7.2 C
Rome
venerdì, Novembre 22, 2024
HomeCulturaTorino, Teatro Regio – La fille du régiment.

Torino, Teatro Regio – La fille du régiment.

Date:

venerdì, Novembre 22, 2024

Il Teatro Regio di Torino si avvia verso la chiusura di una stagione di passaggio, importante perché ha visto il teatro pian piano risorgere e uscire dal sofferto periodo di commissariamento. Il cartellone ha ancora in programma Madama Butterfly nel mese di giugno e i tanti appuntamenti appena programmati per festeggiare il cinquantesimo anniversario della sala del Mollino, che culmineranno con l’esecuzione in forma di concerto de I vespri siciliani. Nel frattempo, il pubblico torinese può godersi, in questi giorni, il ritorno de La fille du régiment di Donizetti, un titolo che mancava dal Regio dal 1994, quando inaugurò la stagione in un nuovo allestimento di Luca Ronconi.

Oggi, quello firmato per regia, scene e costumi dalla coppia Barbe & Doucet, in coproduzione con la Fenice di Venezia, si sviluppa partendo dall’idea del ricordo di una testimonianza di guerra e amore vissuti durante un conflitto, risalente nella mente dei registi al tempo della Seconda guerra mondiale. La memoria è quella dell’anziana Marie, ospite in una casa di riposo; è stanca, segnata dalla fatica e guarda fuori dalla finestra con nostalgia dei tempi passati. Riceve la visita di familiari, compresi i piccoli nipoti, allegri e spensierati come lo fu un giorno lei, non insensibili all’ascolto della storia della sua vita. È la proiezione di un video in bianco e nero che scorre lungo le note dell’Ouverture a mostrarcelo. L’anziana signora si avvicina a un tavolo dove sono appoggiati oggetti ed effetti personali che evocano il suo passato. Da questo momento il ricordo diviene realtà e, come in un racconto in flashback, si viene direttamente proiettati in un coloratissimo Tirolo dove i medesimi oggetti sono presenti in scena come ingigantiti: un sorta di Lilliput uscita, come per magia, da un orologio a cucù. Dal taglio nostalgico dell’anziana si passa dunque alla visione fiabesca e irrealistica di un folclore locale esasperato fino a toccare le punte del kitsch. A conclusione dell’opera, sul calare del sipario, il sogno cromaticamente squillante sfuma e riappare il volto segnato dalla vecchiaia dell’anziana signora a dare un tocco finale di malinconia. Ma è evidente il contrasto fra l’inizio e il bozzettismo di quello che avviene sulla scena durante l’opera, del tutto sganciato dal reale profumo di quest’opera, che non è né una farsa, né tanto meno un’opera buffa connotata dal ricordo, ma un’opéra-comique alle cui regole strutturali, nell’alternanza di parti recitate a momenti cantati, si accosta quella tinta espressiva, tanto singolare, che allinea l’effervescenza alla tenerezza elegiaca; caratteri che vanno coniugati con quell’equilibrio che lo spettacolo scintillante di colori, forme ingigantite e cadute farsesche davvero eccessive finisce per soffocare. Per di più l’irrealismo comico-folcloristico appare vieppiù inspiegabile nell’uso di luci che cambiano in continuazione, senza alcuna logica espressiva d’ambiente. Si salva solo un cameo, che in questo contesto potrebbe risultare una ulteriore forzatura ed invece finisce per non esserlo, anzi costituisce la cifra più riuscita dell’allestimento. A Torino si è infatti coinvolto, come invitato speciale della produzione, il celebre trasformista Arturo Brachetti, qui impegnato in abiti en travesti: prima come infermiera (spassosissima) che insegue tutti per far loro delle iniezioni, poi nella parte della Duchessa di Crakentorp, esibendosi anche in una canzone piemontese celebre negli Anni Trenta (“Ciribiribin che bel faccin”) e regalando al pubblico anche due straordinari numeri di trasformismo d’abito. Offre, insomma, uno spaccato della sua consueta bravura in una cornice giusta per accoglierlo.

Se appunto lo spettacolo sembra allontanarsi dal clima espressivo dell’opéra-comique, sostituendo alla leggerezza e levità che caratterizza il genere una comicità bozzettistica e caricaturale (per dirla in breve, Donizetti non è Offenbach!), la bacchetta di Evelino Pidò, all’opposto, che di questa partitura è un profondo conoscitore, rappresenta il prezioso polo d’attrattiva musicale di questa esecuzione torinese. Lo è perché il respiro dato alle pagine più briose viene come accarezzato da un tocco riflessivo, leggero e fresco, colto soprattutto nella duttilità di suoni trasparenti e consapevoli della vena sentimentale della quale è pervasa l’opera. Se si aggiunge a tutto questo la maestria con cui vengono accompagnati i cantanti, il quadro di una concertazione ideale è ben delineato, grazie anche al contributo di una Orchestra e di un Coro del Regio in ottima forma.

