IQ. 09/11/2013 – Giovedi mattina, trenta Finanzieri del Comando Provinciale di Torino hanno dato esecuzione, in Lombardia e in Piemonte, a sei ordinanze di custodia cautelare, di cui cinque in carcere ed una degli arresti domiciliari, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Torino, su richiesta del P.M., in relazione ad un’articolata truffa ordita a danno di ignari cittadini. Nei confronti di un soggetto sono in corso attività di ricerca per il suo arresto.
I reati contestati consistono nell’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffa, bancarotta, emissione di fatture per operazioni inesistenti e riciclaggio.
L’indagine, condotta dalle Fiamme Gialle del Gruppo di Orbassano e del Nucleo Polizia Tributaria Torino – Sezione di Polizia Giudiziaria, ha riguardato una società con sede legale a Napoli, ma di fatto operante a Torino, quale “call center”.
In particolare, questa società. aveva promosso, tramite emittenti televisive private risultate del tutto estranee ai fatti contestati, un concorso a premi, denominato “QUIZZONE”, nel quale i partecipanti erano invitati a chiamare telefonicamente un numero “899”, che, a loro insaputa, prevedeva una tariffazione pari a 15 euro al minuto. I concorrenti venivano quindi lasciati in attesa per un certo tempo e, infine, le chiamate venivano interrotte.
In questo modo, la società è riuscita ad incamerare, nell’arco di un triennio, quasi 9 milioni di euro. I proventi illeciti sono stati successivamente fatti transitare nei conti personali degli indagati o sono stati trasferiti all’estero attraverso società italiane e non.
Le indagini hanno condotto all’emissione di cinque provvedimenti di custodia cautelare in carcere. Inoltre, sono stati concessi gli arresti domiciliari ad un ulteriore soggetto.
Fondamentale è risultato essere il ruolo dei due commercialisti di Torino i quali hanno ideato una rete di società svizzere e polacche, le quali, attraverso un sistema di false fatturazioni, hanno consentito alla società di documentare costi fittizi idonei a giustificare il trasferimento dei proventi illeciti all’estero e, in particolare, in Svizzera e nella Repubblica di San Marino.
I flussi finanziari intersocietari utilizzati per trasferire il denaro all’estero sono stati ricostruiti anche grazie a rogatorie internazionali, le quali hanno consentito di acquisire le prove necessarie per dimostrare che le società straniere erano, a tutti gli effetti, prive di qualsiasi struttura, in altri termini mere “cartiere” finalizzate a fatturare nei confronti della società cessioni di beni o prestazioni di servizi in realtà mai avvenute.
Parte dei proventi illecitamente ottenuti attraverso le truffe veniva investito dagli indagati per l’acquisto di società operanti nei settori della ristorazione e dello stampaggio di lamiere, le quali venivano progressivamente svuotate e pilotate verso il fallimento, determinandone dolosamente lo stato d’insolvenza.
Nel corso delle investigazioni sono emersi anche elementi probatori a carico di D. M. per ipotesi di usura ed estorsione in relazione a episodi in cui il soggetto, dopo aver prestato a conoscenti somme di denaro con tassi d’interesse pari al 70% annui, non esitava a ricorrere alle minacce nel pretenderne la restituzione.