“Ridisegnare le politiche migratorie” articolo di Achille Colombo Clerici su QN IL GIORNO del 27 febbraio 2021
Stupisce il grande pubblico che il maggior numero di immigrati in Italia – oltre il 31% – sia costituito dagli europei rumeni e albanesi; seguono 414mila marocchini, cinesi (289mila) ucraini ( 229mila), filippini (158mila) indiani (153mila), bangladeshi ( 139mila), egiziani( 128mila) e pakistani (122mila). E che sia la Lombardia ad ospitarne il maggior numero, oltre il 13%, su un totale di 5.923.000, quasi il 10% dell’intera popolazione italiana, 59.641.000 residenti: gli irregolari sono poco più di mezzo milione.
E’ la fotografia scattata dalla XXVI edizione del Rapporto sulle migrazioni di Fondazione ISMU, che nel 2021 compie trent’anni di attività, della quale è segretario generale il prof. Vincenzo Cesareo, sociologo dell’Università Cattolica di Milano.
Nel 2020, l’anno segnato dallo scoppio della pandemia, si registra un aumento degli sbarchi (34mila), dopo due anni di diminuzione. Nonostante ciò, il fenomeno migratorio nel nostro Paese è in una fase di stagnazione, che dovrebbe accentuarsi sia a seguito degli effetti della recente sanatoria, sia per la riduzione della forza trainante di un mercato del lavoro che quasi certamente faticherà a recuperare le posizioni, già non brillanti, dell’epoca pre-Covid.
Nonostante i progressi nella partecipazione degli stranieri al sistema scolastico e accademico, oltre 9 giovani lavoratori extracomunitari su 10 svolgono un lavoro a bassa qualifica e bassa retribuzione, impegnati nella produzione dei “servizi essenziali”, quali la filiera agroalimentare, il settore sanitario e della cura, la logistica. Dati che confermano il fenomeno dello svantaggio strutturale dei giovani immigrati di prima e seconda generazione, svantaggio che rappresenta una delle principali criticità per la convivenza interetnica in Italia e in Europa.
La “scoperta” del ruolo chiave che il lavoro immigrato svolge in determinati comparti essenziali, afferma il Rapporto, rende improrogabile mettere finalmente a tema il ridisegno delle politiche migratorie secondo un approccio pragmatico alla questione che ne depotenzi la strumentalizzazione politico-ideologica attraverso la formulazione di indicazioni e proposte capaci di iscrivere la gestione dell’immigrazione entro le linee strategiche per la crescita e lo sviluppo dell’Italia.