Oggi la nostra rubrica ideata e curata dal nostro Direttore Editoriale Professoressa Angela Bernardo in collaborazione con l’autorevole medico legale Dottoressa Mariagrazia Celestino ha il grande piacere nonché onore di ospitare l’interessante intervista della Professoressa Bernardo al Dottor Riccardo Mottillo, apprezzato esperto di arti marziali e da sempre impegnato nelle promozione e valorizzazione di queste pratiche sportive affascinanti e degne di approfondimento.
Benvenuto su IQ gentilissimo Dottor Mottillo, è per noi un vero piacere averLa come ospite gradito e qualificato per un focus attento sul benessere relativo al mondo dello sport e in particolare delle discipline marziali. Iniziamo, dunque, con una Sua breve presentazione.
Buongiorno a Lei e a tutti i lettori, piacere mio e grazie per il gentile invito. Mi chiamo Riccardo Mottillo, ho 56 anni, ho iniziato la mia esperienza sportiva nei primi anni ’80 del secolo scorso ad Isernia, in Molise, praticando per due anni la “noble art” della Boxe, per poi passare alla pratica delle arti marziali giapponesi del Karate stile Shotokan, integrandolo con una esperienza da combattente agonista di Kickboxing che all’epoca era la disciplina marziale emergente in quanto – negli intenti, in quel periodo – si voleva recuperare l’autenticità degli scontri1, persa nel tempo per vari motivi. Ho avuto molteplici esperienze atletiche e formative nell’ambito di varie discipline dell’Estremo Oriente, dal Judo e Jujitsu giapponese al Tae Kwon Do coreano fino a giungere a 46 anni ad entrare nel “Tiger Club s.s.d.” ove ho avuto modo di apprendere le basi del Kung Fu cinese e la relativa applicazione combattentistica nell’ambito del Sanda (o Sanshou), molto diffuso nella Cina di oggi, che ha conservato un affascinante impianto formativo rimasto sostanzialmente immutato da secoli, di cui sono diventato anche insegnante con qualifica di istruttore.
1I combattimenti di Karate, chiamati Kumité, prevedevano da regolamento il massimo controllo del colpo di pugno e/o calcio che doveva essere arrestato prima dell’impatto contro il bersaglio, quindi basato su una mera dimostrazione di forza, potenza e velocità, ma che non fornivano il riscontro della reale portata in termini di effetti e conseguenze dei colpi inferti. La Kickboxing, di provenienza statunitense, si proponeva di recuperare e valorizzare questi aspetti, pur all’interno di un gesto atletico agonistico e di un impianto di regole sicure e certe.
Le arti marziali come un toccasana per la salute psico-fisica e una vera e propria palestra di vita. Ce ne può parlare più nello specifico?
Nello specifico se ne potrebbe parlare per giorni, intaccando appena il monumentale ambito del discorso. Il mondo delle arti marziali è affascinante, complesso, ricco di storia, storie e tradizioni “buone”. Ha retaggi culturali che affondano nei millenni passati, in cui la formazione marziale era patrimonio necessario comune a tutti i popoli, i quali sviluppavano autonomi sistemi di combattimento. Ad es., contrariamente a quanto comunemente si pensa, l’Italia stessa, per sue vicissitudini storiche, è una terra di grandi tradizioni marziali e di guerrieri. Le arti marziali, quindi, nel passato, venivano diffusamente praticate fin da bambini (si pensi, ad es. allo stile di vita degli Spartiati, gli abitanti di Sparta) e tale impegno si protraeva durante l’intero arco dell’esistenza umana. Ciò ha sempre implicato due importanti conseguenze: da un lato un allenamento costante che consentiva di ottenere un netto e progressivo miglioramento della salute psicofisica del praticante, soprattutto con l’avanzare dell’età, legata al costante allenamento della forza, resistenza, scatto, agilità, equilibrio, potenza e armonia fisica; dall’altro un assorbire e mettere in pratica principi etici comuni a qualsiasi filosofia marziale, basati essenzialmente sulle virtù del coraggio, onore, disciplina, umiltà e resilienza, che consentivano di formare cittadini maggiormente consapevoli. Nulla di nuovo, quindi, sotto questo Cielo, oggi, quando capita di vedere – anche in alcune città italiane – qualche anziano orientale alzarsi al sorgere del Sole e praticare movimenti del corpo ritmici, fluidi e morbidi magari in riva al Mare o in un parco cittadino. L’allenamento di determinati stili di Kung Fu, come il famoso Tai Qi Chuan, o di pratiche “interne” come il Qi Kung (basato sull’abbinamento armonioso respirazione/movimento del corpo) o il Nai Gong (ossia la pratica di “pulizia” degli organi interni delle persone) trovano fondamento e riscontro in molteplici aspetti: dalla semplice pratica ginnica posturale e salutistica alla filosofia Taoista/Buddhista fino alla Medicina Tradizionale Cinese, pur conservando i fini e l’impianto di vere e proprie arti marziali.
