Gli anni d’oro del Grande Sinner, parafrasando gli 883. Quella che doveva essere una pagina della storia delle sport italiano sta diventando un infinito affascinante e bellissimo capitolo arancione di festa azzurra. Jannik Sinner ha vinto le ATP Finals, su suolo italiano, dove non era mai risucito ad imporsi se non alle Next Gen del 2019, a Torino, dove lo scorso anno aveva perso con Djokovic proprio sul più bello. In un’edizione dei record, il padrone di casa non poteva che trionfare nel segno dei suoi record: Jannik vince da numero uno del mondo (il primo italiano) e resterà tale almeno fino a dopo gli Australian Open superando Alcaraz nel conteggio totale delle settimane in cima al ranking. Inoltre, trionfa senza mai perdere un set nell’arco di tutto il torneo cosa che non era riuscita neanche ai fab four considerando che l’ultimo a portare a compimento un’impresa del genere è stato Ivan Lendl nel 1986. Sinner vince davanti ad un pubblico complessivo di 210 mila spettatori che in questa settimana hanno mandato sold out ogni giorno l’Inalpi Arena sostenendolo e applaudendolo sempre, anche e soprattuto quando ha ricevuto il riconoscimento spettante al numero uno di fine anno. All’Inalpi Arena sono accorsi, oltre al suo staff, anche i genitori papà Hanspeter e mamma Siglinde che li abbiamo visti anche commuoversi in vari momenti. Tra gli altri al suo fianco c’era il fratello Mark l’unico che ha associato il nome dei Sinner alla sconfitta in settimana, ma non a tennis ovviamente, solo quando nel tempo libero hanno deciso di passare il pomeriggio giocando a bocce al Circolo della Stampa Sporting. Chi mancava era Anna Kalinskaya, la fidanzata russa che non si è vista a Torino, ma ha trascorso gli ulitmi giorni a Miami, i dettagli sullo stato della relazione non sono noti anche se Jan lo aveva preannunciato quando annunciò ai media l’inizio del rapporto romanico: “Stiamo insieme, ma mi conoscete non vi dirò di più in merito”. E comunque, qualunque cosa stia accadendo al di fuori del campo da gioco, come sempre, non ha minimamente condizionato la prestazione del campione che sembra anche aver dimenticato la pendente questione Clostebol. Con 70 vittorie e appena sei sconfitte conclude un anno magico paragonabile a quello delle leggende: oltre a lui, solo Federer e Djokovic sono riusciti ad aggiudicarsi nella stessa stagione i due slam sul cemento ed il torneo dei Maestri. Inarrestabile, è una delle tante definizioni che gli si possono attribuire: De Minaur, Fritz, Medvedev (che una volta proprio qui gli sbadigliò in faccia e ora non fa altro che incassare pesanti batoste dalla Volpe Rossa), Ruud e ancora Fritz, sono le vittime della settimana di Jannik, tutti giocatori tra i primi dieci del ranking come vuole che sia il torneo dei Maestri. Solamente le luci del tabellone collegato al soffitto del palazzetto hanno creato un momento di annebbiamento: gli accecanti Led gli avevano fatto perder di vista la pallina e contro Ruud ha sbagliato uno smash. Nonostante quell’errore e nonostante dalla parte opposta della rete ci fosse un norvegese in grande forma, reduce dal successo contro Alcaraz (eliminato al girone), al numero sette del mondo ha rifilato un 6-1 6-2. Sono gli anni d’oro del campione azzurro.
Campione degli Italiani: tutto il paese è con lui
Che sia per lo straordinario fair play, che sia per i suoi modi eleganti e gentili o semplicemente perché i vincenti attirano l’amore dei tifosi, Jannik Sinner ha conquistato il cuori di tutti gli italiani. Fin dagli inizi, da quando nel 2019 assistettero alla prima vittoria al Challenger di Bergamo 3000 persone, una giornata nella quale si respirava un’aria diversa, quella di quando si è spettatori in prima persona della nascita di una stella. A Torino ha lanciato la linea Nike a lui dedicata, il colore arancione e i cappellini con l’immagine della volpe stilizzata si sono diffusi ovunque e visto che sul campo al momento non ha rivali ha cercato anche di dare una svolta alla sua immagine social. Nella classifica dei followers, per quanto possa contare, il suo diretto rivale lo ha addirittura doppiato (3 Milioni di seguaci su Instagram per l’azzurro contro i 6 di Alcaraz) e non essendo più abituato a incassare una sconfitta di qualsiasi genere, per vincere anche questa partita ha inserito nel suo staff un esperto dei social network, Alex Meliss. In Italia tuttavia è difficile trovare qualcuno che non sia stato conquistato dal campione di Sesto Pusteria. Proprio qui alle Finals dello scorso anno quando si fermò all’ultimo atto con Djokovic, Jannik è diventato un idolo e ha avvicinato un popolo di calciofili al tennis con un boom di spettatori in tv e di iscritti alle scuole della racchetta. Un qualcosa che è quasi inedito per quanto riguarda il nostro paese, abbiamo avuto in passato campioni amati quanto Jannik, come ad esempio Alberto Tomba o Valentino Rossi, ma un campo da tennis appare certamente più sicuro ed accessibile rispetto ad una pista da sci o addirittura un autodromo.
