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Salva-casa, dall’errore formale al tramezzo.

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Una casa i cui spazi interni non corrispondono con la planimetria, come un tramezzo spostato o una finestra posizionata diversamente.

Un immobile datato il cui titolo edilizio non è reperibile.

O ancora interventi fatti prima del 1977 quando non esisteva il concetto di “variante in corso d’opera”. Difformità edilizie o formali, dunque, ma anche situazioni di non totale certezza da ricondurre entro un quadro di regolarizzazione. Sono le fattispecie che potrebbero rientrare nel pacchetto di misure salva-casa su cui lavora il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Con l’idea di far pagare le difformità quanto più si distanziano dalle regole di conformità edilizia.

Ecco di seguito le casistiche che potrebbero rientrare nella possibile sanatoria.

    * DIFFORMITA’ EDILIZIE INTERNE. E’ il caso di un’abitazione con una disposizione degli spazi diversa dalla planimetria: come può essere un muro spostato, un soppalco o una finestra posizionata in diversamente. Si valuta anche il tema delle tolleranze costruttive, con l’ipotesi di riparametrare in misura inversamente proporzionale alle dimensioni dell’unità immobiliare la percentuale del 2% quale limite al rispetto dell’altezza, dei distacchi, della cubatura, della superficie e di ogni altro parametro edilizio.

    * DIFFORMITA’ DI NATURA FORMALE. Può succedere, soprattutto per immobili datati, che manchi l’ultimo titolo edilizio, che costituisce lo stato legittimo dell’immobile. A legislazione vigente è già possibile avvalersi di altri riferimenti documentali, come titoli d’acquisto (rogito o planimetria), oppure rilevamenti fatti con i sorvoli. Le norme allo studio dovrebbero facilitare l’accertamento dello stato legittimo dell’immobile anche nel caso in cui non esistano altri elementi, mediante Scia (Segnalazione certificata di inizio lavori) in sanatoria e il pagamento di una sanzione.

    * DIFFORMITA’ SANABILI ALL’EPOCA MA NON OGGI. E’ il caso delle modifiche che potevano essere sanate quando venne realizzato l’intervento, ma che oggi, ma anche di sanare quelli non conformi all’epoca ma conformi oggi. Ad esempio una casa costruita con una metratura più ampia rispetto al titolo edilizio: quando venne fatto era possibile, ma oggi lo strumento urbanistico vigente non lo consente più. L’intervento mira a superare il principio della “doppia conforme”, consentendo di sanare i manufatti conformi all’epoca ma non oggi.

   * REGOLARIZZAZIONE TITOLI EDILIZI ANTE 1977. Per risolvere il problema delle “varianti in corso d’opera”, che prima del 1977 non erano disciplinate, la soluzione allo studio è di consentirne la regolarizzazione mediante Scia e pagamento delle sanzioni. E’ il caso di immobili costruiti più di 47 anni fa con variazioni rispetto al titolo originario: possono essere piccoli interventi come lo spostamento di una finestra, ma anche interventi di maggior rilievo come la costruzione di un piano in più rispetto a quello previsto dall’allora titolo edilizio. Se all’epoca la variazione non era normata e quindi non costituiva necessariamente abuso, il problema potrebbe porsi ad esempio nel caso di una compravendita. L’obiettivo è di consentire comunque di sanare la modifica, correggendo così una situazione di non totale certezza.

Fonte: ANSA.IT

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