La settimana funesta dello sport italiano. In pochi giorni si sono susseguite una serie di sconfitte e delusioni che hanno colpito i nostri atleti, come una sorta di allineamento dei pianeti in negativo nei nostri confronti. Che poi possiamo dire che la settimana sportiva italiana è stata tragica solo per un quarto come affermerebbe Alberto Sordi, poiché a tenere alto il tricolore nello sport, oltre alla sua Roma qualificata agli ottavi di Europa League, ci hanno pensato anche altri personaggi su cui possiamo sempre contare nei momenti di difficoltà. Su tutti Federica Brignone e Jonathan Milan. Aggiungiamo anche l’entusiasmo scatenatosi da Londra a Maranello per la presentazione della nuova Ferrari del principino Leclerc e sopratutto del Re Nuovo arrivato Lewis Hamilton, anche se si sa e bisogna sottolinearlo, l’entusiasmo rischia di trasformarsi spesso in un’arma a doppio taglio, guai a a deludere le aspettative. Una settimana di sconfitte, fragosrose e inattese, talvolta anche ingiuste (come quella di Sinner e dell’Atalanta, se consideriamo solo la gara di andata) che ha colpito calcio e tennis travolgendo i prossimi mesi della stagione. Milan, Juventus, Atalanta tre grandi del calcio italiano contemporaneo, non in graodo di amore a un posto d’onore al pari delle più grandi d’Europa, ma da qui a sentirci in inferiorità rispetto ad un calcio olandese nel quale il ricordo dei fasti del passato è troppo lontano, ce ne passa. Il PSV si è rivelata un’avversaria quasi insormontabile, il fuoco del mercato di gennaio juventino si è spento rapidamente aprendo la strada ai ragazzi di Eindhoven. Il Feyenoord ha invece dimostrato di saper velinare le italiane che non vestono un maglia giallorossa, contro ogni avversità, contro ogni pronostico, privata dal Milan della sua stella Santiago Gimenez, offuscato dall’affetto dei suoi ex tifosi nella partita del suo ritorno a casa. E infine il Club Bruges, squadra non olandese, ma belga che ha sì sfruttato un grande aiuto arbitrale nella gara di andata, ma dai campioni dell’Europa League che cavalcando l’onda dell’entusiasmo sono addirittura arrivati a candidarsi allo scudetto ci si aspettava di più; in Champions serviva l’Atalanta di Dublino che forse è rimasta in Irlanda. Vincitori e vinti, giusti e ingiusti, colpevoli ed innocenti, si riassumono così i protagonisti di questi giorni sportivi intensi che in un certo senso richiamano a successi passati e a giorni di gloria ormai scomparsi, in un Amarcord comico e tragico come canta la giovanissima Sarah Toscano sul palco di Sanremo.
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Tennis, Ritorno al passato. Sarà dura senza Sinner
Tre mesi di squalifica, possibilità di allenarsi dal 13 aprile. La sentenza della Wada, una sorta di patteggiamento che da una parte ha rimosso la spada di Damocle pendente sulla testa di Jannik Sinner da ormai un anno, dall’altra ci priverà del nostro campione azzurro fino al torneo di Roma. Anche qua il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Si tratta di una decisione che potrebbe accontentare tutti e nessuno, di fronte al possibile allontanamento del circuito per uno o due anni, i tre mesi sembrano un traguardo eppure i conti continuano a non tornare dando per scontata l’innocenza di Jannik. La Wada già in precedenza aveva ottenuto dei comportamenti controversi in merito alle ultime questioni doping, pensiamo al caso dei nuotatori cinesi, 28 positività trascurate nel 2021 rilevate in una lista di atleti come Yufei Zhang e Haiyan Qin che battendo il nostro Martinenghi ha vinto tre ori ai mondiali di Fukuoka. Alcuni di questi hanno poi vinto medaglie anche a Parigi 2024, con l’agenzia mondiale antidoping che ha sorvolato sul caso di contaminazione da trimidazina, archiviando con superficialità il caso dando per buona l’ipotesi di una contaminazione alimentare (eppure la sostanza è presente solo in alcuni farmaci). Come non citare poi il caso di Josè Luis Palomino, vicinissimo a quello di Sinner visto che l’allora difensore dell’Atalanta risultò positivo anche lui al clostebol entrato in contatto con il suo corpo attraverso una crema veterinaria utilizzata per il suo cane, la stessa dinamica che minacciò una squalifica per la tennista Matilde Paoletti. La WADA non fece ricorso neanche nel caso di Marco Bortolotti che nel novembre 2023 venne scagionato dall’accusa poichè il contatto con il clostebol era avvenuto in maniera involontaria. Sono tutte una