Non ci sono avversari. Con il ritiro di Federer, l’imminente saluto di Nadal e l’assenza di Djokovic il tennis aveva bisogno di trovare nuovi personaggi e in soccorso sono giunti Alcaraz in Spagna e Jannik in Italia, con la differenza che noi un campione del genere non lo abbiamo mai avuto, neanche ai tempi di Pietrangeli o di Panatta. In questa edizione delle Finals l’applausometro, complice anche la presenza del giocatore di casa, non ha mai tradito le aspettative e la folla ha accompagnato la Volpe Rossa in tutte le sue rapide vittorie. Eppure non è mancato il talento: Alcaraz è uscito ai gironi, ma la facilità con la quale ha sconfitto Rublev testimoniava una buona condizione fisica nonostante i problemi respiratori che lo hanno colpito in questi giorni. Medvedev e Fritz erano i due finalisti contro i quali Jannik ha vinto i suoi Slam, il russo è stato in passato anche al numero uno al mondo anche se è arrivato a queste Finals fuori condizione e probabilmente anche svogliato considerando le sue dichiarazioni dopo la sconfitta con l’Americano (per la prima volta dal 2017 ha chiuso la stagione senza titoli). Nell’altro raggruppamento c’era anche Alexander Zverev che alle Finals ha sempre dimostrato di potersi trasformare, d’altronde le ha vinte per due volte e in molti dopo il successo di Bercy e la partita con Alcaraz avevano iniziato ad ipotizzare un tris, poi è arrivato Fritz, decisamente motivato nel cercare la rivincita nei confronti di Jannik che lo aveva sconfitto in finale allo US Open.
La Grande Bellezza di Sinner: Strapotere anche contro Fritz
Sugli spalti dell’InalpiArena c’era Paolo Sorrentino, ma la Grande Bellezza oggi è stata Jannik Sinner. Oltre al regista, nel corso della settimana sono stati avvistati al palazzetto dove nel 2006 si sono disputate le partite del torneo di hockey olimpico, tra gli altri Thiago Motta, Giorgio Chiellini, Stefan Edberg, Oliever Beraman, Luca Argentero, Flavio Cobolli, Lorenzo Sonego, Jasmine Paolini, Andrea Pirlo, Massimiliano Allegri, Melissa Satta, Nicola Pietrangeli, Adriano Panatta, Antonino Cannavaciuolo, insomma la SinnerMania ha coinvolto veramente tutta Italia. Ma al palazzetto il protagonista era solo uno, lo è stato per tutta la settimana e in ogni partita compresa la finale con Taylor Fritz. L’americano alla fine esce da queste Finals con due sconfitte ulteriori incassate da Jannik, sembra proprio non digerire il tennis del numero uno del mondo. Quelle di Torino sono state le prime sfide giocate al di fuori del territorio Statunitense, i precedenti recitavano 2-1 in favore dell’azzurro con la finale di USOpen a far da ago della bilancia dopo i confronti di Indian Wells 2021 e 2023. Il primo americano dai tempi di Agassi (1999) in grado di riportare la bandiera a stelle e strisce alla finale delle finali aveva migliorato i suoi schemi dopo la semi umiliazione di New York. Servizio devastante, dritto veloce e una buona capacità a restare nello scambio, purché non sia eccessivamente prolungato. D’altra parte Jannik giocava sulla superficie prediletta e idonea al suo stile, il veloce indoor. Tenere il passo con i suoi ritmi è sembrato umanamente impossibile, nello scambio era sempre l’avversario a sbagliare per primo e rispondere al servizio dell’azzurro è qualcosa di utopistico. Infatti, non solo non mai perso neanche un set, ma ha subito il break solamente in due occasioni, con de Minaur all’esordio e con Medvedev.
Dopo questo finale di stagione Fritz potrebbe rientrare nel gruppo sempre più ampio di giocatori attanagliati dall’incubo Sinner. Sconfitto a New York, due volte a Torino e potrebbe ritrovarlo anche in semifinale di Davis. Oggi (ieri, ndr) è stato in vantaggio per un momento, solo perché ha scelto di servire e quindi si è aggiudicato il pirmissimo game dell’incontro. Ma poi è salito in cattedra l’altoatesino ripagando quello che viene considerato un big server con la sua stessa moneta: 10 ace nel primo set per Sinner, un numero spaventoso se consideriamo che il record personale in questo torneo era di 9, ma in una partita intera. Gli scambi iniziano ad allungarsi al quinto game, dopo una fase di studio, e l’azzurro si trova subito sullo 0-30, ma finché il californiano serve oltre ei 220 km/h anche la grande risposta di Sinner non può nulla. Il settimo gioco è quello della svolta, come accade spesso. La velocità al servizio di Fritz si abbassa per un momento e lo costringe a giocare due seconde che portano alle prime palle break per Jan. Una gli viene annullata in contropiede, l’altra con un ace sulla riga, una piccola iniezione di fiducia e adrinalina per Fritz che riesce a anche a vincere uno scambio prolungato. Dura poco l’inerzia, Sinner su palla break non regge un lungo e pirotecnico scambio terminato con un dritto sul fondo, ma si era capito che sarebbe dovuto essere quello il game decisivo e infatti a portare Jannik al Break è una palla corta incantevole, l’arma segreta tenuta nascosta nell’incontro fino a quel momento. Servendo per il primo set concede anche una piccola occasione al suo avversario prima di chiudere 6-4. Risultato fotocopia nel secondo parziale: al quinto game palla break annullata per il numero uno del mondo, ma basta poco a Sinner per costruirsene una seconda. A quel punto a completare il capolavoro del campione ci si mette la sua risposta che finisce per mandare Fritz fuori giri con il dritto. L’arancione è il colore più felice diceva Frank Sinatra, profetico, lui non aveva ancora visto giocare il campione arancione di Sesto Pusteria.