Il cancro del colonretto è la terza forma più frequente di tumore al mondo, per tale motivo la costruzione di un programma di screening efficace è di fondamentale importanza per ridurne l’incidenza e la mortalità.
Anche se le tecniche chirurgiche, associate alla chemio e radioterapia, hanno permesso un aumento della sopravvivenza ed una riduzione degli effetti spiacevoli causati dalla chirurgia colorettale, lo scopo della prevenzione è quello di ridurre l’incidenza tra la popolazione e quindi, dei pazienti che necessitano di arrivare dal chirurgo o dall’oncologo. Come tutte le patologie neoplastiche maligne, infatti, una diagnosi precoce è fondamentale per aumentare le possibilità di sopravvivenza e ridurre le sequele postoperatorie.
Le lesioni cancerose del colon si sviluppano a partire da formazioni benigne che nascono nel contesto della parete intestinale, note come polipi. Benchè siano patologie benigne, esse possono dare luogo a fenomeni di sanguinamento, anche non visibile, all’interno del materiale fecale; pertanto la presenza di tracce ematiche microscopiche, all’interno di un campione di feci, può essere un indizio della presenza di una neoplasia, anche se spesso, può essere associata a patologie emorroidarie.
Nel nostro Paese, la gran parte del territorio è coperto da programmi di screening prevalentemente mediante la Ricerca del Sangue Occulto Fecale (RSOF), la cui esecuzione è raccomandata ogni due anni tra i 50 ed i 69 anni.
L’organizzazione di un programma di screening efficace, pur essendo dipendente dall’attività della Sanità Pubblica, necessita la collaborazione di diversi Specialisti, come Oncologo, Gastroenterologo e del Medico di Medicina Generale per sensibilizzare la popolazione verso i programmi consigliati.
Un programma di screening adeguato, oltre ad essere efficace nel portare ad una diagnosi precoce, deve anche essere di facile esecuzione per garantire la massima adesione. Pur presentando una bassa sensibilità, la RSOF, risulta essere il test più accettabile, in quanto richiede solo un prelievo di feci: dalla sua adozione si è osservata in Italia una progressiva riduzione di mortalità e di incidenza del Cancro del Colonretto.
La presenza di positività al test richiede, essendo esso stesso poco sensibile e spesso associato a patologie non neoplastiche, come le infiammazioni emorroidarie, l’esecuzione di una colonscopia completa. Si tratta di un esame strumentale fondamentale per porre diagnosi di patologie coliche, in quanto permette la visualizzazione diretta di eventuali polipi o neoformazioni e la loro bioptizzazione per determinarne la natura.
Nei pazienti in cui viene fatta diagnosi di presenza di polipi colici, benchè questi vengano asportati in corso di colonscopia, si richiede la ripetizione dell’esame endoscopico ogni due anni, in quanto soggetti a rischio per la formazione di nuovi polipi.
La colonscopia, infatti, può essere proposta periodicamente per la sorveglianza in caso di patologie colorettali (adenomi o colopatie infiammatorie) potenzialmente associate a rischio aumentato, rispetto alla popolazione generale, di sviluppare un tumore del colonretto o con familiarità diretta: figura di riferimento, in questa fase, risulta essere il Gastroenterologo.
Pertanto è opportuno conoscere la presenza di tali programmi perché essere edotti sulla possibilità di eseguire un test semplice e non invasivo, come la RSOF, può essere determinante per la propria salute e sopravvivenza.