La vera musica è tra le note, un affermazione a prima vista ovvia quella di Wolfgang Amadeus Mozart ma se approfondita può dar vita a lunghe e complesse riflessioni. Dare un senso ai silenzi, scovare il potere emozionale che esiste negli spazi non udibili tra una nota e l’altra, solo così il bambino prodigio di Salisburgo sosteneva che si potesse entrare nella leggenda. Mozart da Salisburgo affermò i suoi componimenti in tutto il mondo e allo stesso modo, sempre a Salisburgo a voler dare dei connotati mondiali, universali alle loro opere sono Federica Brignone e Sofia Goggia. Per dovere di precisione dobbiamo specificare che i mondiali di sci si tengono a Saalbach-Hinterglemm, un’importante stazione sciistica del Salisburghese, non lontano dal tempio dello sci alpino di Kitzbhuel. L’Austria per lo sci potrebbe essere considerata come il Brasile per il calcio, non è nata qui la specialità ma è qui che lo sport invernale più amato e praticato si è sviluppato e ha adottato quei connotati di sacralità simili a quelli che si riscontrano nel paese verdeoro per il Futebol. E quando i mondiali tornano a casa c’è sempre quell’atmosfera speciale, unica, classica, la stessa che si respira ascoltando una composizione di Mozart.
SuperG, Brignone e quel battito di ciglia
Chissà se ci avrà penato Stephanie Venier, nata ad Innsbruck in Tirolo dove si sono tenute due edizioni delle olimpiadi invernali, che proprio quel tracciato è stato dedicato alla campionessa che l’ha preceduta, Ulrike Maier vincitrice del titolo mondiale su quella stessa pista, in quella stessa specialità nel 1991. Undici centesimi separavano Maier dalla medaglia d’argento (la francese Natalie Bouvier), quasi lo stesso distacco con il quale Stephanie è riuscita a prevalere sulla nostra Federica Brignone che tuttavia non vede in quei dieci centesimi, (2 metri e 61 centimetri se li proiettiamo visivamente) una sconfitta, anzi. Si tratta di una pista che non nasconde insidie tecniche rilevanti che possano determinare l’andamento della gara, si basa tutto sulla velocità e forse la nostra Valanga Rosa potrebbe soffrire questo tracciato apparentemente semplice. Eppure la Tigre Brignone (soprannome affiliatogli dal suo preparatore agli scorsi mondiali) qui aveva vinto le finali dello scorso anno nello slalom gigante che è la gara cerchiata in rosso sul calendario della sua stagione. Potrebbe essere presto per definire quella in corso come la milgior stagione della carriera di Fede; viene in mente quella coppa del mondo generale, l’anno del Covid, l’anno in cui le gare vennero sospese. Replicare, restare davanti a Lara Gut sarebbe qualcosa di stratosferico, ma un passo alla volta. Ora si concentrerà su Saalbach, sul gigante, ma perché no anche sulla discesa. Al momento è la migliore in coppa del mondo in questa specialità, nell’anno delle prime volte e dei tabu sfatati: nessuna italiana aveva mai vinto quattro medaglie in carriera ai mondiali, con l’argento dietro a Venier ci riesce a 34 anni. Personalmente per lei è l’anno delle soddisfazioni, in cui ha capito di poter scoprire ancora qualcosa dal suo sport: la prima vittoria in discesa, in Austria a Sankt Ankton e poi la replica a Garmisch, le prime volte su piste che le hanno riservato sempre delusioni, Cortina e Semmering dove non era mai andata sul podio. Presupposti per sperare anche in discesa, per cancellare anche quei pochi centesimi ripetitivi in Super G. Una beffa replicata, non una, non due, ma tre volte; anche a Meribel dove in Gigante è rimasta dietro a Shiffrin per soli dodici centesimi o a Germisch nel 2011 ai suoi primi mondiali dove perse l’oro per 9 centesimi contro Tina Maze.
Mondiali di Sci, Goggia e una speranza: la Tripla Corona
Ci sarà tempo per sognare con Fede in gigante, c’è modo per sperare con Sofia Goggia oggi in discesa. E’vero che la Tigre è pettorale rosso in questa disciplina, è vero che Sofi ha affrontato la preparazione per questi mondiali con serenità, senza pensarci poiché non era neanche certa di poter partecipare dopo l’infortunio dello scorso anno. Stiamo però pur sempre parlando di una fuoriclasse universale che si avvicina ai mondiali con una motivazione in più, riservata a poche: l‘ambizione della tripla corona. Il grande slam dello sci nella disciplina regina, mettere insieme mondiali, olimpiadi e Coppa del mondo di specialità, impresa mai riuscita ad un’italiana, un club del quale al momento fanno parte solamente Michela Figini, Marie Therese Nadig, Michaela Dorfmeister, Lindsay Vonn e Corinne Suter. Ce la immaginiamo con la tripletta tra le mani, foto più belle sarà difficile fargliene nel corso della sua carriera sportiva. Vonn e Suter (insieme a Lara Gut) saranno le sue principali avversarie. Da una parte la leggenda che dopo il ritiro si è rimessa in gioco e corre per smaltire la delusione dell’inforcata con il braccio in super g, dall’altra la svizzera che in sede olimpica (Pechino 2022) prese il testimone proprio dalla nostra Sofia e che ha vinto anche il mondiale del 2021, in quella Cortina in cui Sofi non potè partecipare. Dodici anni fa in Super G, quando esordì ai suoi primi mondiali a Schladimig nel 2013, Goggia aveva vent’anni e perse la medaglia per quattro centesimi in Super G, qui il bronzo è sfumato per 6 centesimi. Ad Are davanti a lei c’era i’invincibile Shiffrin, ma a fare la differenza tra lei e la medaglia d’oro furono solamente 2 i centesimi. Con due successi nella stagione del rientro dall’infortunio, Baver Creek e Cortina, la speranza che quella medaglia in discesa possa arrivare oggi si fa sempre più vicina, sarebbe il giusto preambolo per focalizzarsi su Milano-Cortina 2026, magari con una bandiera in mano durante la cerimonia di apertura.