Ogni attività fisica, condotta con le dovute cautele in relazione all’età e allo stato di salute complessiva del praticante, non può che comportare un aumentato stato di benessere psicofisico e per questo, contrariamente a quanto diffusamente ritenuto, con l’aumentare dell’aspettativa e della qualità della vita, una regolare pratica sportiva sarebbe auspicabile a qualsiasi età per consentire un processo di invecchiamento più lento e graduale e ridurre la probabilità di insorgenza di malattie (ad es. quelle cardiovascolari).
Giovani e sport, una relazione naturale e al contempo un bene e una sfida educativi e formativi per la loro crescita in cui l’inclusione è elemento fondamentale. Quali sono state al riguardo le Sue esperienze sul campo più emblematiche e significative?
Si sente generalmente dire che i giovani sono il nostro futuro. Si tratta di una verità lapalissiana. Oggi la nostra società ha più che mai bisogno di incentivare la cultura di massa dello sport come metodo a basso costo di mantenimento della salute psicofisica nei giovani, adulti e anziani. Lo stile di vita dell’uomo contemporaneo è generalmente dannoso: lunghe giornate seduto dietro ad una scrivania, spostamenti quasi unicamente in auto o a bordo di mezzi pubblici anche per brevi tragitti, uso smodato di sistemi informatici e tecnologici, alimentazione eccessiva o di scadente qualità, stili di vita accelerati, inquinamento atmosferico e spesso acustico, oltre a molti altri fattori, sono tutte fonti di stress che minano fortemente dapprima il conseguimento e soprattutto poi il mantenimento di un adeguato livello di benessere psicofisico. Tale condizione accomuna indistintamente tutti: dai bambini agli anziani. Non è un caso che è sempre più frequente oggi notare bambini obesi o sovrappeso o con altre limitazioni funzionali anche solo rispetto a qualche decennio fa.
Gli obiettivi di un istruttore di qualsiasi disciplina sportiva e segnatamente di arti marziali, oggi, non possono più essere solo quelli tradizionali, legati all’insegnamento della disciplina sportiva conosciuta e praticata, ma devono spaziare anche in altri ambiti, contribuendo a migliorare qualità morali e caratteriali come l’autocontrollo, la calma e il coraggio che possono riverlarsi utili per disinnescare sul nascere una situazione conflittuale e, nella peggiore ipotesi, per affrontare con lo spirito giusto una eventuale aggressione.
Nel quadro della mutata sensibilità della società italiana, poi, riveste oggi sempre più importanza la pratica sportiva come momento di aggregazione, socializzazione e inclusione. Quest’ultimo aspetto, per me, è fondamentale, anche alla luce della mutata composizione etnica delle nostre realtà cittadine, in cui gli stranieri non sono più una sporadica presenza, ma costituiscono nuclei consistenti di persone che possono avere cultura, idee e mentalità a volte anche molto distanti da quelle di un italiano. Lo sport, con le sue potenzialità aggregative e attrattive, è sicuramente un veicolo potente ed efficace di superamento delle barriere linguistiche ed etniche, consentendo di creare ponti dove alcuni alzano muri per ritrovarci e riconoscerci tutti reciprocamente alla fine come membri della medesima famiglia umana. Nella mia esperienza di insegnante di arti marziali ho curato la formazione di atleti provenienti da varie parti del Mondo, dal nord ed est Europa, al nord Africa fino al sud America, sempre nell’ottica di una fisiologica inclusione legata al coinvolgimento di ognuno nelle attività della squadra. Questo consente un agevole superamento persino a volte delle barriere linguistiche e culturali, permettendo l’inserimento facile e veloce dello straniero in un contesto amicale di atleti che condividono passione ed obiettivi comuni.
Work in progress: quali progetti per questo 2025 sempre all’insegna dei valori fondanti della vostra attività?
Il 2025 è visto e invocato da molte persone come “l’anno della svolta” per molta umanità martoriata da varie calamità che la cronaca narra con dovizia di particolari. Il “Tiger Club s.s.d.” è una realtà sportiva ultratrentennale a cui orgogliosamente appartengo che si è sempre segnalato nell’ambito della F.I.Wu.K. (Federazione Italiana WUshu Kung Fu, riconosciuta dal C.O.N.I.) come una società sportiva presente in cinque città italiane e con una sede all’estero nella città di Fiume, in Croazia, in grado di formare anche atleti agonisti di caratura internazionale e un importante palmares di riconoscimenti sportivi. Gli obiettivi di quest’anno sono quelli del continuare su questa strada, contribuendo alla divulgazione della cultura sportiva in Italia e all’estero e ad alimentare l’amore nelle persone per le arti marziali, segnatamente cinesi.
Ringrazio e saluto la redazione, per avermi fornito questa bella opportunità di divulgazione dell’attività da me svolta nella provincia di Campobasso, ringrazio e saluto anche i lettori e per chiunque fosse interessato al programma, rammento che il Tiger Club ha una sua pagina ove è possibile trovare traccia delle nostre attività ed iniziative. Basta collegarsi al sito internet www.tigerclub.it per trovare tutte le informazioni necessarie. Buona giornata.