QN IL GIORNO “SENZA FIGLI NON C’E FUTURO” (A.Colombo Clerici)
di Achille Colombo Clerici
Per il terzo anno consecutivo l’Italia conferma il declino demografico – nel 2017, 100.000 morti più dei nati – mentre le nascite sono in calo da nove anni: e questo nonostante l’apporto degli stranieri – 8,4 milioni (5,6%) i censiti – su una popolazione complessiva di 60,5 milioni. Gli anziani ( over 65 ) sono in aumento sul totale della popolazione, 168,7 ogni 100 giovani. Infine, in Italia si diventa genitori sempre più tardi. Considerando le donne, l’età media alla nascita del primo figlio era di 31 anni nel 2016, in continuo aumento dal 1980 quando era di 26 anni.
Lo afferma il rapporto 2018 dell’Istat. Ma è sufficiente soffermarsi ad osservare una strada del centro cittadino per vedere passare molti più cani che bambini.
L’Italia è il secondo Paese più vecchio al mondo dopo il Giappone. Sarebbe un ottimo traguardo se non fosse che l’invecchiamento della popolazione “porta con sé – si spiega nel rapporto – un’accresciuta domanda di cura che mette in tensione il ruolo di sostegno della rete di parentela”. Si tratta del ‘debito demografico’ contratto da un Paese nei confronti delle generazioni future in termini di previdenza, spesa sanitaria e assistenza.
L’evoluzione demografica degli ultimi decenni non ci fa ben sperare per il futuro. Secondo le previsioni, tra 20 anni lo squilibrio intergenerazionale sarà ancora più critico, con 265 anziani ogni 100 giovani. E tra meno di 50 anni, nel 2065 – prevede l’Istat – l’Italia conterà 53,7 milioni di abitanti, circa 7 milioni meno di oggi.
Per invertire la tendenza le coppie dovrebbero avere 2,1 figli ciascuna, numero magico che rappresenta il tasso di natalità il quale consente alla popolazione di “sostituirsi”. In altre parole, ogni persona ne mette al mondo un’altra.
Un obiettivo irraggiungibile in un Paese dall’economia avanzata? Nient’affatto. A prescindere dalla constatazione che, in Europa, tedeschi ed inglesi fanno più figli di noi, la Francia incrementa ogni anno, sia pur di poco, il numero dei nati: perchè ha posto, al centro della sua politica sociale, la famiglia, che sostiene e protegge con una serie di misure in quanto essa costituisce un elemento fondamentale, se non addirittura il più importante, per lo sviluppo del Paese.