Nel 1990 erano le “notti magiche inseguendo un gol”: le parole della canzone tormentone rimasta in testa agli italiani fino al 3 luglio, giorno della semifinale con l’Argentina al San Paolo, ancora non rinominato “Maradona”, anche perché el Diez scese in campo per eliminarci. Nel 2021, il ritornello di We are the People di Martin Garrix e buona parte degli U2, ce lo siamo portati fino alla finale di Wembley, passando per l’Olimpico di Roma. È stato un successo, non solo per l’Italia di Mancini, ma anche un successo organizzativo, un totale trionfo della passione per il calcio che ha invaso la capitale in quei giorni; dallo stadio fino alla Fan Zone di Piazza del Popolo dove venivano trasmesse tutte le partite. Trasformata quell’atmosfera in esperienza, gli Europei 2021 sono sembrati solo un assaggio nostalgico delle notti magiche che ci hanno messo un’acquolina in bocca insaziabile di tornare ad ospitare un evento simile. È quindi nata in quei giorni l’idea: “un immagine nella nostra mente, potrebbe essere una follia, ma potremmo aver ragione”, parafrasando ancora le parole scritte per essere colonna sonora di Euro 2020, l’idea era quella di ospitare una nuova competizione in Italia.
Euro2028 e 2032: anche l’Italia
Negli altri sport, spezzare le candidature, è diventata una prassi consolidata: volley e basket dividono sempre le sedi. Euro 2020 doveva essere l’inizio di un nuovo esperimento, quello della manifestazione itinerante; la UEFA ha dichairato che non verrà replicata, ma la direzione ormai è quella di manifestazioni assegnate a zona e non più per paese. La FIFA anche ha adottato questa strada con Mondiali 2026 in tre paesi e con l’edizione del Centenario in sei. Il CIO fatica ancora a discostarsi dall’assegnazione ad un’unica città delle Olimpiadi; anche se Milano-Cortina ingloberà una regione estesa del Nord Italia le ipotesi Barcellona-Andorra 2030 e Firenze-Bolonga 2036 sembrano complicarsi. Quindi la Federazione Europea ha deciso di scostarsi dall’ipotesi itinerante per abbracciare l’opzione dell’assegnazione “a zona”. In uno dei suoi recentissimi successi Ed Sheeran dice “it is opening day and a brand new start”: il 10 ottobre 2023 in effetti è stato ufficialmente il primo giorno di vita degli Europei 2028 che sono stati assegnati al Regno Unito e alla Repubblica d’Irlanda, per noi ora è inevitabile sognare una seconda Wembley.
Il buon senso in realtà consiglierebbe di tornare con i piedi per terra, perché la partecipazione a Germania 2024, i prossimi Europei non è decisamente scontata, i tempi cambiano e in fretta. Eppure lo spirito di Euro 2020 non si è esaurito, ed è arrivato fino agli alti vertici UEFA a Nyon dove Gravina, Abodi, Ilaria D’Amico e Gigi Buffon sono saliti sul palco per ricevere l’applauso della Federazione e con esso l’assegnazione del torneo nel 2032 in comune con la Turchia. 5 città a testa, per un totale di dieci stadi che verrano scelti nel 2026, mancano ancora tre anni: molto probabilmente si tornerà ad Istanbul sede di tristi finali di Champions per le squadre italiane, ed è già partito il totostadi per capire chi riceverà l’onore di ospitare almeno un incontro. Le città candidate hanno a disposizione tre anni per presentare un iter progettuale e finanziario compatibile con l’organizzazione dell’evento. Lo Stadium di Torino sembra l’unico certo di ospitare delle partite, Roma e Milano anche, ma a causa delle questioni San Sito e Stadio della Roma il luogo è ancora da scoprire; Napoli, Genova, Bari, Bologna, Verona, Cagliari, Firenze dovranno rinnovare le sedi e parte della decisione potrà dipendere da presidenti come De Laurentiis e Commisso che si sono posti l’obiettivo di dare un volto nuovo alle case delle loro squadre. Dalla candidatura unica, con il passaggio al progetto congiunto con la Turchia, potrebbe essere ripescata anche la città di Palermo, ovviamente anche per il capoluogo siciliano saranno richiesti importanti aggiornamenti allo storico Barbera. Da Nyon è giunto il giusto stimolo per cambiare immagine agli stadi italiani e i soli 5 posti disponibili sembrano anche poter accendere lo spirito competitivo che porterà il calcio italiano nella modernità.