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Sinner terzo Trionfo Slam: la Volpe Rossa e lo strapotere che ha piegato l’Adone Teutonico.

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martedì, Gennaio 28, 2025

Ricomincio da tre, anzi Sinner ha ricominciato da dove aveva… iniziato. Melbourne, gennaio 2024, era una delle poche volte in cui un paese come l’Italia restava affascinato e coinvolto nella sua quasi totalità da uno sport diverso dal calcio. Prima la sveglia in piena notte per ammirare l’alba di un campione che eliminò Novak Djokovic dall’Australian Open, poi due giorni dopo, con orari più comodi alle 9 e mezza del mattino per la finalissima contro Medvedev. Così gli italiani hanno vissuto il primo Slam di Jannik Sinner. Adesso ci ritroviamo un anno dopo, 365 giorni esatti più tardi di quella sveglia all’alba per la semifinale dell’Happy Slam con Djokovic ad aggiornare gli almanacchi dell’epopea di Jannik Sinner. Uno slam in più, il che significa anche settimane in più in cima alla classifica mondiale (sicuro fino a Miami) e il ruolo di tennista italiano con il maggior numero di Slam in singolare della storia, Pietrangeli si era infatti fermato a due. Invece, un Alexander Zverev demoralizzato e in lacrime (ne sono state versate tante in queste due settimane nella città giardino) si è visto ancora sfuggire quel titolo slam che manca nel suo palmares. Avrà altre occasioni, proprio lui è riuscito a rialzarsi da situazioni ben peggiori (vedi alla voce Roland Garros 2022), ma il tono rassegnato con il quale si è congedato da Melbourne lascia trasparire le ansie e le preoccupazioni che lo affliggono. Il tempo passa e per lui che è sempre stato etichettato come una grande promessa fin da Roma 2017 (i primo masters 1000 raggiunto ad appena vent’anni) il rischio di trasformarsi in un campione incompiuto è sempre più concreto. L’era dei tre maestri (Roger, Rafa, Nole) si è conclusa, ma la Next Gen è arrivata e oggi abbiamo capito che questo livello per l’Adone teutonico è già irraggiungibile.

Jannik Sinner

Sinner-Zverev, promesse diverse

Riccardo Piatti un giorno mi fa: vieni ti faccio palleggiare con un ragazzino che tra qualche anno te ne farà fare pochi” a parlare era Roberto Marcora, un Carneade del circuito che tuttavia si è riservato il fortunato merito di aver raggiunto la finale in un Challenger di Bergamo passato alla storia, quello del 2019. Fu lui la prima vittima di Jannik Sinner in una finale. Nell’allenamento del racconto la Volpe Rossa aveva 14 anni, ma conosciamo la precocità di Jan e non passò molto tempo perchè la profezia di Piatti si avverasse. Tra l’altro, per quel che abbiam visto a Melbourne, Sinner non lascia punti praticamente a nessuno quando sta bene, neanche al numero 2 di turno, in questo caso Alexander Zverev. Abbiamo parlato a lungo negli ultimi dodici mesi del carattere d’oro, da vero numero uno di Jannik, lo stesso giocatore che in una giornata di pioggia californiana si era speso in prima persona a reggere l’ombrello alla raccattapalle. Anche oggi ha dato l’ennesima dimostrazione della sua straordinaria umanità sportiva consolando l’Adone teutonico affranto. “Sappiamo tutti che sei un giocatore e una persona straordinaria, non smettere mai di credere in te stesso. Presto potrai sollevare il tuo trofeo”, frasi di rito, ma neanche troppo visto il cattivo sangue che serpeggia con alcuni giocatori del circuito (qualcuno ha notizie di Nick Kyrgios?). Un po’ come accaduto tra le due amiche Badosa-Sabalenka al termine della loro semifinale, Jannik ha cercato di infondere energia al tedesco reduce da una carriera a specchio con quella della Volpe Rossa. Anche lui era una enorme promessa e attualmente sono pari per finali slam, con la piccola grande differenza che Jan ne ha vinte tre su tre, Alex ne ha perse tre su tre con Thiem, Alcaraz e appunto Sinner. E’ presto, o meglio è tardi, per poter parlare di una nuova rivalità tra Jannik e Sascha, possiamo tuttavia interpretare questa supremazia altoatesina sul russo-tedesco come la chiusura di una ferita, risalente alla notte (europea) del settembre 2023, quando la sconfitta della Volpe Rossa agli ottavi degli US Open stava costruendo uno psicodramma nella carriera di Jan chiamato quinto set. Attualmente quella è l’ultima sconfitta dell’azzurro in uno slam sul cemento. Su questa superficie, negli incontri giocati tre su cinque, il numero uno al mondo ha portato a 21 la striscia di vittorie consecutive. Con la finale sono 24 le partite che separano Sinner dall’ultima sconfitta (calcolando anche l’esibizione del Six Kings Slam), quella dello scorso ottobre con Alcaraz nella finale di Pechino. Strapotere inarrestabile per la promessa mantenuta del tennis azzurro.

