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STORIA DELLA CHIRURGIA: L’ALTO MEDIOEVO E IL RUOLO DELLA CHIESA.

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Il peso dell’influenza della Chiesa sulla medicina nel Medioevo è controverso, secondo la storiografia. Per quanto tradizionalmente ci viene descritta una Chiesa chiusa sulle proprie convinzioni, ciò non sembra riflettersi in un suo contrasto con lo sviluppo della Scienza Medica.

In diversi concili, infatti, vennero prese decisioni volte alla tutela della pratica medica e dei pazienti: ad esempio nel Concilio di Clermont nel 1130 venne proibito al clero di esercitare la medicina a scopo di lucro, ma solo come attività caritatevole, mentre nel Concilio Lateranense IV del 1215, viene vietato l’esercizio della chirurgia agli ordini maggiori, ma la gran parte del clero non venne toccata da questo divieto.

La famosa frase “Ecclesia abhorret a sanguine” sembra essere riportata solo a partire dal XVII secolo, senza trovare riscontro in nessun atto ufficiale precedente o antico, facendo cadere il mito di una Chiesa ostile alla chirurgia.

Nonostante negli ultimi anni alcuni studi storiografici abbiano riabilitato il ruolo della Chiesa, non più vista come un ostacolo allo sviluppo della medicina, non può essere ignorato il persistente divieto alla dissezione dei cadaveri, che fermò la progressione nello studio dell’anatomia umana. A tal proposito si cita un’opera, utilizzata da molti studenti di medicina nel periodo medievale, dal titolo Anatomia Porci, di Cofon il Giovane, una vera e propria guida pratica alla dissezione del maiale, utilizzato come alternativa allo studio dell’organismo umano.

Di grande prestigio nel corso dell’Alto Medioevo fu la Scuola Medica Salernitana che si sviluppò tra il XI e XIII secolo; a dimostrazione della qualità degli insegnamenti e dell’importanza della scuola, bisogna riportare come fosse d’obbligo il superamento di un esame di abilitazione per lo studente che voleva esercitare.

Questo esame, introdotto da Ruggero II di Sicilia, fu riformato nel 1224 dall’Imperatore Federico II, il quale stabilì che questo fosse realizzato in forma pubblica davanti ad un gruppo di Maestri dopo un periodo di formazione teorica di cinque anni, seguito da un anno di pratica.

La scuola salernitana si fregia della paternità del primo trattato di chirurgia europeo del Medioevo, la Practica Chirurgiae, scritto nel 1170 da Ruggero Frugardi. Il trattato si sviluppa in quattro libri, ognuno dedicato ad una parte del corpo umano e si sviluppa attraverso una iniziale trattazione anatomica, derivata dagli studi sul maiale, proseguendo sulla descrizione patologica e, successivamente sulla terapia. Vengono descritte diverse tecniche chirurgiche, come la sutura dei vasi sanguigni con fili in seta, il trattamento del gozzo, il trattamento di ferite, ma anche di traumi aperti addominali e la trapanazione del cranio.

La Practica fu la base per lo studio e lo sviluppo della chirurgia nel Medioevo, diventando un importante testo di studio nelle Università, la cui diffusione continuò anche dopo l’invenzione della stampa a caratteri mobili.

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