatura dello Stato ha depositato una memoria al Tribunale di Roma con cui chiede che si celebri il processo nei confronti dei quattro 007 egiziani imputati facendo riferimento, in particolare, alla riforma dell’articolo 420 bis della riforma Cartabia, ritenendo che questa abbia aperto alla possibilità di svolgere il procedimento anche in assenza degli imputati lasciando maggiore discrezionalità al giudice sul punto della conoscenza del procedimento e della scelta di sottrarsi al processo in maniera “volontaria e consapevole”.
Nell’udienza di oggi era prevista la testimonianza in aula della premier Giorgia Meloni e del ministro degli Esteri Antonio Tajani ma nelle scorse settimane l’avvocatura dello Stato aveva comunicato che i due rappresentanti del governo non avrebbero deposto perché il contenuto dei colloqui avuti col presidente egiziano al-Sisi non è divulgabile. Prima dell’udienza, fuori dal tribunale si è svolto un sit-in per chiedere verità e giustizia per Regeni a cui ha partecipato anche la segretaria del Pd, Elly Schlein.
“Siamo qui per dare un segnale di vicinanza alla famiglia di Giulio Regeni e alle tante persone che in questi anni non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia. Crediamo fortemente che questo processo debba andare avanti, debba essere fatto, e siamo qui con questa speranza”, ha detto Schlein.
“Noi siamo sempre più convinti e determinati, dopo aver anche ascoltato oggi le parole del procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi, che il processo per il sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio Regeni vada fatto in Italia e debba iniziare il prima possibile” ha affermato l’avvocata Alessandra Ballerini, insieme a Paola Deffendi e Claudio Regeni, genitori di Giulio Regeni, al termine dell’udienza davanti al gup di Roma.
“Questo non è solo per Giulio ma perché venga sancito il principio che i cittadini italiani non possono essere sequestrati, torturati e uccisi, non possono subire la violazione dei loro diritti fondamentali nell’assoluta impunità perché gli aggressori si sottraggono al processo abusando del nostro sistema di diritto e di garanzia – ha aggiunto – Nessuno vuole negare il diritto di difesa a queste quattro persone, ma che vengano, si facciano processare e si difendano. Vorremmo ringraziare tutte le persone che in ogni angolo del mondo, non solo ci sostengono emotivamente, ma stanno facendo indagini per noi che sono molto preziose. Stateci vicino”.