Jannik sinner

Sinner-Zverev, la partita

D’altronde, come diceva Coco Chanel, “La forza si costruisce sui fallimenti non sui propri successi” Jannik Sinner nel corso degli anni, memore delle sconfitte e delle delusioni che hanno preceduto la sua epoca d’oro che sta vivendo è risicato a trarre ogni insegnamento dai suoi avversari. Guardando le due partite, quella di Flushing Meadows del 2023 e questa di Melbourne Park 2025 sembra di essere di fronte a due diverse ere sportive. “Sei semplicemente troppo forte, le ho provate tutte”, quella di Zverev è una rassegnazione totale che lo ha portato alle lacrime. I tempi sono cambiati rapidamente, il nome di Sinner ora è scritto nell’Olimpo insieme a quello dei più grandi di ogni tempo, “in piedi nella Hall of fame” come cantano i The Script. Pensiamo solo alla statistica sulle palle break, l’Adone Teutonico sul servizio del nostro campione non è mai riuscito a guadagnarsi l’occasione di vincere il game, tradotto in parole semplici: zero palle break concesse in una finale Slam. Era già successo recentemente? Sì, ma non tante volte, l’ultima nel 2017 in America, opera firmata da Rafael Nadal contro Kevin Anderson. Nel nuovo millennio c’è riuscito anche Roger Federer, quando a Wimbledon 2003 vinse il primo slam. Anche lui era agli inizi e anche per il Re dalla parte opposta della rete c’era un gran servitore come Mark Philippoussis. E non pensiate che il servizio di Zverev non sia stato efficace, il tedesco ha dato veramente tutto ciò che aveva come ha dichiarato nell’intervista, 68% di prime, 12 ace, 24 vincenti e appena un errore gratuito in meno di Sinner. Numeri che, leggendoli fuori contesto raccontano di un match equilibrato che in realtà si è concluso tre set a zero con un solo tie break.

Alex Zverev

Dominio. lo abbiamo detto di tutte le altre partite e lo confermiamo, Sinner ha dominato il torneo lasciando un set a Rune nella giornata in cui era stato attanagliato da un virus che lo aveva debilitato, e a Schoolkate al secondo turno. Adesso è il miglior italiano di sempre, anche se Pietrangli ha giocato una finale Slam in più, ma diamogli tempo. Anche il leggendario capitano della Davis 76 ha tifato per lui rimarcando l’assenza di un punto debole della Volpe Rossa. Da parte sua Zverev arrivava addirittura più riposato, dando l’idea, se non di poter fare match pari, di essere in grado di giocare una partita equilibrata. Niente di tutto ciò, il greenset australiano non ha più segreti per il rosso di Sesto Pusteria che ha aperto la marcia trionfale con un break nell’ottavo game del primo set che ovviamente ha conservato fino al 6-3, e in quel momento Sascha viaggiava sulla percentuale dell’81% di prime. Nota positiva in casa tedesca la diagonale di rovescio, una garanzia, con questo fondamentale probabilmente è il migliore del circuito. Sul 6-5 30 pari cade il punto più bello della partita, la copertina della finale e del torneo di Jannik con i due che hanno dato sfogo al massimo del loro talento. L’Adone teutonico sarebbe arrivato a Set point, invece si è tradito con una volèe insicura, sono andati al tie break e anche li Jannik ha dato un ritocco ai suoi record, non ne perde uno dal terzo turno di Shangai con Etcheverry, anche se questa volta è stato aiutato anche da un nastro fortunato. E’ segno che oltre alla superiorità della Volpe Rossa, la Dea Bendata era dalla parte dell’Adone Teutonico che nel terzo è giunto al capolinea delle energie. ha galleggiato aggrappandosi al servizio fino al sesto game, quando Sinner ha spiegato che il suo ritmo non è sostenibile per Zverev (ci chiediamo per quale giocatore lo sia visto che Sascha è comunque il numero due al mondo). Un’ultima fiammella di speranza si è spenta ai vantaggi nel gioco immediatamente successivo. Ricomincia la stagione e Sinner ricomincia da tre Slam, meno uno da Alcaraz (che tuttavia non ha mai vinto le Finals se vogliamo considerarle il quinto major), il 26 gennaio, la giornata in cui Jannik (con un omaggio durante le foto della premiazione) e il mondo sportivo in generale ricordano Kobe Bryant. Storie di Leggende.

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