La soluzione al nodo dei crediti incagliati del superbonus è vicina.
Ma per arrivarci serve l’aiuto delle banche.
Il governo punta tutto sulla loro costruttiva collaborazione, proseguendo la moral suasion per far ripartire l’acquisizione di crediti incagliati. Un percorso che passa però anche attraverso gli strumenti allo studio nell’ambito del decreto superbonus: le ipotesi più percorribili al momento restano l’F24 e i Btp, ma il lavoro prosegue senza sosta. Il tempo, infatti, stringe: lunedì scatta il rush finale in commissione, poi il testo è atteso mercoledì in Aula.
Dal governo filtra un cauto ottimismo. “Se le banche ci stanno dando, come spero, un aiuto, vediamo di sbloccare il tutto. Anche con gli altri emendamenti stiamo immettendoci sulla strada giusta”, spiega il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, a margine di una cerimonia della Guardia di Finanza a Bergamo. Le banche stanno collaborando, assicura l’esponente di FdI, che comunque ci tiene a puntualizzare: quello dei crediti fiscali incagliati del superbonus “è un problema che abbiamo ereditato – dice – e lo stiamo risolvendo nel migliore dei modi”.
Il faro è puntato sulle banche, ma anche sulle assicurazioni.
Il Mef ha fatto sapere nei giorni scorsi di aver ricevuto risposte positive da parte dei maggiori istituti finanziari sulla possibilità di far ripartire già nei prossimi giorni le acquisizioni dei crediti. Tra gli istituti c’è però ancora una certa cautela, in attesa di capire anche come si sbloccherà la partita in Parlamento. Nel gruppo dei disponibili figurerebbe Unicredit. Banco Bpm ha impegni all’acquisto di crediti fiscali sottoscritti (2,5 miliardi su un plafond già impegnato di 4 miliardi) che al momento permettono una cauta apertura a nuove operazioni. Fuori dal circuito bancario, anche Poste potrebbe essere disponibile. Con oltre 16 miliardi già acquistati e una quota pari al 50% del mercato degli acquisti dei crediti, pensa invece di aver fatto la propria parte Intesa San Paolo, che è la banca che ha acquistato più crediti in assoluto ed è l’unica banca finora ad aver utilizzato il meccanismo delle ricessioni, avendo avviato contratti di ricessione per oltre 6 miliardi: complessivamente, dal 2020 Intesa ha acquisito crediti fiscali per circa 16 miliardi che corrispondono a circa 200.000 pratiche evase, per oltre 70.000 clienti, associati a oltre 160.000 immobili riqualificati sul territorio nazionale.
Nell’attesa l’attenzione si sposta sulla Camera, dove lunedì riprendono i lavori della commissione Finanze, chiamata a votare gli ultimi emendamenti. Sul nodo dei crediti incagliati le due principali ipotesi di lavoro sono l’eventuale ricorso agli F24, sui quali è in corso un approfondimento su meccanismi e ricadute e la possibilità per le banche che a fine anno non sono riuscite a esaurire i crediti di convertirli in Btp a 10 anni. Sul provvedimento resta critico il M5s: “Con questo decreto si rompe un patto tra cittadini e Stato e non possiamo permetterlo”, dice Giuseppe Conte, che sullo sblocco dei crediti non vede “nulla di sostanziale”. (ANSA).