IQ 20/03/2013 – Appena sono aumentate le richieste d’iscrizione ai licei ecco spuntar fuori l’idea dei test d’ingresso. Camuffati dalla bravura, nel senso che i test verrebbero effettuati solo per aver studenti migliori, nascondono, in realtà una mancanza di strutture ed infrastrutture tali da garantire una buona istruzione. E ovviamente tale carenza dovrebbero tapparla e subirla gli studenti stessi.
Alcuni licei hanno già somministrato diverse prove tra gennaio e febbraio scorsi a studenti di terza media. Scritti di matematica e italiano, inglese e tedesco, di logica e di musica destinati a chi sta frequentando la terza media per sondare quale sia la scuola più adatta. I risultati di questi test serviranno a presidi e rettori delle superiori per fare selezione basandosi sui meriti, le conoscenze e le attitudini. Il liceo europeo Altiero Spinelli di Torino propone il test dal 2007, mentre l’Istituto tecnico (e liceo delle scienze applicate) Fermi di Mantova lo ha proposto quest’anno. Il test, come per l’università, nasce per esigenze di sopravvivenza – poche classi, troppi alunni -, ma rischia di diventare una discriminazione per quattordicenni in piena evoluzione. Non tutti i presidi e dirigenti scolastici sono d’accordo ma la mancanza di aule e personale li costringe a selezionare gli alunni. Gianna Fracassi, segretaria nazionale della Cgil scuola, attacca: “Siamo pronti a denunciare le scuole che allestiscono test d’ingresso per le prime superiori. Siamo in piena scuola dell’obbligo e ogni criterio meritocratico, qui, è solo un danno per gli alunni”. Le intelligenze non sono omogenee né vanno di pari passo. Se un alunno non supera brillantemente un test d’ingresso magari ha solo tempi diversi rispetto ad un altro. Non è corretto tarpare le ali ad un adolescente prima che impari a volare. Magari inciamperà, non lo saprà fare o lo farà benissimo da subito, librandosi sempre più in alto, ma non sono dei test a doverlo decidere. Con tutte le difficoltà, i tagli e le mancanze gli insegnanti dovrebbero essere semplicemente tutori di questo volo e non dispensatori di test di ammissione. Don Lorenzo Milani scriveva: “Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola. É un ospedale che cura i sani e respinge i malati.”. Ma forse la nostra scuola ha deciso di diventare così: un posto senza arte né parte.