Si pagheranno a Latina e Frosinone gli importi più alti della regione per la TASI, la tassa sui servizi indivisibili istituita dalla legge di stabilità 2014, il cui acconto dovrà essere versato entro il 16 ottobre. Un’aliquota sulla prima casa pari al 3,3 per mille a Latina e del 2,5 per mille, ma senza alcuna detrazione, a Frosinone, dove il costo medio della Tasi 2014 sarà pari a 189 euro, ovvero 136 euro in più rispetto all’Imu 2012. Simili gli importi anche nel capoluogo pontino, dove una famiglia con un figlio andrà a pagare 184 euro (132 euro in più rispetto all’Imu).
Questi alcuni dati che, sulla base dello studio della UIL nazionale, sono stati elaborati dalla UIL di Roma e del Lazio che ha analizzato il costo medio della nuova imposta nelle cinque città capoluogo della nostra regione, prendendo in esame due opzioni: una prima casa di cinque vani con rendita catastale di 450 euro, con reddito Isee di 10 mila euro e reddito irpef di 20 mila euro e un’abitazione sempre di cinque vani, ma con reddita catastale di 750 euro, reddito Isee di 16 mila e Irpef di 20 mila euro.
Meno drammatica la situazione della Capitale, dove il costo medio della TASI ammonterà nel primo caso considerato (rendita catastale 450 euro) a 79 euro, con una decurtazione di 99 euro rispetto all’Imu 2012 (differenza che scende a -49 nelle famiglie con un figlio); mentre nel caso di rendita catastale di 750 euro il costo salirà a 285 euro, ovvero meno 145 rispetto alla vecchia Imu per le famiglie senza figli e meno 95 euro per quelle con un figlio a carico.
“Ciò significa – spiega il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Pierpaolo Bombardieri – che l’importo medio sarà identico per le famiglie, a prescindere dalla presenza dei figli perché la nuova tassa, anche nei casi in cui l’importo è inferiore rispetto all’IMU, come avviene a Roma, è però meno equa della precedente. E non solo in relazione alla presenza dei figli. Chi prima era esente o pagava cifre basse, adesso pagherà un po’ di più, mentre pagheranno in proporzione molto meno i proprietari di abitazioni con rendite catastali molto elevate. Di conseguenza, ancora una volta, la tassazione andrà a colpire soprattutto lavoratori dipendenti e pensionati. Mentre si avvantaggeranno proprio le fasce sociali che più potrebbero permettersi importi elevati”.
Un esempio eloquente è rappresentato da Viterbo, dove l’aliquota è pari al 2,2 per mille. Qui la TASI porterà rispetto all’Imu un risparmio medio di 64 euro per i proprietari di case con rendita catastale di 750 euro, mentre un aumento di 21,48 euro per le rendite catastali di 450 euro.
Anche Rieti si colloca sulla stessa scia. L’aliquota al 2,5 per mille e nessuna detrazione comportano per il capoluogo reatino un risparmio, rispetto al 2012, di 99 o 49 euro (senza figli e con un figlio) per le abitazioni con rendita catastale di 450 euro, e rispettivamente di 241 e 191 euro per la rendita più elevata (750 euro).
“Una sproporzione talmente evidente e marcata da produrre essa stessa disuguaglianza sociale, privilegi e favoritismi – continua Bombardieri – inammissibili in un Paese civile. O forse si pensa che siano sufficienti 80 euro a colmare tale baratro sociale? Quale sarà il conto che tra Tasi, Tari, Irpef comunale e regionale i cittadini saranno costretti a pagare? Ovviamente i cittadini solerti ed onesti, che vivono o meglio sopravvivono con il proprio stipendio e la propria pensione. Perché gli altri possono stare sereni. Le agevolazioni sono previste per legge!”.