“Taglio Imu e Tasi prima casa. Il conto lo pagano coloro che affittano”. QN, Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione. 10 ottobre 2015 – Achille Colombo Clerici, Assoedilizia
Sulla ricorrente querelle riguardante il livello della tassazione in Italia di famiglie e imprese un recentissimo studio sembra dar ragione al governo Renzi. Nonostante taluni incrementi di imposta il saldo netto appare positivo: tagli per 7,1 miliardi alle famiglie e 8,3 miliardi alle imprese.
Ma, come al solito, i dati vanno letti con attenzione. Se la maggior parte di famiglie e imprese registrano benefici, altri non ne godono affatto. Anzi. Come avviene per le tasse sulla casa: a fronte del taglio indiscriminato dell’IMU e della Tasi sulla abitazione in proprieta’, questa imposta permane e si aggrava sugli alloggi dati in locazione, le cosiddette seconde case affittate e sugli immobili commerciali. Non solo. Le tensioni enti locali-governo sui trasferimenti dal centro ai Comuni che perdono la principale risorsa per quadrare i bilanci fanno temere – visti i precedenti – ulteriori penalizzazioni di chi le tasse sulla casa è ancora costretto a pagarle.
Elencando con ordine, una buona parte delle famiglie ha beneficiato della detrazione degli 80 euro, della concessione del bonus bebè;
un esiguo numero ha goduto della riduzione della cedolare secca per le locazioni a canone concordato e un numero ancor minore delle deduzioni Irpef per la locazione delle nuove abitazioni e delle detrazioni fiscali per gli inquilini degli alloggi sociali.
Anche le imprese hanno incamerato: il taglio dell’Irap, gli sgravi contributivi per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, la riduzione del diritto annuale alle Camere di Commercio, la tassa sulla patente e sul credito di imposta Irap per le imprese senza dipendenti.
Entrambe le categorie però hanno dovuto rinunciare ad altre facilitazioni o subire ulteriori aggravi. Citiamo per tutti il forte aumento della tassazione sulle rendite finanziarie (fondi pensione, assicurazioni vita, tfr). E i lavoratori autonomi, che costituiscono oltre il 70 per cento degli artigiani e dei commercianti, l’”effetto Renzi” non l’hanno avvertito.
Il governo ci prova con l’abolizione della residua Imu sulla prima casa e della Tasi per dare un segnale di fiducia e di stabilità e indurre ad allentare i cordoni dei risparmi – laddove ci sono – e far ripartire i consumi interni che l’inflazione sottozero rivela essere ancora al palo.