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HomeRubricaL'ANGOLO DI ASCLEPIOSTORIA DELLA CHIRURGIA ANTICA: LA CASA DI UN CHIRURGO ROMANO.

STORIA DELLA CHIRURGIA ANTICA: LA CASA DI UN CHIRURGO ROMANO.

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martedì, Dicembre 3, 2024

Spesso accade che notevoli ritrovamenti archeologici avvengano per caso, mentre si scava o si effettuano dei lavori pubblici. Così, infatti, accadde nella primavera del 1989 a Rimini, quando furono ritrovati dei frammenti di mosaico nelle radici di un albero che era stato sradicato a Piazza Ferrari.

Gli scavi riportarono alla luce una vasta area di reperti, di circa 700 metri quadri, comprendente una vera e propria sintesi storica della città, a partire dal I secolo a.C., passando per l’età Imperiale Romana, quella gotica, fino all’Alto MedioEvo.

Questo sito archeologico è noto come la Domus del Chirurgo: in una porzione dell’area, infatti, all’interno di un’abitazione datata al II Secolo, fu trovata una scatola di bronzo che conservava un’importante raccolta di strumenti chirurgici. Il medico proprietario della Domus possedeva un corredo completo di attrezzi in ferro e bronzo, comprendente sonde, bisturi, scalpelli, pinze, oltre a fiale e contenitori di vetro e terracotta, con tutta probabilità utilizzati per conservare medicamenti e medicinali.

Un vestibolo di ingresso permetteva l’accesso alla domus, al quale seguiva una stanza ad esso collegata da cui probabilmente si arrivava al piano superiore (non più esisstente, dove è possibile si trovassero le stanze residenziali e la dispensa) e al cortile, nel quale sono stati trovati dei frammenti di statue marmoree. Era presente inoltre una sala da pranzo, il triclinio, contente tre letti (come uso romano) intorno ad una mensa centrale.

A seguito della sala da pranzo, vi era la taberna medica che iniziava con un cubicolo, all’interno del quale era posto un lettino per il ricovero del malato, collegato tramite una porta a quella che viene chiamata Stanza di Orfeo, dove furono ritrovati gli strumenti chirurgici. Alla stanza di Orfeo seguiva un ambiente di ricevimento.

La domus era ovviamente completata da servizi, come la latrina e il sudatorium, cioè una sauna casalinga.

I reperti ritrovati all’interno dell’abitazione del chirurgo sono conservati nel Museo della città di Rimini: il corredo comprende circa 150 strumenti chirurgici, rappresentando la più grande collezione del genere al mondo, divisi in bisturi, pinze, pinzette, tenaglie per denti, ferri per l’asportazione dei calcoli renali, leve e un trapano ortopedico, oltre al Cucchiaio di Diocle (medico greco del IV secolo a.C.), che aveva la funzione di estrarre le punte delle frecce dalle ferite. Uno strumentario così importante e vario, ci conferma come i chirurgi romani fossero esperti nel trattare un gran numero di patologie e ferite, dimostrando una versatilità notevole.

L’abitazione ci riserva però anche altri importanti ritrovamenti archeologici, come 89 monete romane ritrovate tra le rovine del piano superiore, ma soprattutto gli affreschi e i mosaici con cui è decorata, tra cui spicca quello di Orfeo circondato da animali, che da il nome alla stanza.

A chi apparteneva la Domus? Nel cubicolo, nel punto dove era posizionato il letto, è possibile vedere un graffito che riporta il nome di Eutyches, forse il lascito di qualche paziente grato per le cure ricevute.

Eutyches

uomo buono

abita qui

qui ci sono i miseri”

Studiando la villa, possiamo quindi ipotizzare che Eutyches, fosse di origine greco-orientale, luoghi dove al tempo vi erano le scuole mediche più importanti ed avanzate. Infatti, sui vasetti vi sono delle iscrizioni in greco, indicanti i medicinali in essi contenuti; inoltre il uno dei frammenti di marmo presenti del cortile, un piede, sembra appartenere ad una statua di Ermarco, filosofo greco.

Questo sito, pertanto, ci conferma come nel mondo romano, operassero medici nati o comunque formatasi in ambiente greco; inoltre, risulta essere un ulteriore esempio dell’abilità e della versatilità dei chirurghi del tempo, ma anche del prestigio sociale e della considerazione che ricevano.

Pavimento Domus del Chirurgo Rimini.

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