Papa Francesco accetta la rinuncia dalla carica di prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al cardinalato presentata dal cardinale Giovanni Angelo Becciu. Il porporato, quindi, pur rimanendo cardinale, non può partecipare al conclave, prendere parte al concistoro, coadiuvare collegialmente Francesco nell’esercizio del governo.
La notizia ha colto di sorpresa molti. Secondo fonti interne la decisione papale segue la conclusione dell’inchiesta sull’immobile di Londra. Il conto bancario con il quale sono state disposte le operazioni che hanno portato all’acquisizione dell’immobile era gestito dalla segreteria di Stato e in particolare dal sostituto dell’epoca, ossia Becciu.
Quel conto, in sostanza, non era controllato da nessuno. Vi confluivano fondi provenienti dall’Obolo di San Pietro, dallo Ior e da altri enti. Ma soltanto quando Francesco ha chiesto la totale trasparenza sulle entrate e sulle uscite di ogni dicastero la magistratura vaticana ha potuto conoscerne il contenuto e dunque indagare.
Un’inchiesta in edicola domenica con l’Espresso e firmata da Massimiliano Coccia rivela come il cardinale Becciu avrebbe usato dei soldi delle elemosine, dell’obolo di San Pietro e di denaro proveniente dalla Cei per fondi speculativi, dirottandoli anche verso alcune cooperative gestite in Sardegna dai suoi fratelli. Non si tratterebbe, scrive l’Espresso, di un caso singolo, ma di un vero e proprio metodo. I soldi in Sardegna sarebbero stati dirottati tre volte, “flussi di denaro difficili da tracciare”.