serie di incongruenze che nascondono un inspiegabile accanimento contro il numero uno del mondo, anzi contro i numeri uno al mondo. Pensiamo anche alla vicenda che ha avuto come protagonista Iga Swiatek che prima delle Finals del 2024 ha dovuto scontare una squalifica di un mese per essere risultata positiva alla Trimidazina. La polacca aveva accettato la punizione e la WADA ha quindi optato per una pena breve. Un po come è accaduto per Sinner, che comunque si è dotato di uno dei migliori avvocati in tema di doping, Jeffery Benz già autore dei salvataggi di Simona Halep e della pattinatrice Kamila Valieva. Benz si sarebbe dovuto confrontare nel processo con il suo alter ego scelto dalla WADA, Ken Lalo, a metà aprile; con la squalifica non ci sarà quindi alcun procedimento de novo, come si pensava fino a pochi giorni fa. Intanto sono emerse le reazioni del mondo del tennis, Nick Kyrgios era già ampiamente e risaputamene schierato contro Jannik, mentre recentemente Christopher Eubanks ha sottolineando che sul caso sono emerse parecchie falsità e riprendendo il caso Bortolotti ha realizzato un endorsement in favore di Jan. Da quanto accaduto quel che è chiaramente emerso è la mancanza dell’uniformità di giudizio, la mancanza di una linea comune per tutti i casi e per tutti contesti. Proprio questo ha sottolineato anche Novak Djokovic: “Sinner è innocente. Ma sembra ci sia stato favoritismo per chi può permettersi i migliori avvocati”. Una frecciatina? Un velato passaggio alla squadra anti-jannik messa in piedi di Kyrgios? Continui dubbi, che si aggiungono al caos doping che con il patteggiamento ha finalmente visto la sua conclusione. Intanto il serbo ha continuato a giocare e a Doha, proprio dove Sinner avrebbe dovuto recuperare i 500 punti vinti nel 2024 a Rotterdam; è stato sconfitto da Matteo Berrettini che ha scelto proprio Umberto Ferrara per il suo staff, colui ritenuto il primo responsabile della contaminazione di Sinner.
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E quindi torniamo al passato, ad un tennis in cui i nostri ottimi giocatori sono in continuo limbo tra il rientro dall’infortunio, la ricerca del torneo dell’anno e la prestazione individuale da ricordare della durata di una sola partita. In poche parole, manca la continuità. Così possiamo riassumere il bilancio della settimana di Doha-Rio De Janeiro- Dubai. Lorenzo Musetti si è dovuto arrendere sulla terra rossa ad un infortunio apparentemente non grave ma che non gli ha permesso di giocarsi le sue carte in Sudamerica. Anche se lei stessa ha voluto evidenziare sui social una apparente tranquillità per le sue condizioni fisiche, la dinamica dell’infortunio di Jasmine Paolini a Dubai dove era la campionessa uscente potrebbero destare alcune preoccupazioni. Nel match contro Kenin è crollata a terra a causa di un movimento innaturale della caviglia. Forse per testare se stessa, forse per mandare un segnale e cercare il miracolo (come è riuscito ad Hamad Medjedovic contro Tsitsipas) è rimasta in campo fino al termine dell’incontro dovendosi poi ritirare anche dal doppio con Sara Errani. E veniamo proprio a Matteo Berrettini che ancora una volta, come accadeva nell’era ante Sinner, si è fatto carico delle speranze dell’Italtennis. Il martello che quest’anno ha dichiarato di sentire la mancanza della stagione sulla terra e di voler competere a pari livello su tutte le superfici, ha ottenuto una vittoria di quelle da ricordare, come non ne vedeva da tempo. Proprio a Doha dove nel 2018 vinse la sua prima partita ATP contro un serbo Viktor Troicki è riuscito a sconfiggere l’altro serbo, il campione dei sogni infranti, colui che aveva interrotto sul più bello, in finale, la cavalcata a Wimbledon 2021. A Djokovic ha concesso appena sette punti sulla prima di servizio, mettendo a referto 13 ace. E’ vero che la grandi doti di Nole appaiono impolverate e corrose dal tempo, non si vede più la granitica tenuta da fondo, non c’è più profondità e velocità di palla, ma neanche l’agilità felina dei 24 slam, il tempo passa per tutti, ma la vittoria di Matteo ha comunque il sapore del trionfo. “Voglio vincere prima della stagione su erba per dimostrare di essere competitivo su tutte le superfici”, una promessa ancora da mantenere considerando ceh dopo la gran maratona contro Griekspoor ha finito per impattare duramente contro il finto mancino britannico Jack Draper che oggi si giocherà la finale di Doha contro Andrey Rublev.