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Tour de France, Jonas Vingegaard giallo acceso, Ciccone a pois.

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Stare insieme a te è stata una partita, va bene hai vinto tu, e tutto il resto è vita. Fino all’arrivo dalle parti del Monte Bianco il Tour de France si stava giocando in equilibrio sul filo della parità. Io prendo l’abbuono, tu il traguardo, nel ciclismo esiste il pareggio” sembravano scambiarsi questo discorso i due alieni della bicicletta, tra Pogacar e Vingegaard era nato un legame sportivamente atipico, una costante parità dove non può esistere parità. E, infatti, Sono bastati due giorni e il Piccolo Principe ha dovuto personificare le parole di Venditti, “hai vinto tu Jonas”, i ruoli del vincitore e dello sconfitto sono ormai stati delineati.

Jonas Vingegaard

Jonas Vingegaard vince il Tour

La tappa con arrivo a Courchevel non era necessaria per scoprire il nome del vincitore del Tour de France, eppure Jonas Vingegaard ha voluto esagerare e colorare di un giallo ancora più acceso la sua maglia di leader. Mancano ancora cinque giornate di gara, ma il tempo dei calcoli e delle strategie per vincere è terminato: Tadej Pogacar in due tappe è stato distrutto. La cronometro Passy-Combloux aveva reso incolmabile il distacco tra i due, nella tappa regina la Jumbo Visma doveva solo gestire un tesoretto di oltre 1 minuto, ma i 5400 metri di dislivello verso Courchevel rappresentavano l’ultimo baluardo di una flebile speranza per la UAE di Tadej. Invece, proprio sul Col de la Loze lo sloveno crolla, si stacca dal gruppo e sprofonda in crisi, Jonas è cinico e decide a quel punto di cambiare marcia andando all’inseguimento del fuggitivo Felix Gall. La tappa la vince l’austriaco, ma l’azione di WINgegaard gli ha permesso comunque di guadagnare un’eternità sull’avversario diretto portando il vantaggio a 7’35”. Dopo la cronometro Pogacar sembrava tutt’altro che scoraggiato, era forse uno dei pochi a credere ancora in un possibile ribaltone, come quello di cui fu protagonista in prima persona sulla Planche des Belles Filles nel 2020 contro Roglic. A Combloux commentava su Instagram la sua sconfitta, rimandando l’appuntamento con la sfida proprio a Courchevel: “Speriamo in una giornata migliore, non ci arrenderemo finchè non sarà finita” e invece ora è proprio finita.

Tadej Pogacar

Ciccone a Pois e il Pantani di Courchevel

L’Italia è fuori dal Tour. Ormai i nostri colori non vincono in Francia da 81 tappe, l’ultimo fu Vincenzo Nibali nel 2019 e al via di questa edizione c’erano solamente 7 ciclisti, diventati 6 dopo il ritiro di Guarnieri. Delle statistiche demoralizzanti per un paese che ha nel ciclismo uno dei cardini fondamentali della sua cultura e tradizione sportiva. Nel 2000, lo stesso arrivo di tappa a Courchevel aveva incollato davanti la televisione oltre 6 milioni di italiani, il motivo non poteva che essere lui, il pirata Marco Pantani. Quella sarà la sua ultima vittoria, ottenuta soprattutto per una grande voglia di reazione alle parole pronunciate da Lance Armstrong pochi giorni prima. “Era giusto vincesse lui per quel che rappresenta”, quasi ad ammettere di aver lasciato vincere l’avversario; il Pirata non poteva accettarlo, voleva dimostrare – come se ce ne fosse bisogno- di essere in grado di vincere senza aiuti caritatevoli degli avversari. È quindi a Courchevel che si concretizzò il dominio, l’ultimo capolavoro: Pantani prima distanziò Jimenez e poi raggiunse Armstrong che dal confronto diretto ne uscì sconfitto e devastato. Le spiacevoli dichiarazioni all’arrivo del Gigante di Provenza rimangono una caduta di stile che, sapendo quanto accaduto successivamente, rappresenta l’inizio del declino dell’americano.

Giulio Ciccone a pois

In tempi moderni non abbiamo, purtroppo, eroi nazionali a quel livello. Ma al Tour 2023 un sorriso, un motivo per il quale vale la pena tifare ce lo sta regalando Giulio Ciccone. Teatino, classe 1994 è l’ultimo italiano ad aver indossato la maglia gialla e giungeva in Francia a seguito della delusione del Giro. Alla corsa rosa non potè neanche partire poiché venne fermato dal Covid; in Francia ha trovato il modo di compensare il vuoto che il virus aveva creato nella sua stagione. Lottare per la maglia del leader degli scalatori, la maglia a pois, una delle più ambite- alle spalle ovviamente delle varie rosa, gialla, rossa e arcobaleno- dell’UCI World Tour è un onore che Cicco non si è lasciato sfuggire. Nella tappa verso Courchevel ha fallito il GPM Hors Categorie del Col de la Loze vinto da Gall, ma i successi sul Col de Saisies e sul Cormet de Roselend gli stanno incollando quella maglia addosso. L’appuntamento è per sabato sui Vosgi con due ascese di prima categoria, il Petit Ballon e il Col du Platzerwasel, da conservare ci sono 6 punti su Gall e 7 su Vingegaard. Di questi tempi è chiaro che facciamo un’enorme fatica a vincere tappe della Grand Boucle e no, non siamo più nel periodo storico di Nibali e Aru che potevano aspirare alla classifica generale dei grandi giri. La maglia a pois di Ciccone sarebbe quantomeno un segnale di presenza azzurra che sommato alla vittoria della ciclamino di Jonathan Milan al Giro d’Italia manterrebba alto il prestigio del nostro ciclismo. Con il Tour già deciso Ciccone avrà tutti i riflettori puntati su di lui, deve provarci e magari tentare anche di interrompere il digiuno di vittorie, come fece Magrini nel 1983.

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