Il cast vocale è ben assortito e risponde alle esigenze di quell’eleganza vocale forse non sempre sostenuta da eguale estroversione vocalistica, come ad esempio ci si aspetterebbe da una protagonista, la Marie di Giuliana Gianfaldoni, che non è un prodigio di scoppiettante virtuosismo, di quelli che inchiodano l’ascoltatore alla sedia per il luminoso brillio di una coloratura che avrebbe modo di esprimersi nell’ebbrezza dei ritmi militareschi del “Rataplan” e, ancor più, nella canzone del reggimento e in “Salut à la France” se si possedessero le carte giuste per farlo e un registro acuto svettante e senza limiti. Per di più la voce è di volume piuttosto contenuto. Se fin qui il resoconto potrebbe essere sbilanciato sul versante della delusione, alla Gianfaldoni va riconosciuto, oltre al bel timbro, la capacità di superare il cliché scontatamente soubrettistico per giocare le carte migliori del suo canto nelle due arie patetiche più belle affidate a Marie: prima “Il faut partir!”, dove nella cadenza si ascoltano alcuni bei suoni flautati, udibili anche in chiusura di un “Par le rang et par l’opulence” intinto di delicata malinconia, nel segno dello stile e dell’equilibrio espressivo. Quindi canta bene, a tratti benissimo, ma le manca quell’acrobatismo senza rete che sempre ci si aspetta per questa parte.
Qualità, quest’ultima, che invece possiede il superlativo Tonio di John Osborn, tenore americano che ha fatto di questa parte un suo cavallo di battaglia. Ovviamente conquista il pubblico nella girandola di do di “Pour mon âme”, addirittura bissata e fin da subito infarcita di variazioni che rendono le sue note estreme non solo acuti sparati per puro atletismo ma riflesso di una consapevolezza stilistica che prende il sopravvento soprattutto nell’aria del secondo atto, “Pour me rapprocher de Marie”, che la sala applaude con minor entusiasmo ma che costituisce il vero capolavoro della sua prestazione. Qui, attraverso un legato magistrale, sostenuto da fiati interminabili, oltre che da un gioco di diminuendi, smorzature impalpabili e note acute emesse con un fascinosissimo suono misto carico di delicato patetismo autenticamente francese, Osborn conferma di essere un vero belcantista e di utilizzare uno strumento non baciato timbricamente dalla natura con una maestria tecnica che ha dello stupefacente per grazia espressiva delicata, toccante e sospirosa.
Anche Roberto de Candia delinea con gusto composto e stile sorvegliato un Sulpice di tutto rispetto, così come Manuela Custer, da cantante-attrice provetta, è una Marchesa di Berkenfield che recita bene e non si abbandona ad alcun eccesso né a suoni disomogeneamente accentuati, come spesso si sente in questa parte, anzi, appare toccante nella confessione a Sulpice di essere la madre e non la zia di Marie prima dello scioglimento del lieto fine. Ottimo l’Hortensius di Guillaume Andrieux, così come bravi Alejandro Escobar (Un contadino) e Lorenzo Battagion (Un caporale) entrambi cantanti in forza nel Coro del Regio, soprattutto il secondo con la valenza vocale e artistica di un autentico solista. Completa la locandina degli interpreti l’attore Federico Vazzola nei panni di Un notaio.
Applausi finali per tutti, ma pubblico in sala a ranghi ridotti. Si ha tempo per recuperare; si replica fino al 23 maggio, per alcune recite con un secondo cast non meno interessante, con vede la presenza del giovane soprano Caterina Sala (Marie) e del tenore Pablo Martínez (Tonio).

Teatro Regio – Stagione 2023
LA FILLE DU RÉGIMENT
Opéra-Comique in due atti
Libretto di Jean-François-Alfred Bayard
Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges
Musica di Gaetano Donizetti

Marie Giuliana Gianfaldoni
Tonio John Osborn
Sulpice Roberto de Candia
La Marchesa di Berkenfield Manuela Custer
Hortensius Guillaume Andrieux
Un caporale Lorenzo Battagion
Un notaro (attore) Federico Vazzola
Un contadino Alejandro Escobar
La Duchessa di Crakentorp (con la partecipazione speciale di) Arturo Brachetti

Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Direttore Evelino Pidò
Maestro del coro Andrea Secchi
Regia Barbe & Doucet
Ripresa da Florence Bas
Luci Guy Simard
Regia video Guido Salsilli
Direttore dell’allestimento Antonio Stallone

Nuovo allestimento Teatro Regio Torino
in coproduzione con Teatro La Fenice di Venezia
Torino, 13 maggio 2023

CONNESSIALLOPERA.IT

Articoli Recenti

Sport, Fair Play Menarini: svelati i partecipanti al talk show ‘I campioni si raccontano’.

Il percorso del 28° Premio Internazionale Fair Play Menarini non si ferma. Dopo la meravigliosa cerimonia di premiazione dello scorso 4 luglio, la manifestazione dedicata ai...

Italtennis, ritorno alla vita: Campionesse del mondo.

Alla Martin Carpena Arena di Malaga risuonano ancora le note di Modugno. Volare, nel blu dipinto di blu, questa volta a far spiccare il...

La Dottoressa Maria Laura Sadolfo e l’innovativo Progetto “365 Parola d’ordine Benessere” per la scuola e la famiglia.

Oggi per la nostra rubrica ideata e curata dal nostro Direttore Editoriale Professoressa Angela Bernardo in collaborazione con l'autorevole medico legale Mariagrazia Celestino abbiamo...

L’indagine, 1 paziente su 3 ritiene difficile uscire dalla depressione.

Oltre la metà delle persone affette da depressione (58%) considera difficile formulare la diagnosi della patologia e per 1 paziente su 3 è una...

Un ragazzo nel Bolognese aggredisce un capotreno e gli fa saltare due denti.

Ancora una violenta aggressione a un capotreno nello svolgimento del suo lavoro. Aver chiesto a un ragazzo di esibire un biglietto su un treno regionale...

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.