Secondo ciclo di dibattiti organizzato da Osservatorio Metropolitano. Assoedilizia tra i patrocinatori
RIPENSARE LA LOGICA DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO
LA CITTA’ AL SERVIZIO DEI CITTADINI, ESEMPIO IL PROGETTO C15’
di Benito Sicchiero
Una città a servizio dei cittadini, delle loro necessità, delle loro aspirazioni, non l’obbligo dei cittadini di adeguarsi ai progetti dei programmatori pubblici. Questo – ha detto Alberico Belgiojoso, presidente di ArchxMi – l’obiettivo del secondo ciclo di dibattiti organizzato da Osservatorio Metropolitano presentando il webinar “Milano. Piani Progetti. Commenti al PGT”. Assoedilizia è tra i patrocinatori.
Il Piano di Governo del Territorio è lo strumento di pianificazione urbanistica che indirizza il futuro della Grande Milano fino al 2030. Uno strumento che segna una svolta. A differenza dei precedenti Piani Regolatori non tratta l’espansione della città perchè sono venute meno le condizioni (popolazione stabile e tramonto degli insediamenti industriali) ma il miglioramento della qualità di vita dei residenti. In estrema sintesi, qualità invece di quantità, cambio di rotta tanto più importante dopo lo choc sociale ed economico generato dalla pandemia. In tale ottica i pubblici amministratori devono fare scelte fondamentali, senza delegare ad altri. Eccone alcune.
Stabilire un rapporto tra conservazione e innovazione. Milano è la vetrina – forse unica al mondo, perciò potrebbe essere definita ‘città d’arte delle trasformazioni’ – di cambiamenti millenari: conserva testimonianze che vanno da capitale dell’impero romano, passando attraverso medioevo, Rinascimento, influenza spagnola, austriaca, francese, fino ad essere, oggi, la più europea delle città italiane. Ma dalle altre città dell’Europa moderna differisce in un punto fondamentale: nel rapporto pubblico-privato le amministrazioni metropolitane decidono cosa fare e lo indicano ai grandi investitori immobiliari; a Milano avviene il contrario. Sul tema periferie, si tratta di recuperare i borghi, coordinare l’espansione dei nuovi quartieri (il fallimento Assago docet) e mantenere e sviluppare le attività artigianali.
Clara Rognoni, architetto e vicepresidente dell’Ordine degli Architetti di Milano, dopo un’interessante analisi storica dei vari strumenti regolatori del territorio (il piano regolatore, come strumento di riordino della città, venne introdotto dalla legge del 1865 in materia di espropriazione per pubblica utilità, a seguito dell’epidemia di colera scoppiata a Napoli, allora la più grande città d’Italia, con 400mila abitanti, dove la gente viveva ammassata e senza servizi igienici) ha riservato alcune critiche al PGT milanese pur sottolineando che, per la prima volta, i cittadini sono stati chiamati ad esprimersi prima della stesura del Piano: dall’eccessiva lunghezza del documento (oltre 3000 pagine) al non essere riuscito (Piano dei Servizi) a creare attrattività per gli operatori, nonchè all’essere poco flessibile. Inoltre, esso soffre la conflittualità politica tra Regione e Comune; e sulla rigenerazione urbana appare difficile convincere i residenti ad abbandonare, sia pure temporaneamente, gli edifici condominiali perché vengano ricostruiti in maniera più efficiente ed accogliente.
Secondo Marco Engel, architetto e presidente di INU Lombardia, il Piano urbanistico deve cambiare natura: da strumento di controllo a strumento di promozione attiva delle trasformazioni. Ciò a causa del crollo della domanda al di fuori dei confini comunali – Milano continua ad essere attrattiva per gli investitori immobiliari – riassumibile in due cifre: in Lombardia nel 2011 costruiti 22.800 alloggi, nel 2015 (ultimo dato disponibile) 8.200. Anche se c’è stata una lieve risalita dal 2017, la situazione rimane critica a causa del declino demografico e della denatalità, della riduzione della ricchezza delle famiglie, della precarietà dei posti di lavoro, della impossibilità di pianificare gli investimenti produttivi.
Sul progetto Città a 15 minuti (intendendo la possibilità, per qualsiasi residente, di raggiungere i servizi pubblici nel raggio di un chilometro ) è intervenuto Alessandro Alì, Centro studi PIM, docente al Politecnico. Una metropoli policentrica o di quartieri dove sono ‘a portata di piedi’ negozi, mercati, bar, ristoranti, attività artigianali, asili e scuole, luoghi della cultura e dell’intrattenimento, impianti sportivi, parchi ecc. Per la realizzazione, il progetto necessita della collaborazione di una pluralità di attori (governo, regione, enti locali, forze economico-sociali, terzo settore e cittadinanza attiva ecc.) e di una cooperazione intra-organizzativa.
A conclusione dei lavori Gianni Verga, presidente del Collegio Ingegneri e Architetti di Milano fondato nel 1563, coordinatore di Osservatorio Metropolitano con Belgiojoso e Carlo Berizzi presidente di Aim-Associazione interessi metropolitani, ha lanciato una proposta-provocazione: è tempo di fare un salto di qualità in tema di pianificazione e legislazione con strumenti che definiscano gli obiettivi da raggiungere e con quali risorse, non solo pubbliche: impegnando professionisti della burocrazia ed esperti.