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Tour de France, Ciccone a Pois: il ciclismo italiano è vivo.

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Coppi, Bartali, Gimondi, Nibali, Pantani, nomi che richiamano emozioni e ricordi di trionfi che, tuttavia, sembrano e sono sempre più lontani. L’Italia ormai ha superato il record negativo di tappe del Tour de France senza vittorie-83- e di uomini in grado di competere nelle classifiche più prestigiose non se ne vede neanche l’ombra. Eppure il ciclismo italiano nel 2023 ha dimostrato chiaramente di essere ancora vivo; lo ricordano le immagini di Filippo Ganna secondo alla Sanremo, di Caruso terzo al Romandia oppure di Jonathan Milan vestito di ciclamino- vincitore della classifica a punti- al Giro d’Italia. A loro si aggiunge anche Giulio Ciccone.

Giulio Ciccone

Dal Jova Beach Party a Parigi

Dal palco del concerto balneare di Jovanotti al palco di premiazione degli Champs Elysees. Ciccone nel 2022 chiese alla attuale moglie di sposarlo a Vasto durante il Beach Party organizzato dal suo grande amico. Adesso con la fede al dito potrà mantenere la promessa fatta a Jova, ricoverato in ospedale per una caduta in bicicletta, “ti porterò la maglia a pois”. E sulla linea del traguardo del col de la Schlucht, quarto GPM di giornata, Cicco ha esultato lanciando i suoi occhiali prima di alzare, come di consueto, le braccia al cielo: la classifica degli scalatori è sua, la maglia a pois adesso non gliela toglierà più nessuno, neanche Felix Gall e Jonas Vingegaard.

Giulio Ciccone in maglia a pois

La delusione alla base della vittoria

Certo il danese avrà altri colori per festeggiare, ma in classifica Ciccone è riuscito a sconfiggere anche lui e non era scontato. La penultima tappa del Tour-ultima destinata agli scalatori- poteva articolarsi anche attorno ad una lontana fuga di Jonas o di Gall, i rivali in classifica dell’azzurro. Così non è stato e al momento della premiazione Cicco riceverà il premio che 31 anni fa venne conferito a Claudio Chiappucci, ultimo italiano a pois. Il nuovo Re della montagna, aiutato dai compagni della Lidl-Trek Pedersen e Skjelmose– quanta Danimarca al Tour- che lo hanno trascinato in cima alle ultime quattro montagne, aveva detto da subito, fin dallo start a Bilbao, di avere la maglia a pois come obiettivo per la Grande Boucle. Forse alcuni non ci avevano creduto, sembrava un’ambizione fin troppo ottimista diventata realtà scalata dopo scalata. Si tratta pur sempre dell’ultimo italiano a vestire la maglia gialla, non è riuscito ad interrompere il digiuno di tappe, ma la voglia di rivalsa era troppo grande dopo la rinuncia, causa Covid, al Giro d’Italia. Dalle sue parole emergeva tutto il suo rammarico:“Mi piange il cuore, sarei partito dal mio Abruzzo, da casa. È una decisione difficile ma trasformerò questa delusione in determinazione” detto fatto, la vittoria delle scalate ha origine proprio da quella batosta rosa. Per il Giro quindi “è andata come è andata” e la maglia del Re della montagna -maglia azzurra- in Italia è andata a Pinot; in Francia la vince un italiano che ora può definirsi lui stesso un “Ragazzo Fortunato”.

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