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Ricerca, la matematica Elisabetta Strickland analizza il Premio Nobel: “Troppe poche donne”.

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La Scienza è frutto della curiosità e dell’intelligenza. Da sempre la curiosità è una delle caratteristiche delle donne e certo non si può dire che gli uomini siano, in media, più intelligenti delle loro compagne. Eppure dei quasi 900 Premi Nobel assegnati fino ad oggi solo 61 sono andati a una donna. Insomma, a guardare le statistiche, nei circa 120 anni di esistenza, il più prestigioso riconoscimento internazionale – assegnato a scienziati e letterati – solo una volta su 15 è andato ad una signora.

A delineare la mancanza di parità di genere anche tra le pieghe della scienza e della letteratura è la matematica italiana Elisabetta Strickland nel suo libro “Le Madri di Idee. Le donne scienziate e il Premio Nobel” (Nemapress edizioni), che sarà presentato mercoledì prossimo, 17 maggio, a Roma, alla Biblioteca Casanatense (ore 16,00).

Responsabile dell’Osservatorio Interuniversitario sugli Studi di Genere, di cui è socia fondatrice, la Strickland nel suo libro riflette sulle ragioni sociali e culturali, sulle carenze del sistema formativo e ricorda le considerazioni dell’astrofisica Margherita Hack che sottolineava come le donne abbiano “tutti i numeri per essere valide scienziate” ma per affermarsi, rispetto ai colleghi maschi, debbano “aggiungere al loro bagaglio culturale una razione ulteriore di grinta”. Concetti noti e che giustamente vanno ribaditi secondo la Strickland per sconfiggere pregiudizi e rimuovere ostacoli culturali.

Ma il libro della Elisabetta Strickland, va oltre. Forte dell’antico motto secondo cui “un esempio vale più di mille discorsi”, la matematica italiana nel suo libro racconta anche alcune delle storie di chi ce l’ha fatta: 23 esempi di vincitrici di Nobel. Donne diverse per cultura, tempra, modo di essere determinate: da Maria Curie a Rita Levi Montalcini a Tu Youyou. Ritratti efficaci, non banali, capaci di scandagliare gli animi di donne e insieme di descrivere come intelligenza, curiosità e passione si sono realizzate.

Pagine da leggere e non da sintetizzare per non privare il lettore del gusto letterario che sottende al libro. Una sola annotazione. Alla fine del volume c’è un capitolo intitolato “Scienziate da Nobel ma non abbastanza. Sei storie di successo non riconosciuto (abbastanza)”. Ecco, solo questo capitolo merita la lettura del libro. Insomma Elisabetta Strickland porta nelle nostre biblioteche un libro che spera di estirpare almeno qualche pregiudizio e, insieme, di corroborare la determinazione delle signore.

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