“Dammi cinque minuti” cantavano gli Stadio, il riassunto di una richiesta apparentemente innocua e permissiva insita in ogni essere umano fin dalla nascita. Chi di noi da bambino non ha mia chiesto ai genitori i famosi 5 minuti in più al parco giochi, o magari davanti alla Playstation. Rafael Nadal sta facendo esattamente questo, il vecchio leone Re della Terra Rossa vuole ancora divertirsi, e come un bambino chiede ancora 5 minuti di gioco, un attimo ulteriore di esultanza e di goduria, chiede di prolungare ancora di poco la sua esperienza sul campo da tennis. Lo scorrere del tempo purtroppo è un avversario che neanche Rafa può sconfiggere, neanche nel rettangolo rosso in cui per oltre vent’anni ha dimostrato di essere in possesso di qualche lampo di onnipotenza. L’orizzonte del ritiro una volta oltrepassato non permette alcun ritorno al passato, come se fosse un equivalente sportivo delle mitologiche colonne d’Ercole che si credeva segnassero la linea della fine del mondo. Due anni fa, mentre Nadal e Zverev si davano battaglia sullo Chatrier in semifinale del Roland Garros, quell’orizzonte non sembrava poi così vicino. Con una flebile voce, indebolita dall’emozione che lo sta accompagnando e commuovendo in questo Farewell Tour, Rafa ha salutato, al termine di una battaglia invincibile, anche la sua casa parigina. “Magari ci vediamo l’anno prossimo” aveva scherzato al termine dell’ultima partita a Madrid, ancora oggi ha voglia di giocare con il suo pubblico, ha la volontà di tenere aperto uno spiraglio della porta dei sogni: “Non so se è l’ultima volta”. Anche per questo bambino diventato Re è difficile abbandonare il proprio parco giochi; per ora la data del ritiro è solo rinviata (a data da destinarsi speriamo noi fan del tennis), ma la torcia olimpica che corre verso Parigi appare sempre più come una clessidra che al proprio esaurimento sancirà l’inizio dell’ultimo passaggio del King of Clay nel teatro dei 14 storici successi.
E’ giusto così
Se ci pensiamo è giusto così. Primo turno proibitivo, un esordio contro il principale favorito del Roland Garros 2024 poteva essere un sorteggio tragico ed ingiusto, una di quelle partite in cui ancora una volta viene sottolineata la crudeltà dell’assenza del pareggio nel tennis. Nessuno avrebbe voluto perdere uno tra l’Adone teutonico ed il King of Clay così presto nel torneo, ma a pensarci razionalmente non poteva esistere per Rafa un epilogo migliore nella sua Ville Lumiere. Certo, tutti avrebbero voluto vederlo salutare con il quindicesimo trionfo, ma nessuno avrebbe voluto per Nadal un ultima volta come è stata quella a Roma (pesante ko contro Hurkacz al secondo turno 6-1 6-3) o un tracollo nei primi turni contro un qualsiasi “signor nessuno”. Per la verità, l’inizio della partita (break subìto a zero) con Zverev aveva lasciato presagire una seconda tempesta, un’ altra disfatta che non avrebbe reso onore al Re. Poi il ruggito del Vecchio Leone è tornato a farsi sentire all’interno della sua terra rossa, rendendo il 3-0 incassato un risultato bugiardo. A due anni da quel gelo silenzioso che accerchiò lo Chatrier in un pomeriggio di giugno, quando la caviglia di Sascha andò in frantumi inseguendo un lungolinea di Rafa, Nadal esce per l’ultima volta dal campo del Roland Garros, e anche per lui è difficile nascondere le emozioni. “Grazie per ciò che hai fatto per il tennis” ha detto Zverev dopo averlo sconfitto: Rafa ha unito il circuito, ha ispirato quelle generazioni che adesso prendono il suo posto, dal’Adone teutonico ad Alcaraz che oggi era in Tribuna (come il rivale Djokovic) ad assistere alla Last Dance. “Non è vero ceh nella vita abbiamo poco tempo, è che ne sprechiamo troppo” diceva Seneca, ma Rafa, negli anni di dominio sui campi da tennis si è riservato il lusso anche di contraddire il Retore. Nadal non ha mai sprecato neanche un minuto su quel campo, non ha mai lasciato al caso neanche un singolo punto andando costantemente ad inseguire la vittoria in ogni torneo, in ogni set ed in ogni game, qualcosa che spera di poter fare ancora, anche solo per altri 5 minuti.