Pile di scatoloni, macchinari in disuso accatastati, fascicoli, vecchie stampanti, pezzi di tavoli. La sala operatoria di Radiologia interventistica dell’ospedale Grassi è ormai un deposito del reparto. A segnalare il caso è la Uil Roma e Lazio che questa mattina dal nosocomio di Ostia ha avviato una serie di iniziative di denuncia dell’osservatorio sulla sanità. “Abbiamo deciso di costituire un osservatorio sulla sanità nella nostra regione – dichiara Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil Roma e Lazio – perché siamo convinti che dietro la rigidità dei numeri ci siano situazioni ancora da aggredire. Attraverso quest’opera di denuncia chiediamo alla Regione di intervenire affinché situazioni come quella dell’ospedale Grassi di Ostia non siano più tollerabili. Occorre eliminare gli sprechi e far emergere le eventuali responsabilità: chi ha compiuto questi errori deve pagare”. “La sala operatoria di radiologia interventistica dell’ospedale Grassi – spiega Paolo Dominici, segretario regionale Uil Roma e Lazio con delega alla Sanità – è stata per cinque anni esempio di eccellenza. Due anni fa però è stata chiusa perché qualcuno si è accorto che non corrispondeva alle norme di sicurezza. Questa mattina abbiamo trovato un costosissimo letto operatorio cardiologico coperto da un pezzo di scrivania, un televisore, fascicoli vari. Lo spazio della sala che includeva la sala risveglio, il bagno e la sala lavaggio chirurgico è completamente occupato da scatoloni di pellicole e altro. Si tratta di un vero spreco di denaro pubblico: la sala è costata circa 500 mila euro. E’ però anche di un problema per gli utenti del territorio poiché nel quadrante sud di Roma questa sala era l’unica del genere. Gli interventi urgenti ora vengono effettuati nel reparto di Emodinamica, gli altri vanno ad allungare le liste d’attesa di altri ospedali capitolini. Ci dicono che dobbiamo razionalizzare le risorse, ma di fatto il sacrificio viene sempre chiesto agli utenti e ai lavoratori ai quali viene tagliato il salario. Il caso di Ostia dimostra che non solo non c’è un disegno, ma manca un progetto per le specialistiche. Dovrebbe esistere un organismo di controllo, purtroppo le denunce agli organi competenti sono sempre caduti nel vuoto”. “Non basta soltanto ridurre le spese e verificare i conti – aggiunge Bombardieri – è necessario controllare le condizioni della sanità nel Lazio e verificare gli sprechi che ancora sono presenti. Chiediamo alla Regione di occuparsi degli sprechi che ancora sono numerosissimi nel Lazio. E’ una risposta dovuta ai tanti cittadini che oggi non trovano una sanità efficiente. Il primo problema è il rientro del deficit sanitario, però non dobbiamo dimenticare che negli ultimi anni sono aumentate del tre per cento le spese per le assicurazioni sanitarie e del due per cento le spese per le attrezzature e gli apparecchi terapeutici. Intanto diminuiscono i servizi, ma soprattutto la qualità dei servizi per gli utenti che si rivolgono alla sanità pubblica”.
(Fonte Omniroma)