di Cristiano Ottaviani (*)
Filippo Civati, detto Pippo, è stato, nel dibattito tv svoltasi qualche giorno fa, il più bravo. Si è mostrato naturale, per nulla confenzionato, sincero. Le sue posizioni, a cominciare da quelle laico libertarie sul matrimonio e il diritto di adozione dei gay, sono chiare e senza sotterfugi. Civati è l’outsider delle primarie. Non è un candidato di apparato e ha un consenso che si alimenta del naturale scontento della sinistra e dei movimentisti del PD che non si sono identificati nei grigi burocratici di partito e nelle politiche non attente a temi liberal e sociali.
Civati pensa ad un Pd legato ai movimenti , ad un nuovo soggetto di sinistra che comprenda anche Vendola e ad una sinergia sempre più stretta con i 5 Stelle. Ritiene infatti il movimento di Grillo di sinistra e in effetti le battaglie sulle nozze gay e il reddito di cittadinanza possono farlo presumere, ma i 5 stelle sono però un fenomeno politico complesso.Molti voti che hanno ottenuto alle scorse elezioni sono di destra o di moderati stanchi della cattiva politica e di un sistema economicamente oppressivo. Grillo è tuttavia un milionario sinistroide e non a caso ha la maggior parte dei quadri del suo movimento provenienti o simpatizzanti dei sindacati di base e dei centri sociali.Il professor Carlo Pelanda osserva acutamente che l’unica forza rivoluzionaria in Italia è costituita dai tanti professionisti e imprenditori arrabbiati, ma Grillo non l’ha capito e non sta facendo una politica attenta al mondo della produzione. Il suo partito verticistico e viziato da idee retoriche è incapace di un’ analisi organica e di una strategia incisiva e coerente.Sicuramente Civati non è Grillo, ha visioni di riforma istituzionale più autorevoli rispetto alla democrazia della rete proposta dall’inquietante Casaleggio, ma ha una piattaforma economica confusa non attenta alle esigenze delle imprese e alle coperture di spesa. Come Grillo parla enfaticamente di pubblico anche se per redimersi da giudizi severi cita spesso come santino protettore il moderato Prodi. Da questo punto di vista tra Civati e Grillo esiste una fumosa convergenza retorica, non di governo.
Una tra le tante difficoltà del Pd è sempre stata quella di aprire la sua struttura di vassalli e valvassini alla società civile. Questa chiusura, sin troppo manifesta, ha portato però ad un complesso verso i movimenti e gli intellettuali che, come al tempo di Moretti e dei girotondi, sono stati guardati come chi avrebbero dovuta dare non solo linfa, ma anche linea al partito.In realtà, al di la della retorica, le rivoluzioni o i grandi cambiamenti non li fa il popolo o i suoi umori, come bene sapeva Togliatti, ma le classi dirigenti nuove che sappiano più delle vecchie analizzare, elaborare e costruire.
“L’errore retorico” di Civati non sta solo però della sopravalutazione del grillismo e dei movimenti, ma anche nella presunta svolta laicista che vuole dare al suo partito
La sinistra tutta laicità, forza identitaria che i marxisti di una volta avrebbero detto sovrastrutturale,è in grado di essere maggioranza nel paese.? Molti nel partito considerano i moderati, chi cioè viene dalla Dc o ha sui temi etico sociali atteggiamenti non libertari, ospiti sgraditi. Prodi è tollerato come economista e uomo di governo , ma agli altri, molto ingenerosamente, si addossano le responsabilità di un Pd inefficiente, se non colluso con i compromessi. Ad essere giusti l’inefficienza e l’inconcludenza munifica di cui ha dato sfoggio negli anni il partito è equamente distribuita tra tutti i suoi membri al di là delle provenienze politiche. Il problema è un altro ed è una verità non dichiarata: ogni rispetto per i principi del diritto naturale e dell’ispirazione cattolica sono considerati, da un non indifferente numero di membri del partito, frutto di codardia e debolezza. Sarebbe corretto da parte di Civati, chiarissimo su alcuni tratti del suo programma, chiarire con nettezza questa posizione. Non c’è nulla di male nel volere costruire una sinistra alla Zapatero o far parte del Partito Socialista Europeo, considerando gli ex popolari corpi estranei, ma occorre dirlo sia nel partito, sia tra gli elettori. Il tempo dei cattolici come utili idioti è finito.
Non credo che il Pd laicista sia competitivo. Non a caso infatti il socialismo di Craxi, ma anche il Pci di Togliatti e Berlinguer e persino la sinistra liberaldemocratica riformista di La Malfa e Spadolini sono sempre stati moderati sui temi etico sociali. Penso che una sinistra movimentista e laicista, cosi’ come la vorrebbe Civati, potrebbe prendere anche un 33% dei voti, ma che si condannerebbe da sola a non essere una forza di governo e a dare giustizia sociale, ricchezza, ordine e dignità al nostro paese, riducendosi ad una colorita organizzazione di cui anzitutto i lavoratori, le minoranze e le persone più deboli non sentirebbero bisogno.
La sinistra di Civati rischia di essere troppo elitaria e salottiera per poter funzionare soprattutto in tempo di crisi. Sarebbe insomma la sorella zitella e bruttina di Grillo, non avrebbe i voti degli sgraditi cattolici e dei moderati, oltre a quelli di chi produce, e alla fine verrebbe abbandonata anche dai lavoratori alla ricerca di chi sappia risolvere i loro problemi non di girotondi e belle manifestazioni con tanti palloncini.
(*) Giornalista Pubblicista- Vicecaporedattore Nazionale Informazione Quotidiana
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